SI O NO??? RISULTATO DEL REFERENDUM AL FOTOFINISH

«Ho votato “no” perché se si vuole cambiare bisogna farlo davvero e non bastano questi pochi emendamenti alla costituzione a cambiare la nostra vita politica dopo 30 anni di regime di Hosni Mubarak. Ho detto “no” anche per rispetto ai poveri ragazzi morti di piazza Tahrir che non hanno perso le loro vite per così poco» dice Hale che lavora in un albergo ed è in coda da questa mattina presto alla scuola elementare Fathaye Behiq in Via Ganad Hosny, una traversa di Akr sul Nil, per poter poi andare al lavoro.

Omar el Kayerm, 28 anni, musulmano, che vende carte telefoniche nel negozio poco lontano di Via Bustern, ha votato sì perché così hanno detto di fare i Fratelli musulmani. E lui si fida del loro giudizio visto che dal 1954 sono al bando, ma sono rimasti sempre con la povera gente, come lui che ha potuto istruirsi frequentando proprio una delle loro scuole, visto che quelle pubbliche sono un disastro. Heba, avvocato civilistico, 30 anni, invece ha votato no perché l’Egitto non si è messo in gioco per un po’ di cambiamento cosmetico della Costituzione: «La gente è scesa in piazza non per il pane ma per recuperare la dignità e ottenere la libertà e queste modifiche sono insufficienti». Anche Ramy, 42 anni ha votato no. «Sono tornato questa mattina da Berlino apposta per poter votare. Sono un imprenditore turistico, gestisco un resort a Marsalah sul Mar Rosso e ho la sede dell’ufficio qui al Cairo. Ho solo il 12% di presenze in albergo, due mesi buttati via per avere solo dei piccoli cambiamenti che non cambiano nulla? No, non ci sto proprio anche se venerdì ho ricevuto un sms sibillino da parte dell’esercito che diceva: “il referendum sugli emendamenti alla costituzione=democrazia”».

 

Ayah, 20 anni, studentessa musulmana di arte all’Università del Cairo, ma senza il velo, invece voterà sì perché è stanca di stare a casa e di non poter lavorare. «Ci vuole un po’ di stabilità e sicurezza in questo paese. I miei genitori hanno dovuto mettere le inferriate alle finestre, prima non c’era delinquenza. Io dico che è meglio qualcosa subito che niente domani».
Rafat, 27 anni, cristiano copto, lavora l’oro ma dal vestito usurato che indossa sembra proprio che non ci navighi nell’oro. Come tutti i suoi correligionari, voterà no per contrapposizione ai Fratelli musulmani che invece indicano di votare per il sì. Anche Mhamedd Nassrr, regista che sta pensando a un film sui moti di piazza Tahrir, voterà “no”. «E’ la prima volta che vengo al seggio perché le precedenti volte era solo tempo perso», per via dei brogli, fa capire. «Al Cairo i “no” sono la maggioranza ma fuori, nelle campagne i fratelli musulmani sono molti forti, condizionano la volontà delle persone e le forzano a votare sì». Anche Mohamud, 22 anni, che fa il pittore nella vita voterà “no” per il gusto di poter finalmente opporsi a qualcosa mentre Hussein, che fa il panettiere, voterà sì perché così tra sei mesi si va al voto legislativo o presidenziale dove vinceranno i Fratelli musulmani. Magdailene, invece, cattolica latina, («non siamo mosche bianche in Egitto, siamo molti anche se nessuno parla di noi») voterà “no” ma non nasconde la sua preoccupazione per il futuro dell’Egitto e dei suoi correligionari.

La fila per entrare al seggio è lunga duecento metri, cosa mai vista. Due poliziotti controllano l’ingresso, altri quattro con un militare sono di guardia all’interno del cortile della scuola elementare che ha dei murales che inneggiano all’amicizia dipinti alle pareti esterne. Si entra in un unico seggio che è un aula con la lavagna nera sullo sfondo di una parete. Tre banchi agli altri tre lati, ricevono a turno l’elettore che dopo aver mostrato il documento di riconoscimento dice il suo nome che viene scritto su un libro con accanto il numero della sua carta d’identità. Davanti a tutti (non ci sono cabine elettorali) prende una maxi scheda con un simbolo nero stampato sopra che vuol dire “non accetto”, e uno verde che vuol dire “accetto”. Così anche gli analfabeti, il 40% della popolazione, possono votare, applicando con una biro portata da casa un v di visto, non una x.
La scheda viene piegata e messa in urne di legno chiuse con il lucchetto e con una parete in vetro. Un dito della mano viene dipinto con l’inchiostro viola fosforescente per evitare il voto multiplo. In una confusione da stadio si esce. Questa sera i primi risultati per il primo storico referendum libero del nuovo Egitto.