L’ATTENTATO DI SHARM FU ORDINATO DA MUBARAK?

FONTE REPUBBLICA.IT

‘C’ era Mubarak dietro la strage di Sharm’

08 marzo 2011 —   pagina 4   sezione: POLITICA ESTERA

Daniela e Paola Bastianutti, due delle sei vittime italiane

«SIAMO d’ accordo su tutti i punti del piano (…) Tre auto cariche di esplosivo colpiranno il Golfo di Neema. La prima l’ ingresso dell’ hotel Movenpick, la seconda il resort vicino, e la terza il villaggio del Movenpick». Il documento top secret sfuggito dal Cairo e firmato dal ministero dell’ Interno egiziano svela il coinvolgimento del regime di Mubarak nelle tre esplosioni che il 23 luglio 2005 fecero strage a Sharm el-Sheikh (il Golfo di Neemaè una delle spiagge del resort sul Mar Rosso). La data è 29 gennaio 2005. Il «piano» sarà portato a termine senza intoppie costerà la vita a 88 persone, tra cui sei italiani. A svelarlo ieri è stata una WikiLeaks all’ egiziana, partita quando il 26 febbraio scorso – dopo la caduta del regime di Mubarak e la nomina di un nuovo ministro dell’ Interno – il direttore del temutissimo dipartimento «Amn alDaula» (Sicurezza dello Stato) ha dato ordine di tritare e dare fuoco ai documenti top secret. Il piano di «cancellazione della memoria» non ha però funzionato come quello di Sharm. Vedendo il fuoco nei commissariati della Sicurezza dello Stato lo scorso 5 marzo al Cairo, Alessandria e in un’ altra decina di località egiziane, i giovani protagonisti della rivoluzione che l’ 11 febbraio ha cacciato il raìs Hosni Mubarak si sono riuniti di nuovo, hanno assaltato le stanze della «Amn al-Daula» e si sono impossessati degli schedari. Tutti i documenti sono stati riversati su YouTube e su Facebook, in particolare nella pagina intitolata «Amn Dawla Leaks». Molte carte sono strappate e bruciacchiate, e non manca chi dubita della loro autenticità. Dapprima sono emersi dettagli su spionaggio dei leader di opposizione, arresto di prigionieri politici, nomina di giudici vicini al governo in occasione delle elezioni, disposti a chiudere un occhio di fronte alle irregolarità. Particolarmente gravi sono le accuse sulle tensioni create ad arte fra cristiani e musulmani, seguite da retate fra gli islamisti. Molte madri usano Facebook per chiedere notizie dei loro figli incarcerati. E la fuga dei documenti rende anche più credibile l’ inchiesta nei confronti del ministro dell’ Interno di Mubarak, l’ onnipotente Habib al-Adly. Il 7 febbraio la procura del Cairo lo ha iscritto nel registro degli indagati per aver organizzato l’ attentato di Natale contro la chiesa copta di Alessandria. – ELENA DUSI