UN LIBRO IN SPIAGGIA: POIROT SUL NILO

Sul lussuoso battello da crociera Karnak, in navigazione sul Nilo il destino ha riunito un eterogeneo gruppo di viaggaitori. Tra di essi la personalità dominante è senz’altro l’affascinante Linnet Ridgeway, la ragazza più ricca d’Inghilterra, abituata a essere sempre al centro dell’attenzione. attorno a lei gravitano un fidanzato respinto e diversi accaniti ammiratori che se ne contendono i favori. Ciascuno dei personaggi ha però una sua storia e un suo segreto da custodire, accuratamente nascosto sotto una inappuntabile facciata di rispettabilità e di perbenismo da mostrare in società. In mezzo ai turisti c’è Poirot, una volta tanto in vacanza, ma anche questa volta il suo ozio è destinato a durare poco. A bordo del Karnak infatti, nel giro di poche ore si consumano ben due delitti e la tranquilla crociera di trasforma in una disperata caccia ad un assassino diabolicamente astuto.

Autore: Agata Christie

Formato: Tascabile
Pagine: 252
Lingua: Italiano
Titolo originale: Death on the Nile
Lingua originale: Inglese
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione 2002
Codice EAN: 9788804510093

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LA PREGHIERA DEI MUSULMANI NELLE NOSTRE CITTA’

Samir Khalil Samir

Leggo su “Asia News” un notizia sorprendente (15 marzo). In Francia un’organizzazione islamica ha chiesto alla Chiesa francese di poter pregare nelle chiese non utilizzate. In Francia i musulmani sono circa quattro milioni (alcuni dicono cinque) e ormai da molti anni per la preghiera del venerdì occupano le strade di varie città bloccando il traffico. Occupazione illegale che il governo finora tollera, ma che suscita nei francesi un forte sentimento anti-islamico. La Chiesa francese non ha ancora risposto, ma Asia News ha chiesto il parere al padre Samir Khalil Samir, che è assolutamente negativo.

Anche in Italia i nostri musulmani (da un milione a uno e mezzo) hanno preso questa abitudine ed è interessante conoscere cosa ne pensa il gesuita egiziano (professore all’Università cattolica di Beirut). Sintetizzo per gli amici lettori il suo lungo articolo, che si sviluppa in tre punti:

1)  La causa della richiesta è la mancanza di spazio nelle moschee, che  a Parigi sono 75 e assolutamente non bastano. Ma anche col doppio di spazio non basterebbero. Sta alla comunità musulmana risolvere il problema. Lo Stato e la Chiesa non c’entrano. Se non si vogliono suscitare reazioni negative nei francesi, bisogna riconsiderare anche la pratica piuttosto generalizzata dei sindaci di concedere dei terreni in enfiteusi (il più sovente per un euro all’anno) per la costruzione delle moschee, che poi vengono costruite con aiuti dall’estero.

2)  Secondo problema: bloccare le strade (in genere vicino alle moschee) per la preghiera e deviare il traffico. In Francia, questa situazione è riconosciuta come totalmente inaccettabile da tutte le persone ragionevoli, indipendentemente dal principio di laicità. Lo diventa ancora di più se si tiene conto del fatto che questa eccezione non ha più nulla di eccezionale, dal momento che si ripete ogni venerdì.  E dal momento che non si applica che a una religione precisa, l’islam.

Ma se un gruppo di cristiani volesse pregare di fronte a una moschea?? Troverebbe tolleranza??

L’impressione di molti è che si tratti di una “invasione” di territorio, una specie di “conquista” del territorio nazionale da parte dei “musulmani”. Non ci sono motivi per giustificare queste occupazioni. I musulmani sono in parte responsabili dell’islamofobia che tende ad allargarsi in tutta l’Europa. E sta ai musulmani stessi risolvere il problema.

La stessa cosa avviene non solo in Francia, ma anche nei paesi islamici, il venerdì a mezzogiorno quando è l’ora della preghiera. Il problema non è solo dell’Occidente, ma dell’islam. Se i cristiani dovessero riunirsi tutti a mezzogiorno di domenica per pregare, le strade delle città sarebbero completamente bloccate. Nessuna chiesa potrebbe contenerli. Ma la Chiesa ha istituito anche la S. Messa del sabato sera, valida per la celebrazione della domenica, quando di S. Messe ce ne sono molte. E’ un problema interno alla comunità, che, se è viva, deve trovare delle soluzioni  per adattarsi al mondo, e non chiedere al mondo di adattarsi a lei!

3)  Mettere a disposizione le chiese vuote per le preghiere del venerdì. Proposta sorprendente. Le “chiese vuote” sono luoghi consacrati e non verrebbe in mente a un cristiano di utilizzarli per qualche cosa che non siano le funzioni sacre, o per la musica sacra – un’eccezione sempre possibile. Impensabile utilizzarle per celebrare un culto non cristiano. Inoltre, queste “chiese vuote” non sono destinate a restare vuote, ma al contrario a essere occupate non appena possibile da una comunità cristiana o da una comunità monastica, come accade sempre di più ovunque in Europa. Ora sembra difficile che un tale locale, una volta trasformato più o meno in moschea, possa essere “ripreso” e trasformato di nuovo in chiesa. Immaginiamo pr un attimo il contrario. Se in un Paese musulmano (l’Egitto o l’Algeria, per esempio) i cristiani autoctoni (in Egitto) o emigrati (in Algeria) chiedessero ai musulmani di cedere loro una moschea, dal momento che ne hanno tante, o di prestarla per la domenica, o solamente per le grandi feste cristiane: quale sarebbe la reazione dei musulmani?

La tolleranza deve essere reciproca! Accettare da una parte e non imporsi dall'altra.

Padre Samir conclude dicendo che in Europa deve stabilirsi fra cristiani e musulmani un rapporto basato sulla cooperazione, l’amicizia e la stima reciproca. Le due comunità religiose debbono fare dei passi in questa direzione. L’islam però, pone un problema all’Europa: non è vissuto semplicemente come una religione, ma anche come una cultura e una politica che penetrano in tutti i settori della vita quotidiana. Di conseguenza, ci può essere un conflitto di culture. L’Europa ha lavorato, per secoli, a separare religione e società, e tutto è segnato da una cultura cristiana secolarizzata. La comunità musulmana deve fare uno sforzo serio per accettare che il fenomeno religioso resti, per quanto è possibile, un affare privato. Più l’islam andrà in questa direzione, meno opposizioni troverà. Il che non significa affatto essere meno musulmani, ma esserlo in maniera diversa, più interiore. E poi aggiunge che il grosso sforzo da fare è nella formazione di imam francesi, che siano integrati nella cultura e nella mentalità francese, (o più largamente europea). Fino a che l’islam sarà culturalmente “arabo”, finché i musulmani pensano che per essere un vero musulmano bisogna riavvicinarsi alla cultura araba originaria, ci sarà malessere. Questa è la vocazione dei musulmani europei: creare un’interpretazione occidentale (francese, europea…) dell’islam, che armonizzi la fede e la spiritualità musulmane con la modernità occidentale, e cioè con la laicità e i diritti dell’uomo.

L’EGITTO NON GRADISCE LA DIGA SUL NILO VOLUTA DALL’ETIOPIA

Progetto da 6.000 mw, tre volte la potenza elettrica attuale

Roma, 21 mar. (TMNews) – ‘Etiopia ha annunciato che è prossimo l’avvio di un progetto per la costruzione di un grande impianto idroelettrico sul Nilo Azzurro nella regione occidentale del Benishangul, a circa 40 chilometri dal confine sudanese. Lo ha dichiarato il primo ministro, Meles Zenawi, specificando che l’impianto idroelettrico avrà una capacità di 6.000 MW, un valore tre volte superiore all’intera potenza elettrica in servizio nel Paese a fine 2010. L’Etiopia, infatti, con 76 milioni di abitanti, è dal punto di vista energetico tra i Paesi più poveri al mondo. La potenza elettrica installata a fine 2010 (quasi interamente idroelettrica) ammonta a 1.850 MW, e va considerato che la situazione ha subito un miglioramento, per quanto relativo, solo dall’inizio del 2010, quando sono entrate in servizio tre centrali idroelettriche per con potenza complessiva di 1.180 MW. L’annuncio del nuovo progetto di Benishangul ha provocato violente polemiche ed allarme in Egitto, che paventa il rischio di un impoverimento della risorsa idrica del Nilo, con grave danno per l’economia egiziana. Sulla base di trattati firmati negli anni Cinquanta, l’Egitto che, insieme al Sudan, controlla circa il 90% del corso del fiume, mantiene un potere di veto sulle decisioni prese in materia di acqua prelevata dal Nilo. Un accordo di cooperazione firmato nel maggio 2010 da Etiopia, Uganda, Ruwanda, Tanzania, Kenya e Burundi (e fortemente osteggiato da Sudan ed Egitto) mira però a superare questa situazione e a dar vita ad accordi regionali per consentire progetti da avviare anche senza il parere preventivo dell’Egitto. Secondo quanto è stato dichiarato dal primo ministro etiope, i timori espressi dai funzionari egiziani sono in ogni caso “privi di fondamento” perché “si tratta di un progetto energetico, dove l’acqua viene usata e poi ri-immessa nel fiume” e che quindi “non pregiudicherà la portata a valle del fiume”. I lavori della nuova diga sul Nilo dovrebbero essere avviati a metà di quest’anno e concludersi per la fine del 2016.

LA UE CONGELA I BENI DI MUBARAK

Bruxelles, 21 mar. – (Adnkronos) – Via libera alle sanzioni Ue contro l’ex presidente egiziano Hosny Mubarak. I ministri degli Esteri dell’Unione Europea riuniti a Bruxelles hanno deciso il congelamento di “tutti i fondi e delle risorse economiche di proprieta’ o controllate da persone identificate come responsabili dell’appropriazione indebita dei fondi pubblici egiziani”. La decisione, si legge in una nota del Consiglio affari esteri, riguarda “una lista di 19 persone, incluso l’ex presidente Hosny Mubarak”.

I CINGUETTII DELLA RIVOLUZIONE DIVENTANO UN LIBRO

Non sarà stato solo Twitter ad alimentare le rivoluzioni nordafricane ma di sicuro il sito di microblogging ha saputo raccontarle in presa diretta con un’immediatezza che i media tradizionali non sono in grado di eguagliare. Tanto che ora qualcuno ha deciso di fissare sulla carta quei cinguettii di rivolta e libertà, quanto meno per quel che riguarda l’Egitto. Uscirà infatti il 21 aprile, edito dalla OR Books, Tweets From Tahrir, il racconto delle manifestazioni che, dopo aver invaso la piazza centrale del Cairo, hanno portato alla cacciata del presidente Hosni Mubarak. Tutto rigorosamente a blocchi di 140 caratteri. 

Il volume infatti comprende esclusivamente i messaggi dei manifestanti postati tra gennaio e febbraio, ovvero nel pieno delle dimostrazioni. A curare la raccolta due attivisti, Nadia Idle e Alex Nunns, che hanno proposto l’idea del libro alla casa editrice. “All’inizio ero piuttosto scettico – commenta al New York Times Colin Robinson, responsabile della OR Books – perché pensavo che il materiale sarebbe stato molto frammentario. Invece alla fine dà una rappresentazione molto coerente di quello che stava accadendo”.

Un mosaico fatto dai tanti giornalisti-cittadini (o cittadini-gionalisti) che riferivano online quanto vedevano o provavano in tempo reale. Con frasi anche molto drammatiche. “Siamo a un momento critico. La controrivoluzione sta reagendo con tutta la sua potenza. Se non vinciamo raccoglierete i nostri corpi dalle pattumiere”, scriveva ad esempio @3arabawy, riferendosi alle forze governative mobilitate in piazza il 2 febbraio. O ancora, come pubblica il 25 gennaio TravellerWMohamed: “La polizia ci tira addosso le pietre mentre noi alziamo le braccia. Noi siamo indifesi, loro armati dalla testa ai piedi. Noi siamo forti, loro deboli”.

L’idea di fissare in un “instant book” il magma ancora rovente prodotto dalle rivoluzioni nordafricane sui social media l’aveva già avuta anche una piccola casa editrice italiana, Quintadicopertina, che insieme a Voci Globali recentemente ha pubblicato un libro elettronico sulla rivolta del Gelsomino in Tunisia. “Settanta chilometri dall’Italia” ripercorre gli eventi che hanno portato alla caduta di Ben Ali attraverso le testimonianze online dei tunisini.

Il libro uscirà al momento negli Stati Uniti, ma probabilmente verrà distribuito e tradotto anche in Europa

LA CHIESA COPTA ACCETTA DIALOGO CON I FRATELLI MUSULMANI

La Chiesa copta ortodossa d’Egitto accoglie favorevolmente l’iniziativa della guida suprema dei Fratelli musulmani, Mohamed Badie, per l’avvio di un dialogo diretto con i giovani cristiani. Ne ha dato l’annuncio il vescovo di al-Maasara e Helwan, Anba Basanti.

La comunicazione del vescovo arriva in contemporanea con quella dei responsabili del partito in costruzione dell’Unione del Partito della Gioventù Cristiana, per la convocazione di un nuovo sit in davanti al palazzo della televisione (noto anche come Palazzo Maspero), per venerdì 25 febbraio.

La manifestazione proseguirà fino a quando non saranno soddisfatte tutte le richieste del nascente partito riguardanti l’arresto e la condanna dei responsabili dell’attacco che portò all’incendio della chiesa della Vergine, di Atfih, nel villaggio di Soul, nel comune di Helwan, a sud del Cairo,il 5 febbraio. “Diamo il benvenuto a tutti gli sforzi per la pace e l’amore nel mondo – ha dichiarato all’agenzia MENA il vescovo Basanti – e soprattutto nella nostra amata nazione, l’Egitto.”