IN EGITTO I PIU’ DEBOLI NON VENGONO ABBANDONATI!
26 febbraio 2011 Lascia un commento
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Questa adesione, spiega la societa’ che organizza l’evento, e’ particolarmente significativa dopo ”la competizione leale” che ha portato Milano e l’Italia ad aggiudicarsi, proprio contro Smirne, la prossima edizione dell’ Expo. La Turchia e’ il settimo Paese che risponde alla lettera d’invito. Dopo la Svizzera, hanno risposto ufficialmente il Montenegro, l’Egitto, l’Azerbaigian, San Marino, la Romania. (ANSA).
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Anche la popolazione locale, si legge in una nota dell’Unhcr, ”sta garantendo un supporto senza precedenti, dirigendosi verso le frontiere di entrambi i paesi per prestare aiuto”.
L’Unhcr si rivolge dunque alla comunita’ internazionale affinche’ ”garantisca un deciso sostegno umanitario ai due paesi”.
”Il governo tunisino – prosegue l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – ha dichiarato le proprie frontiere aperte per le persone di tutte le nazionalita’ che cercano di fuggire dalla violenza in Libia.
In base ai dati forniti dalla stesso governo, le persone fuggite dal 20 febbraio sono oltre 22.000. Si tratta in maggioranza di cittadini tunisini, ma vi sono anche egiziani, turchi, marocchini e cinesi. Con loro alcuni libici dei villaggi a ridosso della frontiera. La maggior parte dei nuovi arrivati e’ stata accolta dalle famiglie tunisine”.
L’Unhcr ”e’ preoccupato che alla popolazione libica che vive nelle aree piu’ interne del paese e nella capitale Tripoli venga impedito di fuggire. Anche il governo egiziano ha comunicato all’Unhcr che i cittadini libici sono i benvenuti sul proprio territorio e si dichiara pronto ad assistere tutti i feriti e i malati che avranno necessita’ di oltrepassare la frontiera. Gia’ da oggi un team di operatori dell’Unhcr ha cominciato a lavorare presso il confine egiziano. Dalle informazioni a disposizione risulta che le persone che entrano in Egitto sono in prevalenza cittadini egiziani che fanno ritorno a casa. L’Agenzia auspica che tutti coloro che abbiano bisogno di attraversare la frontiera possano farlo in condizioni non discriminatorie”.
L’Unhcr ”ha risposto con prontezza a un invito del governo tunisino a contribuire allo sforzo umanitario alla frontiera con la Libia. L’Agenzia ha dispiegato alla frontiera di Ras Adjir due team di operatori, che si stanno coordinando con la Mezzaluna Rossa Tunisina nelle attività di assistenza e che sono impegnati nell’identificazione e nell’aiuto alle persone più vulnerabili come anziani, minori non accompagnati e altre persone bisognose di protezione”.
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Vorrei aver avuto la possibilità di leggere un decalogo come questo, prima di trovarmi al Cairo da sola per la prima volta. Forse avrei potuto evitare molte situazioni imbarazzanti, ma probabilmente aver imparato la lezione sulla mia pelle ha reso ancora più efficace l’insegnamento.
Dunque. Per cominciare, nessuna cattiva notizia: in generale, una donna al Cairo starà benissimo, anche se quasi certamente, prima della partenza, dovrà sorbirsi interminabili paternali e il suo entusiasmo sarà messo a dura prova.
È curioso come qualche giorno fa, parlando con una ragazza in partenza per il Vietnam (leggermente più lontano rispetto all’Egitto!) mi sia resa conto che l’unica a esser stata presa per pazza fossi io. Il motivo è semplice: esistono ancora troppi pregiudizi nei confronti dei paesi arabi, e probabilmente nessuno sa veramente come vanno le cose “quaggiù”. Nemmeno io mi aspettavo di trovare una realtà così diversa da quanto immaginavo. Ma non è forse per stravolgere i nostri schemi mentali che viaggiamo?
Prima della partenza le osservazioni più gettonate sono state:
«Cosa ci vai a fare in Egitto? Tu sei pazza» (banale, ma ricorrente)
«Non fidanzarti con un Egiziano» (troppo tardi… sorry, mamma)
«Ma metterai il velo?» (non meriti risposta!)
«E’ pericoloso!» (ma perché?!)
«Perché vai là, se qui hai un lavoro?» (non vedo il nesso)
La migliore è stata «Ci sono le strade al Cairo?»: no, solo cammelli e piramidi. È risaputo.
Ecco il perché di questo post: vorrei sfatare qualche mito, e dopo tre mesi al Cairo posso iniziare a farlo, attraverso la mia esperienza diretta.
Il mio primo giorno al Cairo da sola è stato decisamente istruttivo: volevo comprare una sim per il cellulare e nel giro di pochi minuti ho compiuto i primi quattro errori:
pensare di poter parlare inglese con chiunque
pensare di poter pagare in euro in qualsiasi negozio
accendermi una sigaretta per strada, ostentando la sicurezza che non avevo
pensare che una maglietta a maniche lunghe fosse adeguata. Peccato che i miei pantaloni a vita bassa mostrassero qualche centimetro di pelle, e un ragazzo me l’ha persino fatto notare.
Ero già stata in Egitto quattro volte e pensavo di essere ferrata in materia. Ma viaggiare con un tour operator o da soli fa una differenza enorme.
Se avete in programma un viaggio al Cairo, ecco qualche consiglio per avere un’esperienza quanto più piacevole e per sentirvi a vostro agio in tutte le situazioni.
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Quando scende dalla scaletta, Salvatore Vendemini si tira su la cerniera della maglia. Non fa così caldo, dice ma oggi è un giorno strano. E’ atterrato a Sharm il primo volo di turisti dall’Italia, appena la Farnesina ha tolto il bollino rosso e ha levato lo «Sconsiglio». Non è che ci sono tanti turisti, però. E non c’è un taxi, fuori. C’è la faccia di Enrico Brignano che sorride da un cartellone, sotto la scritta grossa di Sharm el Sheikh: il film non è nuovo, ma è il simbolo di un’epoca che qui tutti vorrebbero fermare. Sul volo che ha atterrato ci sono operatori, ci sono agenti, c’è qualche giornalista. Pochi turisti. Dice Marika Porta, di Domina Vacanze, che da domenica cominceranno a crescere, che aspettano un volo con 50,60 persone: «Noi siamo solo l’avanguardia».
Salvatore dice che ne vale la pena. Seicento euro per una settimana, in un posto di lusso come questo, sono quasi un regalo. Salam ha accompagnato due signori di Brescia, ma dice che secondo lui gliel’hanno pure regalata la vacanza. Suo cugino Dariwsh, invece, l’hanno mandato a casa «perché l’Harem ha chiuso». E il direttore alberghiero Paolo Russo spiega come siano tantissimi i locali chiusi: «Negozi, ristorante, business individuali. Sono passati solo 15 giorni, ma la realtà è che pochi hanno avuto la forza di sopportare una crisi che si annuncia lunga due o tre mesi». Dice: «A Sharm si contano sulla mano gli alberghi aperti e Valtour ha chiuso. E Vera Club ha chiuso». Sono rimasti aperti solo quelli che avevano gli inglesi, e Philip John Jenkins spiega che ne valeva la pena, «perché i prezzi erano bassissimi, ti trattano come un Dio, e il posto è più bello del solito». Da domenica si aggiungeranno i Russi. Può darsi che abbia ragione Philip: «è una occasione da non perdere».
26 febbraio 2011 9 commenti
Il Cairo, Alessandria e le altre città infuocate dell’Egitto sono lontane dal Mar Rosso e da Sharm El Sheik si lancia un segnale distensivo, un invito per la ripresa del turismo.
Lunedì 21 il ministero degli Esteri ha cancellato l’appello a non recarsi in queste località e solo quattro giorni dopo è partito dall’Italia il primo volo, carico di giornalisti delle principali testate italiane e straniere, proprio per Sharm El Sheik.
A lanciare la sfida è l’imprenditore lombardo Ernesto Preatoni, l’«inventore» del paradiso sul Mar Rosso. É stato il fondatore del grande e lussuoso villaggio turistico Domina Coral Bay ad organizzare tutto, a poche ore dal via libera della Farnesina e con il contributo di Meridiana Fly, leader dei voli tra l’Italia e il Mar Rosso.
Week end a Sharm, dunque, dal venerdì alla domenica, per il gruppo di giornalisti che potrà vedere ( da lontano) anche la casa dove sembra che si sia rifugiato il rais Hosni Mubarak, in precarie condizioni di salute.
Si trova proprio di fronte alla villa di Preatoni, che per sabato ha anche provveduto ad organizzare un incontro della stampa con il Governatore del Sud Sinai, il generale Mohamed Abdel Fadeel Shousha.
L’idea è quella di un evento per festeggiare la fine della sospensione dei voli, iniziata con lo «sconsiglio» di fine gennaio della Farnesina e la riapertura di strutture e villaggio del Domina Coral Bay, che sono rimaste operative anche se deserte, perchè il gruppo non ha licenziato nessun lavoratore.
Il blocco del turismo su Sharm El Sheik ha messo a repentaglio qualcosa come 20mila posti di lavoro e un fatturato da 8 milioni di euro a settimana, ma ora gli operatori turistici si preparano a ripartire, contando soprattutto sulle vacanze pasquali.
Tour operator e agenzie di viaggio hanno però deciso di attendere fino a venerdì 4 marzo prima di riprendere in pieno la programmazione dei viaggi e le partenze per il Mar Rosso, come ha spiegato la presidente di Fiavet (la Federazione delle agenzie di viaggio), Cinzia Renzi. Preatoni, con il consueto dinamismo e quella che definisce lui stesso una punta di «follia costruttiva», ha deciso di anticipare tutti di una settimana, malgrado la situazione soprattutto a Il Cairo sia ancora molto incerta: la cacciata di Mubarak, infatti, non è bastata a sedare le proteste egiziane e i Fratelli Musulmani insieme ad altri gruppi politici organizzano manifestazioni di massa in Piazza Tahrir, chiedendo un nuovo esecutivo e di mettere sotto processo tutta la vecchia leadership, compreso lo stesso ex-presidente.
A Sharm, però, si assicura che non ci sono mai state violenze e che il contagio rivoluzionario è rimasto lontano. Prevalgono, invece, le preoccupazioni in un’area che vive esclusivamente di turismo.
Ecco, allora, la volontà di Preatoni di offrire la possibilità di una testimonianza da parte dei media sulla situazione turistica, economica, politica e sociale e le prospettive a breve, brevissimo termine.
Il primo volo per Sharm el Sheikh della Meridiana Fly ha portato ieri sul Mar Rosso giornalisti delle principali testate nazionali e internazionali, perchè possano raccontare la nuova realtà e i nuovi orizzonti del turismo nella destinazione preferita dagli italiani.Il ritorno della «comitiva degli inviati» è fissato per domenica sera. Si tratta di un estremo tentativo per cambiare il trend in picchiata del settore turistico in queste località. Le prenotazioni in vista della Pasqua, che tradizionalmente sono tantissime, ora si contano sulle dita delle mani. Ma i tour operator mostrano un cauto ottimismo.
«In verità la Farnesina ha chiuso ai viaggi in Egitto le grandi città, da Il Cairo ad Alessandria, mentre la situazione è tranquilla non solo sul Mar Rosso ma addirittura anche a Luxor», spiega Alberto Corti, direttore di Federviaggio, la federazione del turismo organizzato.
Nel 2009 gli arrivi internazionali di turisti in Egitto sono stati 12 milioni e hanno generato entrate per 11 miliardi di dollari.
Secondo i primi dati forniti dal segretario generale dell’Organizzazione mondiale del Turismo (Omt), Taleb Rifai, nel 2010 gli arrivi sarebbero stati 14 milioni per entrate pari a 12.5 miliardi di dollari.
Adesso la domanda è solo una: riuscirà Preatoni a fare il suo piccolo grande miracolo?
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