UNA FOTO AL GIORNO

3 gennaio 2004 Tragedia dell’aria nei cieli dell’Egitto: un charter con 148 persone a bordo è precipitato nelle acque del Mar Rosso. I passeggeri sono tutti morti. Le vittime sono 133 turisti francesi e tredici egiziani: sei membri dell’equipaggio e sette membri dell’equipaggio di riserva

Se vuoi leggere l’articolo inerente a questa tragedia, pubblicato su questo blog clicca qui.

Nelle foto il monumento in ricordo alle vittime, eretto al Fanhar.

AIUTACI A FINANZIARE IL CANILE DI SHARM!

Nei giorni scorsi ti ho parlato del canile di Sharm, un canile appena avviato da un gruppetto di italiani con l’intento di salvare tanti cani (molti cuccioli) dalla fame e dal randagismo.

Cosa puoi fare per darci una mano?? Una volta ogni 3 o 4 settimane organizziamo un’asta nella quale vengono battuti oggetti vari che anche tu puoi portarci per aiutarci a finanziare il canile! Un libro, un DVD, un CD, un regalo di Natale non gradito, qualsiasi cosa, possibilmente nuovo o comunque in ottime condizioni! Metti un oggetto in valigia e consegnalo a Egittiamo Caffè di Naama Bay o a Roma Antica al Delta Sharm.

E se sei in vacanza a Sharm nel giorno dell’asta partecipa, fai le tue offerte sapendo che quei soldi verranno spesi per finanziare il canile!

Se vuoi leggi qui sotto l’intero articolo con cui ho parlato di questa iniziativa!!

Leggi l’articolo sul canile di Sharm

SOLO IN ITALIA QUASI TRE ANNI PER UN RIMBORSO SACROSANTO!!

Il Giudice di Pace di Imperia ha condannato una agenzia di viaggi di Sanremo per ‘Danno da vacanza’.

L’agenzia, come scrive oggi La Stampa, non aveva comunicato a una coppia di clienti imperiesi il cambiamento di orario per la partenza dell’aereo da Malpensa.

I fatti risalgono al 2008. Quando la coppia era arrivata all’aeroporto della Malpensa, da dove doveva partire il loro aereo per Sharm El Sheik, il velivolo era già decollato e la vacanza è saltata. Per il Giudice la colpa è esclusivamente dell’agenzia, che dovrà restituire le somme versate dalla coppia ed a pagare i danni dovuti al contrattempo.

22 MARZO: GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ACQUA

Il mito delle guerre per l’acqua

Il mito delle guerre per l'acqua

Il 22 marzo è la Giornata Internazionale dell’Acqua. Una risorsa sempre più scarsa a causa dell’esplosione demografica, fino a rappresentare un “casus belli” in varie zone del mondo. Ma il futuro sarà davvero costellato di conflitti per l’acqua? Per i media sì, per gli esperti no. La cooperazione è la soluzione.

1. Nilo (Egitto ed Etiopia), Tigri ed Eufrate (Turchia, Siria ed Iraq), Danubio (Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia), Mekong (Cina e Paesi dell’Indocina), Indo (India e Pakistan), Colorado (Stati Uniti e Messico), Okawango (Namibia e Botswana), Canepa (Ecuador e Perù).

I fiumi, da sempre fonte di vita, nei suddetti casi sono anche fonte di discordia. Si stima che al mondo vi siano oltre 262 bacini fluviali condivisi tra più Stati e, salvo rare eccezioni, quasi ovunque la domanda è sempre la stessa: a chi appartiene l’acqua?

Non c’è una risposta univoca. L’acqua non rispetta i confini nazionali, anzi in molti casi li stabilisce. Quasi sempre le sorgenti di un grande fiume si trovano in un paese diverso rispetto alla foce, gli affluenti si diramano in altri stati ancora mentre lo sfruttamento idrico a monte condiziona enormemente la portata d’acqua a valle. Per cui ciascun Paese, a seconda che si trovi a monte o a valle di corso d’acqua, accorda la sua preferenza ad un criterio diverso per definire la questione. In compenso c’è una letteratura sempre più copiosa sugli episodi di velata o aperta ostilità che nel corso del tempo hanno visti protagonisti Stati rivieraschi. Non a caso nel 1995 il presidente della Banca Mondiale aveva dichiarato che le guerre del prossimo secolo saranno combattute per l’acqua, e il caso del Nilo (più volte l’Egitto ha minacciato azioni belliche contro gli Stati a monte) è forse l’esempio più emblematico delle tensioni che possono nascere in previsione di una crescente scarsità di tale risorsa

L’acqua appartiene alla natura e tocca all’umanità (fino a prova contraria fa anch’essa parte della natura e non ne è padrona) garantirne l’accesso e l’utilizzo razionale, nel rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani. Ma il diritto degli Stati sovrani non è dello stesso avviso. Attualmente, solo l’Ecuador ha affermato nella propria costituzione la tutela dell’ambiente come bene comune. Nessun altro Stato al mondo ha riconosciuto la tutela della natura come fine ultimo dell’azione generale, al pari, ad esempio, del diritto al lavoro o alla salute.

Al contrario, l’affermazione della sovranità sui corsi d’acqua rimane ancora oggi, nel mondo dell’economia globalizzata, l’espressione più forte e autorevole della sovranità statuale, intesa come controllo legittimo di un territorio e dello sfruttamento delle sue risorse. E nessuna risorsa come l’acqua è in grado di alimentare tensioni o di garantire uno sviluppo armonioso tra Paesi e tra comunità di uomini.

L’ecopolitica, ovvero la governance geopolitica e strategica delle risorse naturali, è sempre stata un dossier sensibile e vulnerabile per la gestione del potere degli Imperi. Anche nell’ultimo tra gli imperi territoriali in ordine cronologico, l’Unione Sovietica, si sono registrati numerosi casi di rivolta contro i Soviet locali per la cattiva gestione delle risorse naturali, in particolare quelle d’acqua.

Lo scenario temuto dagli esperti di “idropolitica”, nuova branca della geopolitica, prevede conflitti per il controllo dell’acqua (“idroconflitti”) che faranno impallidire quelli scatenati dalla ricerca spasmodica del petrolio, di cui, paradossalmente, la medesima area geografica possiede il 60% delle risorse mondiali. Non è un caso che si parli già di “acqua in cambio di pace”.
I principali fiumi contesi nell’area sono, e saranno sempre più, il Nilo, il cui bacino idrografico interessa dieci nazioni dell’Africa Orientale; il Giordano, che attraversa Libano, Siria, Israele, Territori palestinesi; il Tigri e l’Eufrate, che nascono entrambi in Turchia, attraversano il territorio siriano e si congiungono in Iraq prima di sfociare nel Golfo Persico con il nome di al-Shat el-Arab.Con 400 milioni di abitanti, pari al 6% della popolazione mondiale, e circa 200 miliardi di metri cubi di acqua l’anno, Nordafrica e Medio Oriente rappresentano la zona piu’ sensibile alla questione acqua a livello planetario: tenendo presente che in media un milione di persone necessita di due miliardi di metri cubi di acqua l’anno, il fabbisogno idrico della popolazione nordafricano-e’ soddisfatto solo per un quarto.

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QUANDO RIAPRIRA’ LA BORSA EGIZIANA??

Le autorita’ egiziane annunceranno in settimana la riapertura della Borsa Valori del Cairo, chiusa fin dalla fine di gennaio. Lo ha reso noto la televisione di Stato che citava il premier Essam Sharaf. Sono ormai trascorse oltre sette settimane da quando la Borsa egiziana ha sospeso le contrattazioni a seguito dei disordini scoppiati il 25 gennaio scorso e colminatri l’11 febbraio con la caduta del regime di Hosni Mubarak .

UNA FOTO AL GIORNO: VENDITORE DI SPEZIE A OLD MARKET

Fatta quasi per caso ieri a Sharm, questa foto mi piace parecchio!!

Eheheehh che vitaccia…….

Aspettando che tornino i turisti

Clicca per ingrandire!!

FLICKR SOTTO ACCUSA PER UN EPISODIO AVVENUTO IN EGITTO

Negli scorsi giorni, in Egitto è avvenuto un fatto insolito, che torna a far parlare della censura sul Web. Anche se ci sarebbe stata una smentita da parte di Flickr (il sito accusato di censura) il dubbio resta, anzi qualcosa in più di un semplice dubbio.

Infatti, sembrerebbe che un blogger egiziano sia venuto in possesso di contenuti multimediali di una certa rilevanza politica. Infatti in queste foto, sarebbero riportate testimonianze choc sui disumani trattamenti ordinati negli anni dal presidente egiziano Hosni Mubarak. Le foto avrebbero una notevole importanza, dato che sarebbero impossibili da smentire, visto che le prove proverrebbero dal quartier generale della polizia di stato a Nasr City. In un dischetto, sarebbero arrivate al blogger Hossam Arabawy, delle foto compromettenti per il governo egiziano.

Il blogger in questione avrebbe inserito le foto su Flickr che sarebbero state prontamente rimosse dallo staff del popolare sito di hosting.

Le motivazioni addotte da Flickr sono poco convincenti visto che secondo Arabawy, lo staff di Flickr avrebbe contattato l’utente per avvisarlo che le sue foto violavano le linee guida interne al sito.

Flickr censura

Per giustificare l’accaduto Flickr ha rilasciato un comunicato ufficiale: “Le immagini in questione sono state rimosse perché non sono frutto del lavoro dell’utente … come stabilito dalle linee guida della nostra community, gli utenti di Flickr devono condividere foto o video originali che siano stati creati da loro stessi. Flickr non è un luogo di archiviazione delle immagini, ma un posto dove sia possibile condividere contenuti originali”.

Motivazione veramente poco plausibile visto che Flickr è pieno di album fotografici con foto non originali, provenienti da Google Images!

IL CANADA AIUTA I GIOVANI EGIZIANI

Lawrence Cannon

(AGIAFRO) – Il Cairo, 18 mar, – L’Agenzia canadese per lo sviluppo internazionale ha avviato un progetto pilota da 11 milioni di dollari per favorire l’occupazione giovanile in Egitto. L’annuncio e’ stato dato dal ministro degli Esteri del Canada, Lawrence Cannon, di ritorno da una visita ufficiale nel Paese nord africano. Cannon ha spiegato che “con questo progetto i giovani egiziani acquisiranno le competenze necessarie per avviare imprese nel settore manifatturiero e commerciale”. Durante il suo viaggio, Cannon ha avuto l’occasione di incontrare membri del governo egiziano e della Lega araba per i quali, ha riferito il ministro, “l’occupazione giovanile e la lotta contro la disoccupazione sono due sfide fondamentali per realizzare il progresso economico, sociale e economico del Paese”.

SOSTIENI LA LIBERTA’ – VISITA L’EGITTO

A Giza davanti alle Piramidi siamo in quindici persone in tutto. Il piazzale antistante la biglietteria, normalmente strapieno e vociante di turisti come descritto nei romanzi di Nagib Mahfuz, è deserto. L’agenzia turistica locale che doveva organizzare il tour con partenza dal centro del Cairo ha rinunciato all’ultimo momento perché ero il solo richiedente. Tutti, come Sabri che vende riproduzioni di papiri e maschere funerarie, aspettano il ritorno dei turisti come si attende la pioggia dopo un periodo di siccità.
Il periodo di “vacche magre” per il turismo che vale l’11,5% del Pil egiziano e che nel 2010 ha portato 13 miliardi di dollari nelle casse dello stato, è iniziato il 25 gennaio, data d’inizio della protesta a Piazza Tahrir.
La situazione è grave anche sul fronte occupazionale perché un egiziano su sette lavora nel settore turistico e ogni anno arrivano in Egitto 14,2 milioni di visitatori. Una manna che oggi ha cessato di cadere, almeno per ora.
I dati parlano chiaro: nel mese di febbraio solo il 20% di 1,2 milioni di visitatori previsti è arrivato (cioè mancano all’appello 960mila turisti) anche se il neo ministro del Turismo, Mounir Abdel Nour, dà prova di ottimismo affermando che la «ripresa è in corso». Le camere degli hotel sono occupate appena al 18% del totale, una quota insufficiente a pagare i costi di gestione.
Molti camerieri, come Amr Ramadan, 28 anni, divorziato con una figlia a carico, hanno lasciato il posto negli hotel e ora fanno i tassisti improvvisati a cui bisogna indicare la strada.
Il Museo egizio del Cairo è aperto sotto sorveglianza dei militari. Un blindato all’ingresso fa capire che altri furti e saccheggi non verranno permessi, come quello clamoroso avvenuto nei giorni della protesta, sebbene l’Unesco abbia lanciato l’allarme sulla sicurezza dei musei e dei siti archeologici egiziani invitando il governo a fare di più.
Davanti alla sala che conserva gli ori funerari e la maschera di Tutankamon un ufficiale dell’esercito controlla la situazione con discrezione mentre militari armati di mitra pesante passeggiano nei corridoi. Gentile un soldato mi suggerisce di non perdermi la vista della biga del faraone, un gioiello militare dell’epoca, un carroarmato ante-litteram.
Un raro turista mi racconta che giunti al negozio del museo dove si vendono i souvenir la loro guida li ha consigliati di non acquistare niente lì perché gli introiti di quel business vanno a una società legata al precedente ministro del Turismo. Meglio andare a comprare nei piccoli negozietti vicini al museo dove si dà da mangiare alla gente che soffre. Piccoli episodi che danno l’idea di una società in fermento e in ribellione contro un sistema che bloccava qualsiasi inziativa privata senza appoggi politici.
La situazione economica in Egitto non è delle migliori anche perché le rimesse degli emigranti che pesano per il 5,8% del Pil sono in calo a causa dei rientri dalla Libia ed Europa. Senza questi due pilastri la crescita del Pil al 6% sarà solo un pallido ricordo.

Fonte Il Sole 24 Ore

Quindi facciamo nostro lo slogan che da tempo vi propongo: SUPPORT FREEDOM, VISIT EGYPT, ossia, sostieni la libertà, visita l’Egitto. In fondo noi europei con le attività in Egitto possiamo salire qando vogliamo su un aereo e tornare indietro, gli egiziani devono restare qui e sinceramente meritano di essere veramente aiutati dandogli la possibilità di lavorare, di progredire, di crescere, respirando il profumo di libertà che da troppo tempo non possono respirare,anzi, la maggioranza non ha mai potuto respirare il profumo della libertà!