VENERDI’ SERA C’E’ UN BUFFET DIVINO

Chi si trovasse a Sharm venerdì sera dovrebbe passare da Marika, la titolare di Roma Antica a Delta Sharm.
Da questo venerdì riprendono i buffet interrotti nel periodo dei disordini de Il Cairo.
Sharm riparte e Marika si adegua

E siccome Marika si diverte a giocare con le parole, ha giocato anche col nome da dare al suo buffet!

Come il suo locale si chiama Roma Antica che letto tutto attaccato si legge Romantica, il buffet lo ha chiamato Di Vino!

Questo venerdì buffet a base di vini italiani. La formula è la consueta: si paga il bere e si mangia gratis a buffet!
Insalate di pasta, frittatone, tranci di pizza, focacce ripiene, verdure eccetera.

Un appuntamento tradizionale per la comunità italiana di Sharm che riprende da questo venerdì!

Buon appetito!! anzi, cin cin!!

.

.

.

Con l’occasione vi ricordo del buffet di giovedi sera al Napoli Caffè
Questa settimana viene riproposto il menù della scorsa settimana dato che per un inconveniente l’appuntamento era saltato. Leggi qui

Massimo Giovedì, Marika Venerdì, Seba quando??? Eh si, perchè non possiamo dimenticarci di dare la news: Seba, ha aperto un locale proprio al Delta, talmente attaccato al locale di Marika che hanno un muro in comune! Forza ragazzi, continuate così che il Delta diventerà presto un posto dove la sera si mangia gratis!!
Ma di Seba e del suo nuovo localino parleremo prossimamente!

LA DANZA DEL VENTRE

La danza orientale produce a chi la pratica una serie di vantaggi sia fisici che psichici.

A livello psichico, essendo una danza che non pone limite di età o di peso per essere praticata, migliora l’accettazione delle caratteristiche del proprio corpo e aumenta l’autostima aiutando a liberarsi dai complessi di qualche eventuale difetto. Questa danza celebra la femminilità e la sensualità, senza nessun atteggiamento volgare: è un modo gioioso e sensuale d’incontrare il proprio corpo aumentando anche l’autostima.

Inoltre, apre la mente ad altre culture e aiuta a mettere da parte molti dei pregiudizi che la nostra società occidentale ha verso la cultura araba.

Essendo una danza che si basa principalmente sull’isolamento (mentre alcune parti si muovono le altre rimangono immobili) la danza del ventre insegna a muovere non solo il bacino, ma tutte le parti del corpo fornendo un ottimo controllo della propria muscolatura (come ad esempio braccia, torace, pettorali e spalle).

Sbloccare il bacino è fondamentale per ritrovare la postura corretta della colonna vertebrale, perciò questa danza è un vero toccasana per la schiena: rende forte e flessibile la colonna vertebrale, sia a livello lombare che cervicale, scioglie le articolazioni vertebrali, allena con dolcezza le fasce muscolari profonde dell’addome. Inoltre gli organi interni dell’apparato digerente e riproduttivo, grazie ai movimenti dei fianchi, si rilassano e ricevono un leggero massaggio, si può così ottenere qualche beneficio in caso di problemi digestivi, del transito intestinale, dei dolori mestruali e inoltre i fianchi si assottigliano, le gambe si rinforzano e il modo di muoversi acquisisce sicurezza. Anche la circolazione sanguigna migliora.

TI PIACE IL BURRACO? TI PIACE IL MAR ROSSO?

Vista la situazione generale egiziana,
credo sia opportuno chiedere conferma direttamente agli organizzatori

In data 6-13 marzo è previsto un torneo anche a Port Ghalib
Eugenio Parisi cell. 339-8670913

LA CRISI EGIZIANA VISTA DAI MERCATI MONDIALI

Fonte: IL FOGLIO.IT

Dopo una settimana di proteste inizia la “diaspora” economica. Ieri almeno sei multinazionali estere presenti in Egitto hanno fermato gli impianti e avviato il rimpatrio dei dipendenti contando di ritornare non appena la situazione si calmerà. Anche l’italiana Italcementi e la concorrente francese Lafarge hanno chiuso i cementifici. Le maggiori case automobilistiche tedesche, Bmw e Daimler, e la giapponse Nissan hanno cessato le attività mentre Volkswagen ha bloccato l’esportazione dei prodotti. I businessman locali però resistono. La democrazia è una buona cosa, ci stiamo muovendo verso il meglio. Gli uomini d’affari sono rimasti qui e questo è un segno di stabilità”, ha commentato Naguib Sawiris, il patron di Wind.

Le preoccupazioni degli investitori si riflettono in una goccia di petrolio. Sempre più caro da venerdì scorso, quando è diventato palese che il cambiamento in atto non poteva essere fermato facilmente, lasciando un’incognita sul futuro politico del Paese, dove sono presenti colossi degli idrocarburi come British Petroleum, Eni, British Gas e Apache. Ieri il Brent, considerato il benchmark di riferimento, ha toccato il record di 100 dollari, come non succedeva da due anni. Siccome l’Egitto non è un grande produttore di oro nero, l’attenzione degli analisti è concentrata sulle infrastrutture che garantiscono le forniture all’Occidente come l’oleodotto Sumed e il Canale di Suez, dove ogni giorno transita su navi cargo l’equivalente di un milione di barili di petrolio – il 2 per cento della produzione globale – e il 10 per cento delle merci scambiate nel mondo. Il rischio è che si arrivi a una chiusura del passaggio marittimo che collega l’Asia all’Europa, ipotesi contemplata da diversi analisti ma smentita ieri dai gestori dell’impianto: “Sta lavorando a piena capacità”, riportavano i media egiziani.

Ashraf Laidi, Chief markets strategist di Cmc Markets
, spiega al Foglio che l’esercito per ora non sembra schiacciato su posizioni filo governative e ciò potrebbe implicare che i militari riescano comunque vada a proteggere i civili, le risorse, il Canale di Suez, le banche e le aziende riducendo il rischio contagio: “L’esercito è consapevole dell’importanza di garantire il normale funzionamento del Canale, che non soltanto è una risorsa vitale per le entrate di valuta estera in Egitto ma garantisce anche la fornitura di greggio”. L’Opec, il cartello dei paesi produttori, rimane allerta. Per il Segretario generale, il libico Abdallah Salem El-Badri, “c’è un rischio reale di penuria” che potrebbe costringere l’Organizzazione, di cui l’Egitto non fa parte, ad aumentare la produzione se la crisi dovesse peggiorare. Oppure, come ha avvertito il Commissario europeo all’Energia, Guenther Oettinger, se dovesse estendersi ad altri paesi produttori nella convinzione che i fatti del Cairo “non condizioneranno il mercato”, ha aggiunto Oettinger. Eppure gli investitori sono stati colti di sorpresa. E la tempesta non è passata. Infatti i Cds, titoli d’assicurazione contro il fallimento dell’emittente, sul debito egiziano hanno raggiunto i 475 punti base dai 472 di venerdì non appena l’agenzia di rating Moody’s ha ridotto il merito di credito del Cairo di un gradino (da Ba1 a Ba2) nel timore che la crisi politica allarghi il deficit di stato se il governo dovesse concedere una riduzione delle tasse per arginare il malcontento.

Le banche europee, nell’ordine francesi, inglesi e italiane, sono le più esposte nei confronti di un default egiziano
ma con cifre relativamente modeste se comparate con i prestiti erogati ai paesi deboli dell’Eurozona. Diversi sono i dubbi su un futuro indebolimento dell’euro, spiegati ieri dal Wall Street Journal, a fronte della rimonta di valute rifugio come il franco svizzero e lo yen che, nonostante il declassamento del debito giapponese, ha registrato un apprezzamento nei confronti delle principali monete. “Il rischio di uno scenario caotico rimane elevato”, afferma in una nota Said Hirsh, analista per il Medio Oriente di Capital Economics. E’ infatti l’appettito per il rischio, l’ingrediente base per gli investitori, ad essere evaporato nelle rivolte d’Egitto.

PRESTO UN MUSEO DELLA TORTURA A IL CAIRO??

Il ricercatore egiziano Mohammad Abdul Wahab è intenzionato ad aprire, in un prossimo futuro, il primo e più completo ‘Museo della tortura‘ in Egitto. La sua speranza è quella di dissuadere altri potenziali oppressori dall’uso di questo metodo crudele esponendo esempi del passato dei quali è tristemente ricca la storia dell’umanità. Per più di dieci anni, ha raccolto mille attrezzi ampiamente utilizzati in epoche e Paesi diversi quale strumento di tortura intimidatorio, in particolare contro dissidenti intellettuali e politici di entrambi i sessi. I pezzi sono per ora conservati nella galleria del ricercatore ad Al Maryutia, vicino alle Piramidi di Giza, e sono mostrati soltanto a giornalisti e difensori dei diritti umani. Sono corredati da note informative raccolte visitando musei specializzati all’estero e su testi di storia.

Il collezionista spera di inaugurare al Cairo un’esposizione permanente della tortura che dovrà essere un’esperienza intensa e indimenticabile per i visitatori: entreranno in una struttura da casa dell’orrore divisa in sezioni dove sarà ricreata l’ambientazione dell’epoca d’utilizzo degli arnesi e lungo tutto il percorso riecheggeranno simulazioni di gemiti e grida di dolore delle vittime.

Alcuni pezzi della collezione – mostrati e descritti a Ramadan Al Sherbini, corrispondente di ‘Golf News’ – risalgono al Medio Evo. A proposito di uno di questi, Mohammad Abdul Wahab ha anche specificato che “alcuni dei servizi segreti ancora utilizzano questo strumento”.

QUESTO PAZZO PAZZO EGITTO!!!

Per gli amanti delle bischerate egiziane ecco oggi un’insegna fotografata a Naama Bay!
Divertitevi a trovarla quando ci verrete in vacanza!! Un piccolo indizio: è vicino a Egittiamo Caffè!!!

QUALCUNO STA PROVANDO A CAMBIARE LE COSE – 2

Mai sentito parlare del Sahara Forest Project? Se la risposta è no, sarà bene raccogliere qualche informazione, poiché Norvegia e Giordania hanno recentemente firmato un accordo per trasformare lo spazio arido del deserto sahariano in un’oasi verde. 

Il progetto, sviluppato grazie alla collaborazione di alcune società londinesi (Max Fordham Consulting Engineers, Seawater Greenhouse, Exploration Architecture) e della norvegese Belona Foundation, mira infatti alla costruzione di una serra pilota ad Aqaba, in Giordania, poco distante dal Mar Rosso. Duecentomila metri quadrati di verde a partire dal 2012: ma come?

Sfruttando tutto quello che c’è per natura: le inesauribili fonti del sole, l’acqua di mare, l’aria e le biomasse. In cambio, cibo, acqua e nuova energia, pulita.

Sole e acqua. Il progetto prevede l’utilizzo di tecnologie CSP (Concentrated solar power), un innovativo sistema di lenti e specchi che, disposti su un’ampia superficie come quella in questione, sono in grado di canalizzare le grandi quantità di energia termica prodotta dalla luce solare verso un’area precisa e mirata. In questo caso, l’area è ‘occupata’ da una serie di tubi d’acqua; grazie al calore l’acqua si trasforma in una massiva quantità di vapore e quel vapore è poi spinto verso una turbina, a sua volta connessa ad un tradizionale generatore elettrico.

Acqua e aria. Anche l’aria calda del deserto, che notoriamente si presta poco al ‘giardinaggio’, viene aspirata attraverso i filtri insieme all’acqua di mare. E all’interno dei tubi il tutto, depurato da polveri, insetti e impurità, subisce una serie di sbalzi di temperatura (parliamo degli stessi tubi che ricevono il calore solare) che ne garantiscono la condensazione e la desalinizzazione fino alla definitiva trasformazione in acqua dolce e utilizzabile per le colture.

Biomasse. Sembra che le alghe siano il composto ideale per produrre energia con le biomasse: ben trenta volte superiori alle risorse tradizionalmente usate come legno, spazzatura o combutibili a base di alcol. Il Sahara Forest Project conta perciò di coltivarne in quantità all’interno di specifiche vasche di acqua marina (fotobioreattori): con l’aumentare del fabbisogno energetico, quelle alghe saranno un combustibile prezioso per ovviare alla dipendenza da carbone, petrolio o metano.

Il risultato. L’entusiasmo degli sviluppatori del progetto è giustificato: se tutto procedesse come sperato, il Sahara avrebbe presto una serra di immense proporzioni, totalmente autosufficiente e in perfetta armonia con l’ambiente. E ‘scusate se è poco’, in un arido angolo del deserto più grande del mondo.

LEGGI L’ARTICOLO: QUALCUNO STA PROVANDO A CAMBIARE LE COSE 1

LUCI E MONGOLFIERE A LUXOR

Questo slideshow richiede JavaScript.



Un pallone aerostatico sorvola il tempio di Ramses II
Luxor tra luci e mongolfiere. Egizi in salsa tecno.
Un effetto ancor più drammaticamente bello, grazie un nuovo sistema di illuminazione con ben 922 “unità luminose” a mettere in mostra il tempio di Luxor, forse la massima espressione di sé che i faraoni, e nello specifico il Faraone, Ramses II, del Regno di Mezzo, ha lasciato ai posteri. Le luci sono progettate per sopportare temperature elevate, siccità e per non nuocere ai gioielli che ora potranno essere visitati per 13 ore al giorno, dalle 7 alle 20 (magari dopo un sorvolo in mongolfiera. L’impianto è una delle tappe che porteranno a trasformare l’intera Luxor in un parco all’aperto. Tra l’altro, arriveranno un nuovo sistema di illuminazione nella Valle dei Re, un nuovo visitor center a Deir Al-Bahari, il restauro della moschea Youssef Abul-Haggag e della casa di Howard Carter, l’archeologo che tanto ha dato alla valle.

LA CURA DELLA PELLE NELL’ANTICO EGITTO

La cura della pelle era alla base del concetto stesso di bellezza nell’antico Egitto.

I papiri ci hanno tramandato ricette millenarie di cui colpisce, prima di ogni altro aspetto, il binomio tra modernità (alcuni ingredienti di allora sono adoperati anche nella cosmesi odierna) e ripugnanza, dato l’uso massiccio di “materie prime” da far accapponare la pelle.

In alcuni post precedenti, questo blog aveva chiarito l’importanza della depilazione fra le donne egizie, attuata con vari metodi; per perfezionarla, lenire la pelle ed attenuare inevitabili rossori provocati dall’ operazione, si applicavano creme dalla preparazione a dir poco bizzarra, a base di ossa di uccelli bollite, succo di sicomoro, cetriolo e gomma, con l’aggiunta di…sterco di mosca.

In un Paese dal clima particolarmente caldo come l’Egitto, la profumazione della pelle con sostanze odorose e balsamiche era indispensabile; veri e propri deodoranti si ottenevano dalla scorza macinata di carrube o palline di farina d’avena, un ingrediente talmente efficace e portentoso da costituire la base di molte creme e preparati anche oggi.

Ovviamente, la pelle del viso costituiva il fulcro delle quotidiane cure di bellezza delle signore egiziane; essa doveva essere sempre liscia, morbida e levigata, anche per essere preparata nel modo migliore al trucco, piuttosto elaborato e pesante.

Un peeling efficace e comune, era costituito da un preparato a base di polveri di alabastro e carbonato di soda, insieme a miele e sale marino, dal noto effeto “scrub” naturale e meccanico.

Infine, non potevano mancare gli antirughe; i segni del tempo sul volto venivano contrastati da cere, olio di moringa, incenso e calamo, pianta palustre dai molteplici effetti benefici usata a tutt’oggi in erboristeria.

LA BELLEZZA NELL’ANTICO EGITTO

Non è difficile studiare la cosmesi egizia: le numerose testimonianze pittoriche pervenuteci infatti, “parlano” in modo più che eloquente, mostrandoci chiaramente il look, il trucco e le pettinature in voga migliaia di anni fa presso quella popolazione così sensibile e attenta alla bellezza e alla cura del corpo.

Sia uomini che donne facevano largo impiego di cosmetici per truccare il viso; anche se determinati aspetti, ovviamente, sono mutati nel corso dei secoli, il make-up degli egiziani mantenne sempre intatte alcune peculiari caratteristiche, come l’uso di colori accesi, il contorno definito degli occhi, la pelle perfetta.

Nella storia più remota, per il trucco si usava soprattutto la malachite, ovvero un carbonato di rame dal colore verde intenso, e la galena, cioè un solfuro di piombo che produceva un colore scuro e intenso; questi elenti di base venivano mescolati ad acqua, resine e grassi e poi applicati sugli occhi con l’aiuto di bastoncini di legno (se ne possono vedere di bellissimi nel Museo Egizio di Torino oltre che, è ovvio, in quello de Il Cairo).

Il trucco consisteva nel tratteggiare in modo piuttosto marcato il contorno della palpebra, prolungandola agli angoli esterni.

In epoca più recente, intorno all’inizio del Medio Regno, diventò di moda il trucco con bistro nero, eseguito anch’esso con l’uso di galena (tossica, esattamente come la malachite).

L’ocra rossa completava il raffinato make-up: spalmata in polvere sulle guance conferiva loro una bella e salutare coloritura rossastra, mescolata a oli, grassi e resine, diveniva un rossetto per le labbra.

SOCIAL JET-LAG O SINDROME DA RIENTRO!

Un'incredile scatto a Sharm!! Sullo sfondo Tiran

Se vi sentite particolar-mente nervosi e affaticati quando tornate dalle vacanze, non preoccupatevi.

Stanchezza, irritabilità, disturbi del sonno, tachicardia, sudorazione eccessiva: sono i sintomi della ‘sindrome da rientro’, l’epidemia che nei primi giorni di lavoro dopo le vacanze colpisce un italiano su due.
Un disagio entro certi limiti ‘fisiologico’, dato che il periodo di ripresa delle abitudini di vita rappresenta un momento di transizione, di riadattamento al nuovo. Ogni situazione nuova comporta uno sforzo da parte del nostro cervello, la cui caratteristica principale è senza dubbio la plasticità, che però varia da persona a persona. Anche la vacanza comporta uno stress, temperato dal desiderio di raggiungere determinati obiettivi: riposo, divertimento, incontri, esperienze.

Uno studio condotto da ricercatori britannici dell’Università del Surrey ha riscontrato, studiando un gruppo di persone prima e dopo i party natalizi, sintomi tipici del jet-lag, che si trascinano anche per due o più settimane dal rientro. Cenoni, brindisi, feste fino a notte inoltrata e grandi dormite al mattino, a fine vacanza mandano in tilt il nostro orologio biologico, “come se attraversassimo due fusi orari”- ha spiegato Victoria Revell, cronobiologa inglese. Ecco perché si parla, quindi, di “social jet lag”.

In genere la gente carica le ferie di aspettative superiori a quanto dovrebbe. Ma non sempre tali aspettative vengono soddisfatte e spesso la fine delle vacanze è caratterizzata da senso di frustrazione, delusione, aggressività, depressione. Questi stati d’animo accrescono lo stress connesso al rientro alle normali attività lavorative. Cui si devono aggiungere il disagio legato alle lunghe code, il rischio di incidenti stradali, il rumore, l’inquinamento ambientale legato al traffico e altre condizioni ‘stressogene’ legate al rientro in massa.

Cosa fare per affrontare questo jet-lag sociale?
Ecco sette consigli per superare il problema.
1) Ricordare che i sintomi ansiosi che proviamo sono probabilmente sindrome da rientro e accettarli, ma senza assecondarli alimentandoli con pensieri negativi
2) Darsi tempo per recuperare la forma e l’efficienza psico-fisica e non sovraccaricarsi di lavoro nei primi giorni di lavoro. Quindi: gradualità e non trascurare le necessarie ore di riposo notturno
3) Prendere l’abitudine di affidare idee e progetti a un diario, a un computer portatile o a un registratore per non perdere la progettualita
4) Concentrarsi su pensieri positivi relativi alle opportunità che i mesi davanti a noi ci offriranno
5) Evitare di proiettare sul collega di lavoro o su un proprio familiare le sensazioni di disagio e inadeguatezza tipiche di questo periodo
6) Per chi ha ancora qualche giorno di vacanza prima di tornare a lavoro sarebbe meglio iniziare fin da subito a riprendere i ritmi di vita. “Non alzarsi troppo tardi dal letto, non proprio come se si dovesse andare al lavoro, ma quasi” spiega l’esperta.
7) Attenzione alla dieta, dopo le grandi abbuffate, evitate il consumo di caffè, insaccati, fritti, latte e cibi troppo piccanti, per non irritare l’intestino
Piccoli pasti, alimenti non troppo elaborati, molta acqua, probiotici, frutta lontano dai pasti. In particolare sarebbero da preferire mela, prugne e agrumi.

Mamma quante cazzate per dire che uno
al rientro dalle vacanze ha le palle che fumano!!! eheheheh

PRIMA DELLA PILLOLA: DA CLEOPATRA IN POI

Se presso alcune antiche Civiltà i metodi di contraccezione (da parte della donna)  furono alquanto ben caratterizzati (ad esempio al tempo di Cleopatra si usavano in Egitto pessari fatti con feci di coccodrillo), presso ogni altra popolazione furono sempre escogitati mezzi e pratiche più o meno efficaci per evitare gravidanze indesiderate. Tra tutti primeggiavano i pesssari (con foglie di papiro in Egitto, fecola di patata in Bolivia, di papaia in India), che esplicavano quindi un’azione anticoncezionale http://www.facebook.com/pages/GLI-Sfigati-Della-Sprintours/118698278184476?v=info#!/pages/GLI-Sfigati-Della-Sprintours/118698278184476?v=wallquasi esclusivamente meccanica. Ma si ricorreva anche ad altri ingredienti, come la cera d’api (che non fonde alla temperatura endovaginale), il grano contaminato dalla segale cornuta o il fungo Fusarinum, che oggi si sa contenere micotossine con proprietà estrogeniche, oppure piante della famiglia delle Dioscoree con le loro note proprietà progestiniche.

Esisteva inoltre un numero infinito di preparati a base di erbe, da assumere in vario modo. Ad esempio, le donne indiane Cherockee del Nord-America ricorrevano alla cicuta in piccolissime dosi, mentre le Navajo usavano un infuso di Battia dissecta, le Shoshoni del Nevada un infuso del litospermo (Lithospermum ruderale) e le Hopi una polvere fatta con la radice essiccata dell’Arisaema triphillum (tulipano indiano), che oggi gli americani indicano con il curioso nomignolo di “Jack-in-the-pulpit”. Nelle foreste centrali del Paraguay la Stevia revaudiana, essiccata, ridotta in polvere e bollita in acqua, avrebbe “assicurato” la sterilità assoluta. Tale proprietà è stata confermata sperimentalmente di recente.

Del resto, molte pratiche empiriche hanno rivelato i loro fondamenti alla luce della moderna sperimentazione farmacologica, come piante ricche di tannino (notoriamente dotato di azione spermicida) usate sin dall’antichità dalle donne di Sumatra. E i primi esperimenti sulla pillola furono eseguiti sul progesterone vegetale contenuto nella pianta messicana Cabeza de negro.Largo uso si faceva anche di pozioni a base di ruggine di ferro, polvere di terracotta, timo, lavanda, prezzemolo, asparagi, foglie di salice e numerosi altri ingredienti.

Ma per impedire il concepimento si ricorreva anche ad altri mezzi, ad esempio alle docce endovaginali, oppure -nella Guyana e nella Martinica, all’applicazione locale di un liquido a base di succo di agrumi e un’essenza estratta dalla corteccia del mogano.

Innumerevoli erano poi le pratiche magiche, gli esorcismi, gli amuleti, per non parlare della contraccezione maschile.

Pur non conoscendosi sin quasi al XIX secolo della nostra èra i reali meccanismi alla base del concepimento, è stata da sempre esperienza comune che l’astinenza dal rapporto sessuale è sistematicamente connessa alla non gravidanza. Ed era proprio questo un metodo praticamente infallibile per evitare gravidanze indesiderate, che i vari popoli seguivano in funzione di eventi naturali come il ciclo lunare, le stagioni, il fiorire di determinate piante, il periodo delle semine, ecc. Per di più,  venivano sfruttati quei naturali “periodi fecondi e infecondi” della donna emersi dall’esperienza popolare, che soltanto negli anni 1930 il giapponese Kjusaku Ogino e l’austriaco Hermann Knaus avrebbero poi codificato su basi scientifiche.

Eppure già Ippocrate (V secolo a.C.), nel suo De mortiis mulierum tentò di precisare quali fossero i giorni infecondi, facendoli coincidere con il momento immediatamente successivo alla mestruazione; mentre Sorano di Efeso (II secolo d.C.) considerava “pericoloso” il periodo immediatamente precedente e seguente la mestruazione, e “sicuro” quello intermedio. Concetto questo che avrebbe tenuto banco per circa altri duemila anni.

Tanti altri metodi, popolari e non, sono stati escogitati nel tempo nel tentativo di attuare una contraccezione per quanto possibile sicura. Soltanto agli inizi degli anni 1960 il biologo statunitense Gregory Pincus riuscirà a realizzare la prima pillola anticoncezionale veramente efficace combinando un estrogeno con un progestinico (progesterone di sintesi). Da allora, con vari miglioramenti la contraccezione è divenuta un metodo efficace e sicuro. Decisamente meno precario dei pessari a base di feci di coccodrillo usati al tempo di Cleopatra…

A cura di:

Luciano Sterpellone
– Patologo clinico e storico della medicina

IL FASCINO DELLA DANZA DEL VENTRE

Sharm el Sheikh, crocevia di popoli e di persone.
Ho conosciuto Shasa, una ragazza sorrentina appassionata di danza del ventre al punto di aver trasformato la sua passione in lavoro, diventando conosciuta in tutto il sud Italia. Quattro o cinque volte all’anno Shasa viene a Sharm, per studiare quest’arte dal maestro egiziano Miro, con il quale si esibisce al Fantasia.

Ormai è una moda che sta impazzando sempre più in occidente e da qualche anno anche in Italia, una tendenza che piace ed incanta proprio tutti. Dalle serate nei locali più in voga ai corsi nelle scuole di ballo, alla moda, agli accessori, all’abbigliamento fino ad arrivare alla cucina. Shasa ci spiega  “E’ la danza femminile per eccellenza tramite cui si celebravano il mistero della nascita ed il mito della fecondità. E’ l’unione tra spirito e il corpo capace di donare un gran senso di libertà e serenità. Vi aspetta un cocktail tra sensualità musica e benessere provate ad entrarci senza pregiudizi cercando di assaporare tutte le sorprese piacevoli che esso vi riserverà. Non resterete delusi.”

Grazie alla collaborazione di Shasa con il il blog,  impareremo i veri segreti di questa danza e per chi vorrà approfondire, Shasa ci fornirà indirizzi e consigli su dove conviene acquistare abbigliamento, accessori e trucco.

L’AIRBUS A 380 A SHARM PER LA PRIMA VOLTA

L’altro giorno, un Airbus A380 utilizzato per i test di volo ha sorvolato per la prima il cielo d’Egitto volteggiando sulle Piramidi. Si è trattato di un volo speciale, che si è concluso con l’atterraggio dell’aeromobile alla fiera Avex International Airshow 2010 di Sharm El Sheikh. L’esperimento segue una serie di test per la verifica della compatibilità aeroportuale dell’A380 presso l’aeroporto Internazionale del Cairo.
L’Airbus tipo A380 si può definire un vero gioiello pieno di curiosità. Ciascun esemplare è composto da circa quattro milioni di pezzi, con 2,5 milioni di componenti provenienti da più di mille aziende situate in 30 nazioni sparse in tutto il mondo. Il ponte principale misura 49,7 metri, il ponte superiore 47,9 metri; sommandoli, si ottiene la distanza coperta dai fratelli Wright nel loro primo volo, ovvero 366,6 metri. Il volume dello spazio interno dei tre ponti è pari a 1.570 metri cubi, l’equivalente di 35 milioni di palline da ping-pong del diametro standard di 40 millimetri. Rimuovendo tutte le poltrone, un Airbus A380 potrebbe contenere dieci campi da squash (che in America misurano 56 metri quadri contro i 555 della superficie interna dell’aereo). Quanto al carburante, per riempire completamente i serbatoi di un A380 ci vorrebbero 21 camion-cisterna, perché la capacità totale è di 310 mila litri.
Durante la fase di decollo, le ali dell’aereo si flettono verso l’alto di oltre quattro metri, mentre la velocità di rullaggio può toccare le 235 miglia orarie, paragonabile ad una vettura di Formula 1. Il peso massimo che il carrello può sostenere, grazie alla struttura a sei ruote, è di 260 tonnellate, l’equivalente di 200 automobili VW Golf o Peugeot 206.

Dato che l’aeroporto di Sharm è il più trafficato aeroporto turistico del mondo, vedremo presto questo gioiello trasportare vacanzieri sul Mar Rosso??

IN EGITTO NUOVE OPERE IDRICHE DEGNE DEI FARAONI

A metà agosto è stata completata la costruzione del Canale Sheick Zayed, che porta l’acqua dal Nilo al Lago Nasser, a ovest delle oasi di Toshka, e permetterà lo sviluppo agricolo di quarantamila ettari e l’insediamento di tre milioni di persone. Il principale canale di trasferimento corre per oltre 50 km verso ovest dalla Stazione di Pompaggio Mubarak, presso il Lago Nasser. Questa gigantesca pompa, completata nel 2005, è considerata uno dei mega-progetti ingegneristici del mondo.

Quattro canali ausiliari di 22 km si dipartono dal canale principale e corrono da nord a sud per irrigare terra agricola. Si stanno collaudando le tre stazioni di pompaggio sul canale principale, che preludono agli esperimenti agricoli che stabiliranno come la sabbia del deserto possa trasformarsi in terra agricola.

Il progetto egiziano, con i suoi canali, le sue pompe, i suoi insediamenti abitati e la conquista di nuove aree agricole, si muove nello spirito della geoingegneria e sfida la mentalità da “risorse limitate” dell’era della globalizzazione, che ha i giorni contati. L’intero “progetto Toshka”, inaugurato nel gennaio 1997, mira a “uscire dalla valle del Nilo” per costituire nuove città agro-industriali in quello che viene anche chiamato progetto del “nuovo Delta”.

La gigantesca stazione di pompaggio Mubarak

LA TORRE INTELLIGENTE PROGETTATA A IL CAIRO

Per la città del Cairo, in Egitto, è stata concepita una struttura che può essere considerata un’opera d’arte architettonica ed un pilastro dell’ecosostenibilità: si tratta di un grattacielo progettato per la produzione di energia rinnovabile e mira a rendere il quartiere Maadi, situato al sud del Cairo, un esempio di ecologia e innovazione.

Il “grattacielo” sarà costituito da tre torri, che meritano l’appellativo di opere d’arte del mondo dell’architettura, proprio per la particolarità che le caratterizza. Le tre torri si innalzano con un movimento di torsione che consente loro di interconnettenrsi così da formare livelli pronti ad accogliere uffici, hotel a 5 stelle, centri commerciali e tanto altro.

Collegandosi tra loro andranno una struttura sferoidale, la geo-sfera, che, secondo il progetto, dovrà ospitare un centro benessere, piscine ed aree fitness. La seconda torre dovrà ospitare un hotel ma la sorte della prima e della terza è ben diversa.

Quest’ultima infatti fornirà uno spazio per l’accomodamento di residenze mentre nella prima sono previsti uffici e abitacoli lavorativi.

L’idea è nata dal designer Mohamed Abdel-Aziz che ha battezzato il suo “grattacielo a tre torri” con il nome di I-Space Skyscraper.

Ma in che modo l’I-Space Skyscraper produrrà energia rinnovabile? Mohamed Abdel-Aziz, ha ben pensato di sfruttare l’altezza per un triplice scopo: avere maggiore spazio senza occupare troppo suolo, offrire un panorama suggestivo con il fiume Nilo e le Piramidi del vicino Egitto e soprattutto, raccogliere le forze della natura per trasformarle in elettricità.

L’I-Space Skyscraper sarà munito di turbine eoliche e pannelli solari, pertanto sarà in buona parte autosufficiente. In più, per quanto riguarda i problemi idrici, sono stati progettati una serie di sistemi per la raccolta e la conservazione dell’acqua.

Trattandosi di un concept non ci sono tempi ne’ certezze. L’I-Space Skyscraper di Mohamed Abdel-Aziz potrebbe restare un progetto a vita e non trovare mai una reale applicazione. Certamente sarebbe una bella svolta per il turismo, l’ambiente e soprattutto l’economia del sud del Cairo.

GIOIELLI E PREZIOSI NELL’ANTICO EGITTO

Nell’antico Egitto gli artigiani lavoravano il vetro, cercando di creare degli ornamenti e simili ai lapislazzuli e alla cornelia, materiali preziosi e pregiati, dal momenti che la domanda superava di molto l’offerta.

L’oreficeria egiziana raggiunse una notevole perizia:
Gli orafi si specializzarono nelle varie tecniche della lavorazione dell’oro producendo filigrana, laminatura, sbalzo, ma i gioielli egiziani sono famosi soprattutto per la loro policromia, ottenuta attraverso l’inserzione di pietre dure, quali la corniola e il lapislazzuli.

Si praticava inoltre la tecnica del niello, consistente nel riempire apposite incassature con smalto o pasta vitrea colorata. Sia gli uomini che le donne di rango elevato indossavano il collier detto usekh, composto da più giri di perle, o le catenine d’oro a cui erano sospesi numerosi pendenti.

Le donne portavano inoltre numerosi braccialetti ai polsi,sulle braccia e alle caviglie. Un segno di distinzione era l’anello con un sigillo, il quale presentava un ampio castone che recava inciso il nome del proprietario o formule di buon augurio.

I gioielli, va ricordato, mettevano un luce un gusto naturalistico, decorazioni floreali, rappresentazione di animali come lo scarabeo o il gatto. Dalla XIX alla XXI dinastia (Ramesse I-Psusennes II) il gusto per gli ornamenti divenne molto pesante, meno raffinato e i gioielli presentavano incastonature e placcature ovunque.

Comparvero inoltre degli orecchini e degli anelli, i quali venivano lavorati in molteplici modi, usufruendo di varie tecniche di decorazione, come la filograna, l’incastonature, la colorazione e il trattamento dei metalli. Lo studio di queste tecniche ha dimostrato che la gioielleria moderna, così lontana da quella egiziana, ne è stata notevolmente influenzata.

VITA DEI BEDUINI DI DAHAB

Ho trovato su youtube una serie di scatti che descrivono in modo straordinario una location vicino a Dahab dove vivono alcuni beduini. A soli 80 chilometri da Naama Bay sembra impossibile trovare uno stile di vita così diverso da quello delle insegne luminose, la musica a tutto volume e la marea umana che in determinate settimane rende perfino difficile camminare o trovare un posto libero nelle decine e decine di locali dove consumare qualcosa.

Trascorrere qualche giorno o anche solo qualche ora in compagnia di questa gente e di questa natura, potrebbe diventare il miglior ricordo della tua vacanza in Mar Rosso. Guarda con calma questi scatti, cerca di immedesimarti in chi li ha effettuati. Personalmente ci ho trovato una gran calma e una gran pace. Come colonna sonora un paio di canzoni della tradizione beduina! Una full immersion nella natura, nel silenzio, nella pace, allontanando la frenesia delle nostre città, muovendosi con ritmi incredibilmente lontani dai nostri!

Tra qualche minuto pubblicherò un post che potrebbe interessarti molto se avessi voglia di vivere un’esperienza assolutamente al di fuori delle tradizionali proposte turistiche a pacchetto!

ABU SIMBEL: UN TRASLOCO FARAONICO

Abu Simbel è una località situata sulle sponde del Nilo, nell’Egitto meridionale, a sud dell’odierna Assuan. Intorno al 1250 a.C. il faraone Ramesse II fece costruire diversi templi, tra cui due particolarmente importanti, scavati nella roccia. L’interno del tempio maggiore, dedicato alle divinità di Eliopoli, Menfi e Tebe (Ra, Ptah e Ammone), è profondo oltre 55 m ed è formato da una serie di ambienti e di camere che conducono al santuario.

Grazie all’orientamento del tempio, due volte all’anno i raggi del sole nascente penetrano a illuminare le statue degli dei Ra-Harakhty, Ramesse e Amon-Ra, lasciando in ombra quella di Ptah. Sulla facciata si ergono quattro statue colossali (di oltre 20 metri di altezza) che rappresentano Ramesse deificato. Tra i numerosi rilievi, una serie raffigura la battaglia tra egizi e ittiti a Kadesh; frequenti pure le iscrizioni, di notevole interesse storico, come quelle che mercenari greci incisero sulla base di due statue di Ramesse nel VI secolo a.C., annoverate tra i più antichi esempi di scrittura greca. Il tempio minore, dedicato alla regina Nefertari e alla dea Athor, presenta sulla facciata statue del faraone e della sua famiglia.

I templi, che si annoverano come i più importanti monumenti dell’antica Nubia, rimasero sconosciuti al mondo occidentale fino al 1812, quando furono scoperti dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt. Nel 1964 fu intrapreso un progetto internazionale per salvarli dall’inondazione del lago Nasser, il bacino che si sarebbe creato dalla diga di Assuan: con una colossale operazione archeologica e ingegneristica promossa dall’UNESCO, cui presero parte anche tecnici italiani.
I templi furono tagliati in blocchi e ricostruiti nel 1968 su un’altura a 64 metri sul livello del mare salvandoli in questo modo dall’inondazione

L’ENIGMA DEL FARAONE DI LUC BESSON

Ecco la locandina italiana del prossimo film di Luc Besson, L’enigma del faraone (Les aventures extraordinaires d’Adèle Blanc-Sec). Louise Bourgoin sarà la protagonista del fantasy ispirato all’eroina dei fumetti disegnata da Jacques Tardi.

Nella Parigi della Belle-epoque, siamo nel 1912, Adele Blac-Sec è una coraggiosa giornalista che affronta senza paura ogni tipo di avventura, essendo un’esperta di fenomeni paranormali. Mummie, pterodattili, scienziati matti e politici corrotti: nulla spaventa miss Adele, che si troverà ad affrontare un viaggio in Egitto fitto di intrighi ed eventi misteriosi

Il kolossal fantasy di Besson uscirà in Italia ad ottobre 2011.

LUXOR: UN GIOCHINO A TEMA EGITTO PER IL TUO iPhone

Un fantastico giochino in cui dovrete sparare delle biglie colorate verso l’alto. Lo scopo del gioco è quello di formare catene di 3 o più biglie dello stesso colore. Superando i vari livelli potrete passare da una città egiziana ad un altra. Si parte da Alessandria e dovrete attraversare tutto l’egitto. Giochino molto longevo, Consigliato!  Compatibile con iPhone, iPod touch e iPad
Passa da 0,79€ a Gratis. [Link iTunes]

LA COSMESI NELL’ANTICO EGITTO

La cura del corpo era molto importante per gli antichi egizi.
Essi utilizzavano creme, unguenti e profumi per ammorbidire e profumare la pelle.
Le donne si schiarivano la pelle con un composto cremoso ricavato dalla biacca, disponibile in colori diversi, dalla più pallida alla più ambrata generalmente destinata alle labbra.
Evidenziavano il contorno degli occhi con il kohl nero o verde, rispettivamente estratti dalla golena e dalla malachite.
Le unghie venivano tinte così come le palme delle mani e dei piedi e a volte anche i capelli con una pasta a base di hennè.
Utilizzavano specchi, pinzette per la depilazione e attrezzi per la manicure.
I profumi (utilizzati da uomini e donne come le creme), venivano estratti da fiori, fatti macerare e pigiati. Tutte le essenze odorose avevano nel dio Shesmu il loro protettore. Venivano prodotti in laboratori associati ai templi e conservati in vasetti di pasta vetrosa, la faience.

Un portacosmetici a forma di anatra

CURIOSITA’: LUPO ALBERTO E’ MAI STATO IN EGITTO? SI

PAESE CHE VAI GRANDE FRATELLO CHE TROVI!!!!

Si sottopongono a prove di abilità e competenza e ai verdetti del pubblico e della giuria. Passano la settimana isolati dal resto del mondo, senza accesso a tv, giornali, radio e Internet, avendo come riscontro solo il livello degli applausi che vengono rivolti loro. Poi, per un giorno alla settimana, le telecamere si accendono e loro fanno irruzione nelle case di milioni di spettatori. Erano partiti in dieci, alla fine ne resterà uno solo. Insomma, la formula è quella classica del reality show. Ma quello proposto dal canale via cavo malese Astro Oasis è davvero particolare perché i concorrenti sono tutti rigorosamente uomini. E non potrebbe essere diversamente, perché si tratta di aspiranti imam, guide religiose dell’Islam. Il vincitore sarà premiato proprio con un incarico di leader religioso a cui saranno affiancati un periodo di formazione in Arabia Saudita e un viaggio all inclusive alla Mecca, la città santa per i fedeli musulmani, per un pellegrinaggio propiziatore.

La pagina Facebook del programma: ha più di 50 mila fan
La pagina Facebook del programma: ha più di 50 mila fan

SUCCESSO SENZA FRONTIERE – Il clamore di «Imam Muda», così si chiama il programma, ha varcato i confini nazionali e ci sono già emittenti televisive in Turchia e in Egitto interessate a riproporre il format ai propri telespettatori. E il grande successo ottenuto – è il programma più visto di sempre di Astro Oasis e la pagina ad esso dedicata su Facebook ha raccolto in breve tempo più di 50 mila fan – gli ha fatto guadagnare un lungo articolo sul New York Times. La prima edizione è ormai alle battute finali e domani si conoscerà il nome del primo vincitore. Ma gli organizzatori stanno già pensando alla prossima e a come organizzare il casting per i nuovi concorrenti.

FONTE CORRIRE.IT per leggere tutto l’articolo clicca qui

VAI A NEW YORK MA AMI L’EGITTO?? NO PROBLEM

Per la prima volta un carro appartenuto al faraone Tutankhamon lascerà l’Egitto e arriverà domani a New York. Lo ha annunciato il ministro della cultura egiziana Faruk hosni, spiegando che il prezioso reperto proveniente dal museo di Luxor, sarà esposto nella mostra ‘Tutankhamon e l’età dell’oro dei faraoni’, che si e’ aperta ad aprile. Il carro è uno dei cinque scoperti dall’archeologo britannico Howard Carter nel 1922 nella tomba del giovane faraone. A causa delle particolari scheggiature presenti sul carro, e della leggerezza per consentirne un’elevata manovrabilità, si ritiene non fosse uno dei carri da guerra del faraone ma piuttosto un carro utilizzato per la caccia. Privo di particolari decorazioni, il carro verrà esposto a Times Square presso il centro Discovery Times Suqare, spazio espositivo del famoso canale televisivo Discovery Channel.

Nella nuova sala esposizioni di Times Square, la Discovery Times Square Exposition, osserva i tesori del faraone Tutankhamon e i personaggi che hanno regnato nell’antico Egitto più di 3000 anni fa. Potrai ammirare reperti della XVIII Dinastia e l’epoca d’oro dell’arte egiziana, ai tempo del regno di Tutankhamon e dei suoi antenati.

Questa ampia mostra si estende su 10 gallerie e include più di 130 manufatti straordinari provenienti dalla tomba di Tutankhamon e da altri siti egiziani. Sono esposti 50 oggetti funebri di Tutankhamon, tra cui il piccolo sarcofago canopico e la corona.

Apprenderai informazioni sulla straordinaria scoperta della tomba di Tutankhamon e sulle credenze e processi funerari dell’antico Egitto. Vedrai i risultati dell’ultima analisi scientifica condotta sulla mummia del faraone Tutankhamon e ciò che i ricercatori hanno scoperto sulla vita e sulla morte del sovrano.

DETTAGLI TECNICI:

Luogo:
Discovery
Times Square Exposition

Disponibilità:
Tutti i giorni dal 23 aprile 2010
fino al 2 gennaio 2011

Orario di apertura:
14.00 – 20.00; domenica – giovedì
14.00 – 21.00; venerdì e sabato

Durata:
Calcola 60 minuti

Ingresso:
Adulti 25 euro
Under 12 anni 18 euro
Under 3 anni gratis

Nella foto: L’enorme ricostruzione di una statua egizia con tanto di valigia, che a scopo promozionale circola su di una chiatta attorno all’isola di Manhattan per pubblicizzare la mostra

SCOPERTO CON GOOGLE EARTH UN CRATERE PROVOCATO 5000 ANNI FA

Lo hanno chiamato cratere di Kamil ed é stato provocato da un meteorite che nonostante le piccole dimensioni è riuscito a penetrare nell’atmosfera terrestre praticamente intero creando un cratere che misura 45 metri di diametro.

A descrivere su Science questo cratere scoperto nel sud dell’Egitto è un gruppo di ricerca italo-egiziano coordinato dall’Italia con Luigi Folco del Museo Nazionale dell’Antartide dell’università di Siena. Contrariamente a quanto sostengono alcuni modelli, spiega Folco, questo cratere “ci dimostra che anche meteoriti metallici di piccole dimensioni, in questo caso dal diametro di 1,3 metri, possono entrare nell’atmosfera terrestre senza frantumarsi” e ciò, secondo lo studio, rappresenta un pericolo precedentemente sottovalutato.

Identificato grazie alle immagini di Google Earth, il cratere, prosegue l’esperto, è caratterizzato dalla distribuzione dei detriti a forma di raggiera, che lo rende unico perché strutture come queste sono ben visibili soltanto sui corpi planetari del Sistema Solare privi di atmosfera, sulla Terra, invece tali strutture sono erose dagli agenti atmosferici. La distribuzione a raggiera dei detriti è restata pressoché intatta a causa dell’età giovane del cratere che secondo gli scienziati si sarebbe formato dopo che il Sahara egiziano è entrato in fase di iperaridità, circa 5000 anni fa.

FONTE: ANSA

LA TESTIMONIANZA DI CHI HA VINTO LA PAURA DEL MARE

Vi posto il link a un blog di una ragazza, che nonostante avesse il terrore di nuotare, in Mar Rosso è riuscita a trovare il coraggio di provare a fare snorkeling e racconta l’emozione che ha provato nel mettere per la prima volta la testa tra le onde del Mar Rosso

Clicca se vuoi leggere il suo post

PER I BAMBINI DI IERI

Vi ricordate il fumetto Nilus??

Tratto da Wikipedia

Nilus è una raffigurazione satirica a strisce dell’antico Egitto. Infatti il fumetto riflette, nelle più svariate situazioni e nei suoi personaggi, tutti i problemi e i difetti della nostra società moderna. Si può perciò facilmente trovare il Faraone intento a trovare soluzioni per risollevare l’economia del suo regno o in lite con la figlia Titi a causa del suo modo di vestirsi un po’ troppo spigliato, lo schiavo che si lamenta cercando di ottenere diritti pari a quelli degli altri personaggi o che organizza scioperi (subito sedati dalle guardie regali o dal gestore degli schiavi Cleo), il sacerdote Zoth alle prese con problemi religiosi o l’inventore Nilus a caccia dei giusti riconoscimenti.

ABBRONZATURE PER TUTTI I GUSTI! PER RIDERE UN PO’

Quando sarete a Sharm, ricordatevi che il sole lascia il segno!

Ecco alcuni esempi da evitare! BUONA VISIONE

CASO 1: se usate sia il costume a slip, che il pantaloncino,
riflettete su quale sia opportuno usare per primo


CASO 2: BURITE: ossia malattia del burino.
SINTOMI: dopo ore di esposizione al sole a torso nudo
si evidenzia sulla pelle il segno della canottiera


CASO 3: é vero che coprire la testa quando si sta al sole
è una saggia precauzione, ma pensate a quello che fate!
Il cappellino va tenuto con la visiera davanti, non dietro!


CASO 4: a volte però anche con la visiera davanti
dei rischi si corrono!!
Ma se pensate che accresca il vostro fascino naturale….


CASO 5: d’altra parte se hanno inventato la visiera
a qualcosa dovrebbe servire!


CASO 6: ricordiamo alle signorine amanti della tintarella,
che l’eccessiva esposizione ai raggi solare danneggia la pelle


CASO 7: i gentili signori che hanno deciso di
trascorrere la vacanza con i pantaloni,
sono pregati di toglierli solo in privato!
E magari al buio!



PRIMA SOGGIORNI E DOPO PAGHI!!!!!!

Questa è bella, ma a pensarci bene in tutti gli hotel del mondo prima soggiorni e paghi quando fai check out!! Comunque a Sharm non si era mai visto credo!!

Comincia con l’andare su uno dei mille siti che vendono solo passaggi aerei e trovati un volo con andata e ritorno nelle date che preferisci

Poi vai sul sito, ti scegli il tuo hotel a sharm per il numero di notti che vuoi (quindi non obbligatoriamente 6!) e ti organizzi. Per il mangiare Sharm offre di tutto e a tutti i prezzi!Il bello è che così ti puoi fare Puoi fare 10 giorni o un weekend lungo

Ti fai la tua bella vacanza e prima di partire paghi!
Semplice e a prova di truffa! La polizia egiziana non scherza su queste cose!!!

Per prenotare l’hotel il sito è questo

LateRooms.com è la soluzione ideale per i tuoi viaggi.
Prenota subito con conferma immediata e paga in hotel al momento della partenza.

UN NUOVO TUNNEL SOTTO IL CANALE DI SUEZ

Opera faraonica nel Paese dei faraoni. L’Egitto ha allo studio la costruzione di un tunnel, del costo stimato di un miliardo di dollari, che passerà sotto il canale di Suez e collegherà la parte africana della nazione con la penisola del Sinai.

L’infrastruttura, spiegano i progettisti, sarà lunga 19 chilometri e potrà essere percorsa da treni e automobili. Attualmente ci sono due modi per attraversare il canale senza ricorrere ai battelli: un ponte e un tunnel, situati entrambi nella parte centro-meridionale della via d’acqua. Il nuovo progetto, invece, interesserà la città di Port Said, dove il canale sfocia nel Mediterraneo.

FEDERCONSUMATORI HA SCOPERTO L’ACQUA CALDA!

”L’Italia sta perdendo la sua competitività nel turismo. Soprattutto rispetto agli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come Spagna e Croazia, i cui costi dei servizi turistici sono più bassi. E sono gli imprenditori che devono fare di piu per trovare un equilibrio tra prezzi e qualità perche’ il turismo e’  l’oro nero del nostro Paese”. Questo e’ il quadro delineato da Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, durante la presentazione della ricerca effettuata dall’Osservatorio nazionale permanente di Federconsumatori e dall’Ente bilaterale nazionale del turismo, sulle proposte di viaggio formulate dai tour operator.
Ecco alcuni dati della ricerca: una settimana al mare, nel periodo di Ferragosto, in Italia costa a persona fino a 1.568 euro; una settimana nelle citta’ d’arte costa sui 1.100 euro (1.141 euro a Roma, 1.113 euro a Firenze) e una settimana in una localita’ di mare italiana, per una persona proveniente da un altro Paese europeo, costa fino a 1.690 euro.
In Spagna la spesa media per una settimana al mare nel periodo di Ferragosto e’ di 1.268 a persona, in Egitto di 1.211 euro, in Tunisia di 1.070 e in Slovenia e Croazia di 810 euro.
Per quanto riguarda il turismo nelle capitali e nelle citta’ d’arte, la differenza di costi e’ ancora piu’ significativa: 607 euro a Barcellona, 635 a Budapest, 672 a Praga, 721 a Vienna, 821 euro a Parigi.

Un buon blogger non dovrebbe commentare queste notizie! Quindi non sono un buon blogger!

Parentesi: chi ha speso più di 1.211 euro a testa per una settimana a Sharm alzi la mano! Certo, andando al Sultan del Coral o all’Hilton nella settimana di ferragosto si spende più o meno quella cifra, ma come dato medio calcolato su tutte le sistemazioni mi sembra eccessivamente pompato! Anche adesso è pieno di offerte attorno a 800-900 euro tutto compreso per ferragosto! Chiusa la parentesi!

Finchè si spende di più e si viene trattati a pesci in faccia la situazione non farà altro che peggiorare! Vogliamo parlare di 25 euro per un piatto di pasta ai frutti di mare in Liguria??
Vogliamo parlare delle vere e proprie truffe perpetrate ai danni dei turisti stranieri a Venezia e a Roma? (truffe ampiamente documentate da ripetuti servizi delle Iene) Potrei andare avanti ore a fare esempi! Ma ognuno di noi sa come stanno le cose!

Finchè una sdraio sulla spiaggia (di proprietà del demanio) costa più di una camera a 4 stelle di un hotel all’estero, secondo la Federconsumatori noi turisti che dovremmo fare??
Nei suoi conti la Federconsumatori si è dimenticata di dire che a parità di soldi spesi, per i soggiorni all’estero bisogna anche calcolare il costo del passaggio aereo! Se dovessimo togliere quella fetta il rapporto sarebbe mooolto più a sfavore dell’Italia, il Belpaese, che potrebbe vivere di turismo, di cultura, di paesaggi! Musei trascurati, trasporti pubblici demenziali, alberghi con prezzi da fuori di testa. Non abbiamo la cultura del turismo! E la cosa è grave, è come se gli arabi bruciassero i giacimenti di petrolio invece di estrarlo e vendercelo a caro prezzo!

Basti riflettere su un dato: fino a 15 -20 anni fa il Mar Rosso aveva attorno solo il deserto!
E’ vero che il mare è spettacolare, ma ci sono centinaia di migliaia di turisti che pur andando a Sharm al mare non ci vanno neppure, passano le loro giornate in piscina! E parlo di turisti italiani e russi indistintamente, di turisti tedeschi e francesi! Quindi per quale motivo si va fino a Sharm?? Per un buon rapporto qualità prezzo! Perchè con 500 euro dormi, mangi e fai il bagno! Perchè non ti spennano per un caffè!

L’italiano è esterofilo?? No, come diceva mia nonna conosce i suoi polli!

Bah, sono schifato, meglio che sto zitto altrimenti mi incacchio!

DONNAVVENTURA 2010 SBARCHERA’ IN EGITTO

Dopo la Selezione Finale a Milano presso il Bar Magenta, dove sono state invitate 50-60 candidate tra tutte le selezionate, è stato scelto il team delle 12 finaliste che sono partite immediatamente per la settimana di training a La Thuile, Valle d’Aosta. Seguirà 16 luglio, dalle ore 12.00 alle 14.00, l’incontro con i media ancora a Milano, dove i media partner sono chiamati a conoscere le protagoniste e segnalare la loro preferenza per dar vita agli abbinamenti con le nuove Donnavventura per la Spedizione del Grand Raid d’Egitto.
Per passare la selezione le ragazze hanno dovuto dimostrarsi brillanti davanti alle telecamere; abili nella guida a bordo dei nuovi cross-over ASX e dei collaudati pick-up Mitsubishi L200 che da 8 anni accompagnano Donnavventura in ogni spedizione in giro per il mondo.  Quest’anno i veicoli si sono dotati di speciali pneumatici Yokhoama, nuovo alleato della carovana, e particolarmente adatti alle difficoltà del percorso previsto. Test driver d’eccezione: Anna Cambiaghi, Chantal Galli (rispettivamente campionesse europea e italiana di rally) e la Donnavventura veterana Stefania.
Infine, le partecipanti dovranno mostrarsi fotogeniche e sempre pronte allo scatto delle fotocamere Canon. Accompagnate dalle veterane Ana, Benedetta e Chiara, le ragazze selezionate stanno affrontando 6 giorni di training intensivo, in cui si simulerà la quotidianità di una spedizione Donnavventura. Il campo base è allestito ancora una volta da Ferrino, leader del mondo outdoor, nella verde pineta de La Thuile. La Scuola di Pilotaggio Mitsubishi dispenserà poi una vera e propria formazione off-road, che permetterà alle Donnavventura di diventare provette guidatrici di un veicolo 4×4 e sapere tutto quello che serve per affrontare la guida su sabbia che le attenderà nel Grand Raid d’Egitto; il tutto supervisionato dal test driver Rudy Briani. Importanti sono state inoltre le prove legate all’attività giornalistica: ogni inviata sarà infatti una reporter alle prime armi e avrà il compito di redigere i propri racconti di viaggio per importanti testate editoriali, quali: Marie Claire Travel, Cosmopolitan, Men’s Health, Sport Week, Ragazza Moderna, ma non solo… le ragazze verranno anche scelte come inviate speciali per i collegamenti radiofonici di RTL 102.5, la radio che da sempre trasmette grande musica, intrattenimento e informazione mettendo al primo posto i propri ascoltatori; i tanto amati Very Normal People. Ma le Donnavventura quest’anno non saranno solo inviate speciali, la squadra si farà anche promotrice e portavoce delle buone regole del Turismo Responsabile; tra le novità del programma spicca, infatti, la partnership con AITR – Associazione Italiana per il Turismo Responsabile.

BIRDWATCHING IN SINAI

Per la sua collocazione geografica la penisola del Sinai costituisce una sorta di “ponte” naturale per moltissimi uccelli durante le migrazioni da e per i quartieri di svernamento nell’Africa subsahariana. In particolar modo varie specie di rapaci, sorvolando la vicina Israele e la penisola arabica, sfruttano le termiche lungo costa prima di entrare, attraverso la Valle del Nilo, sul continente africano.

Se oltre a tutto questo consideriamo che il Sinai ospita come nidificanti alcune interessanti specie a distribuzione mediorientale, è facile comprendere come anche il birdwatcher più esigente e smaliziato troverà ampia gratificazione dall’osservare uccelli in quest’area. Nel contempo, cosa non da poco, anche mogli e figli avranno modo di poter ampiamente soddisfare la loro “voglia di mare”…

QUANDO ANDARE

Praticamente in tutti i mesi dell’anno si possono fare ottime osservazioni. Dovendo scegliere, sono ovviamente da preferire quelli in cui è maggiore il flusso migratorio: marzo-aprile (in particolare per i Passeriformi) e metà settembre-metà novembre (soprattutto per i rapaci). Anche nei mesi invernali, comunque, si possono incontrare specie svernanti “di qualità”, così come dalla tarda primavera è migliore l’occasione per osservare alcune specie nidificanti, specialmente Laridi e Sternidi.

Occorre comunque sempre tenere a mente che, mentre tra dicembre e febbraio le giornate sono “più corte” e con meno ore di luce a disposizione, in Luglio-Agosto le temperature diurne raggiungono picchi a volte davvero elevati. Personalmente, ho sempre cercato di effettuare le mie osservazioni dalle prime luci dell’alba, per poter sfruttare al meglio sia le condizioni climatiche che il comportamento degli uccelli, solitamente più attivi durante le prime ore del mattino (soprattutto le specie deserticole).

PER VEDERE DESCRIZIONI DETTAGLIATE SULLE ZONA DA VISITARE, CHE TIPI DI UCCELLI AMMIRARE, VI POSTO IL LINK DI UN ACCURATISSIMO ARTICOLO, CORREDATO DA BELLISSIME FOTO.

SHARM EL SHEIKH – UN’ESTATE INDIMENTICABILE

Alla faccia della superstizione che si dice attanagli il mondo dello spettacolo e dello star system: l’uscita del nuovissimo film Sharm el Sheikh, un’estate indimenticabile è prevista nelle sale italiane per venerdì 17 settembre!!!

Il film avrà un sicuro successo grazie alla presenza di due mattatori dei giorni nostri come Giorgio Panariello ed Enrico Brignani, affiancati da belle e belli del nostro cinema come Laura Torrisi, Cecilia Dazzi, Michela Quattrociocche, Sergio Muniz.

Il film è in parte stato girato nella splendida cornice del Domina Coral Bay.
E ne abbiamo le prove!! Innanzi tutto il logo del Domina appare nella parte alta della cornice della locandina ufficiale del film a conferma di voci non ufficiali che avevano visto la troupe girare sequenze nel più famoso villaggio del Mar Rosso

E poi analizzando le poche foto finora disponibili abbiamo scoperto importanti indizi: un asciugamano attorno al collo di Brignano sul quale capovolta appare la scritta Domina Prestige.
Una macchinina elettrica del villaggio riconoscibile per il logo Domina
Una scena di Panariello con Brignano abbarbicati su uno dei muretti a secco tipici del villaggio

La trama del film
Fabio Romano (Enrico Brignano), è un ottimo venditore di polizze assicurative si trasforma in mediocre mentitore quando rischia di perdere il lavoro e non dice nulla a casa; mamma Franca (Cecilia Dazzi), è un’eterna insegnante precaria costretta a prendere atto anche della precarietà del suo matrimonio, ma non ha il coraggio di dirlo al marito; la figlia Martina (Michela Quattrociocche), è reduce da un’amore finito ; mentre Giulia, adolescente è fan di Harry Potter, all’eterna ricerca del suo primo vero amore. A chiudere, c’è Nonna Camilla (Fioretta Mari), la madre di Fabio, vedova, colta, accanita giocatrice d’azzardo. Perde sempre perché quando vince non riesce mai a fermarsi. Dopo aver lavorato una vita, Fabio è riuscito a comprare la casa dei suoi sogni, stipulando un mutuo trentennale, al limite delle sue possibilità finanziarie. Purtroppo inattesi venti di recessione lo costringono a rivedere i suoi piani. L’azienda per cui lavora è stata inglobata dalla concorrenza e il nuovo presidente, Saraceni (Giorgio Panariello), “un furbetto del quartierino”, è intenzionato a tagliare teste per ottimizzare i costi. Fabio è in ballottaggio con un collega De Pascalis (Maurizio Casagrande): uno dei due è di troppo. Fabio sa bene che alla sua età non può permettersi di perdere il lavoro. Deve trovare il modo per convincere Saraceni di essere un elemento di spicco, su cui fare affidamento. Saraceni è in vacanza in Egitto, a Sharm el Sheikh e quindi… Con la scusa di portare tutti in vacanza Fabio, che odia il mare, convince i suoi a partire con lui per alla volta del Mar Rosso…

ERBAVOGLIO UN NUOVO SITO VIAGGI STILE TODOMONDO?

Di seguito il link di un blog che sostiene che siano fin troppe le somiglianze tra il nuovo Erbavoglio e il tristemente famoso Todomondo

Non avendo avuto il tempo di approfondire la cosa mi limito a postare il link all’articolo LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO

I MILITARI ITALIANI ALLA “MARCHA DE LA MUERTE”

09 LUGLIO 2010. Ogni anno a luglio il quartier generale dell’MFO (Multinational Force & Observers), che si trova a El Gorah nel nord della penisola del Sinai, ospita una singolare competizione sportivo-militare a squadre dal nome sinistro: la “marcha de la muerte”. L’evento è quasi sempre vinto dal contingente colombiano, o in alternativa da una delle altre Nazioni che con i propri eserciti costituisce il grosso delle truppe dell’MFO: Stati Uniti o Fiji.
In totale 11 nazioni contribuiscono all’MFO, e tra queste anche l’Italia con la Marina Militare, a cui è affidato il compito di pattugliare le acque dello stretto di Tiran. I nostri “marinai del deserto” quest’anno hanno deciso di mettersi alla prova e hanno inviato al quartier generale dell’MFO due teams di tre persone ciascuna. All’alba del 8 luglio 23 squadre si sono messe in marcia sotto il sole in assetto da campagna con arma e 20 Kg di zavorra.
SINAI - MARCIANDO NEL DESERTO

Anche in questa edizione il contingente colombiano si è aggiudicato primo e secondo, ma a sorpresa il terzo posto è andato alla squadra composta da Capo Angelo Canfora, Capo Paolo Giannoni e 2Capo Berardino Gavitelli e il quinto posto alla squadra del Capitano di Fregata Giuseppe Platania, Capitano di Corvetta Mauro Miretti e Sergente Massimo Cataldi.
(fonte: marina.difesa.it)

PER GLI APPASSIONATI DI ASTROLOGIA

FONTE: ARMONICS

Chi ha voglia di passare una settimana di vacanza al mare godendo di sole e  astrologia? Da 20 anni il Cida organizza ogni settembre una settimana di vacanza-studio in posti sempre suggestivi e turisticamente interessanti. Di giorno mare, chiacchiere, relax ed escursioni. Prima di cena due ore di incontri astrologici con argomenti per tutti i gusti e per tutti i livelli.Quest’anno la meta è l’Egitto, la costa vicino ad Alessandria, il periodo dal 24 settembre al 1 ottobre.Ecco che cosa scrivono i nostri due intrepidi organizzatori, Arturo Zorzan e Nadia Paggiaro:“Dallo splendore di Alessandro Magno e delle sue opere monumentali alla lussureggiante meraviglia dell’Oasi di Siwa, abitata da una popolazione con costumi e tradizioni di origine berbera, ad Alessandria d’Egitto, città storica e centro culturale e artistico, arricchito di recente dalla nuova Biblioteca Alessandrina.Dal momento che ad Alessandria non ci sono strutture per vacanze balneari, anche se è una città marinara, abbiamo preso come punto di riferimento stabile l’Hotel Almaza Beach a Marsa Matrouh, in provincia di Alessandria, a soli 30 km dall’aeroporto.L’Almaza Beach è una struttura di recente costruzione, confortevole, curata e raffinata. Un gioiellino adagiato in una baia con spiaggia molto ampia di sabbia bianca e accesso diretto al mare. Lettini, ombrelloni e teli mare sono gratuiti.
Molti i servizi a disposizione per sport e relax: 4 piscine, di cui una coperta, sauna, bagno turco, idromassaggio e palestra, acquagym, ginnastica aerobica e altro ancora.A pagamento inoltre: centro benessere con massaggi, trattamenti rilassanti e antistress.La quota è particolarmente interessante tenendo presente che il trattamento è in formula “all inclusive”.Possibilità di escursioni facoltative a: Alessandria a ca. 200 km, al Cairo, all’Oasi di Siwa, una delle più affascinanti di tutto il deserto occidentale, con 200 sorgenti naturali, il tempio di Ammone e il famoso oracolo dove Alessandro Magno fu dichiarato Faraone.”
La quota è di 810 euro tutto compreso.
Per informazioni contattare Nadia Paggiaro nadiarp@libero.it o Arturo Zorzan zorart@libero.it
Agenzia La Giara 041 5346979

120710   090910

I SEGRETI DELLA BELLEZZA DI CLEOPATRA

Di tutti i personaggi storici femminili, la regina Cleopatra rappresenta decisamente uno dei più leggendari, soprattutto in tema di bellezza.

Donna di grande fascino e di straordinaria beltà, almeno secondo quanto tramandato nel corso della storia, la regina d’Egitto prodigava grande cura al suo corpo e in particolare alla pelle. La pelle del viso, ma anche quella delle braccia aggraziate e del generoso decollete, che dovevano essere entrambe morbide e setose.

Gli ingredienti che Cleopatra utilizzava erano rigorosamente naturali, si trattava del timo, del rosmarino, della lavanda, dell’origano, dei chiodi di garofano e della noce moscata.

Tutte queste piante venivano miscelate secondo dosaggi ben precisi che variavano tra i 200 e i 250 gr per rosmarino, lavanda, origano e timo, mentre per i chiodi di garofano si ragionava in pezzi, senza superare gli 8-10 e le noci moscate non erano più di 5.

Prima di miscelare, tanto i chiodi di garofano quanto, soprattutto, le noci moscate, dovevano essere sminuzzati, ridotti in pezzetti sottilissimi.
Poi si preparava in un contenitore un bel pò di acqua, circa due litri, in cui mettere a bollire tutte le erbe per almeno 30 minuti. Dopo averle filtrate accuratamente, si procedeva a preparare l’acqua per il bagno, rigorosamente calda, e appena prima dell’immersione della regina si versava l’infuso.

La regina Cleopatra doveva dedicarsi al bagno per non meno di 15 minuti e necessariamente due volte alla settimana per beneficiare delle virtù di questa miscela naturale per la salute e la bellezza della pelle.

E’ NATO UN VITELLO CON DUE TESTE

Il Cairo, 3 lug. (Ap) – Un allevatore nel nord dell’Egitto ha detto che una sua mucca ha dato alla luce un vitellino con due teste, dopo un travagliato parto. Secondo l’uomo si tratta di un “miracolo divino”. Un veterinario ha assicurato che le condizioni del vitellino sono stabili e dovrebbe sopravvivere.

L’allevatore ha detto che terrà con sé l’animale per ricordarsi che “Dio può fare ogni cosa”. Il vitellino non può stare in piedi perchè ha le gambe deboli, che non riescono a sostenere ancora il peso delle teste. Viene alimentato con il latte della madre, che gli viene somministrato con un biberon.

Nella foto il celebre vitello a due teste conservato nel museo di Rovereto

STAMPA LE TUE FOTO IN EGITTO PRIMA DI PARTIRE

Fino a qualche anno fa le foto si misuravano a rullini! Da una vacanza si tornava a casa con 3 o 4 rullini. Poi se non si era fotografi provetti si facevano stampare i “provini” praticamente dei francobolli, e dai provini si sceglieva quali e quante foto stampare. Già comperare i rullini era una bella spesa!

Mi sembra di essere antico, invece si parla solo di qualche anno fa!
Oggi tutti hanno una macchina digitale. Più o meno pixelata, più o meno performante, con schede più o meno capienti. Le foto non si stampano più, si vedono al pc, nei telefonini, si mandano via mail, si postano nel web. Lo zio d’America può vedere le foto che hai scattato ai pesciolini del Mar Rosso prima che a te si sia asciugata la testa!

Centinaia e centinaia di scatti, spesso differenti tra loro solo perchè un improvviso soffio di vento ha mosso una ciocca di capelli! Chissenefrega, è gratis! Le fai e le cancelli, e le rifai, le copi, le inoltri, le scarichi. Gratis! Porca miseria, una volta fotografare era quasi un lusso, tra costo del rullino, dello sviluppo, della stampa!
E finchè non tornavi dalla vacanza non sapevi come erano venute! Altro che schermo a colori per rivederla e rifarla nel caso non ti piaccia! Quante incazzature quando dopo la 36° foto caricavi e riuscivi a farne ancora una, e poi ancora una e poi ancora una!!! E allora capivi di aver sbagliato qualcosa nel mettere il rullino! 36 scatti pensati e sofferti, svaniti nel nulla! Quello scorcio! Quel monumento che abbiamo visto ieri! Le foto dell’alba!!!! Che faccio, ci torno domani di nuovo??? E il giocoliere che abbiamo incontrato ieri sera??? Chi lo incrocia più! Vere e proprie crisi di nervi!!!!!

Mi ricordo che dal mio primo viaggio in Marocco (un mese con la Panda!!!)  fatto in luglio tornai con una trentina di rullini. Li portavo a sviluppare a due alla volta e le ultime stampe le ritirai sotto Natale. Ci voleva un mutuo per stampare 30 rullini!!! Per risparmiare molti facevano le diapositive. Per vederle bisognava mettere in ballo una serata! Monta lo schermo, tira fuori il proiettore, regola il fuoco, metti un libro sotto il piedino sinistro, sposta la testa che invadi lo schermo, spegni le luci, chiudi le tapparelle!!!!!! Però quanti ricordi!!!!

Beh, tutta sta sviolinata per dirvi che ora siete fortunati. Le foto sono gratis. Delle 12.678 foto che fate in una settimana se ne salvano una ventina. Una ventina vi fanno sussultare, vi fanno esclamare “Cazzo che bella foto! Ma che fotografo sono??” dimenticando le 12.000 sfocate anche con la macchina autofocus, inquadrature pessime, nessuna prospettiva! Si, lo ammetto, sono invidioso. Invidio la facilità con cui si fanno le foto oggi! Vi invidio perchè mi sono fatto un mazzo così per imparare a fare foto decenti e oggi chiunque ha 200 euro compera una macchina che fa pure il caffè!
Reflex?????? Un pianeta a parte. Grandangoli e zoom comperati svenandoci, flash sincronizzati e esposimetri. Il 28mm comperato nei negozi ebrei a New York, lo zoom comperato facendo una specie di lista nozze per il compleanno! Sembra di parlare del secolo scorso!

Bene, se sei arrivato a leggere fin qui hai vinto una dritta. Le famose 20 foto super che sei riuscito a fare fattele stampare in Egitto formato manifesto 6×3, quello delle affissioni stradali. Nella stampa delle foto o gli egittici sono fusi o gli italiani sono dei ladri! Quello che in Italia stampi con 10 euro in egitto lo stampi con 10 pound!

Ci sono parecchi negozi dove stampano. Io vado sempre a Old Sharm, entrando dalla prima porta il secondo negozio della seconda strada a sinistra!

Altro consiglio: non buttare soldi per le macchinette sub usa e getta. Vanno ancora col rullino e non ci sei abituato! E ti assicuro che anche fotografi sub professionisti fanno veramente fatica a tirarne fuori due o tre scatti decenti!

Scusami per la lungaggine! Ma essendo invidioso dovevo farti soffrire un po’!

UN TRAGICO FATTO DI CRONACA

(ANSA) – SENIGALLIA (ANCONA), 2 LUG – Cinque milioni di euro al tour operator che organizzo’ la vacanza e l’escursione fatale.

E’ il risarcimento danni chiesto dai familiari delle vittime dell’incidente di Sharm el Sheik che il primo novembre 2007 costo’ la vita a un’intera famiglia di Senigallia. La richiesta e’ stata presentata dai legali per conto di xxx xxxxx all’epoca 10 anni, unico superstite assieme allo zio xxx xxxx. Il bambino nella tragedia perse i genitori, il fratellino di 7 anni, i nonni paterni; lo zio perse la moglie. Il minibus sul quale viaggiavano i senigalliesi, che stavano tornando da una gita, fu investito in pieno da un camion proveniente dalla direzione opposta. (ANSA)

Mi riallaccio a una notizia battuta oggi dall’Ansa. Un tragico incidente sulle strade egiziane. Il lettore che conosce poco l’Egitto si chiederà per quale motivo i familiari non chiedano i danni all’assicurazione del camionista. Semplice anche se drammatico. In Egitto solo i taxi hanno l’obbligo di essere assicurati!
Siccome immagino te, mio affezionato lettore, che scuoti la testa dicendo “Roba da matti” mi permetto di ricordarti che in Italia l’obbligo di assicurazione dei veicoli a motore è tale solo dal 1970!! Prima di quella data anche in Italia l’assicurazione era facoltativa! E ti assicuro che l’Italia del 1970 era messa parecchio meglio dell’Egitto di oggi!

Quindi è consigliabile fare un’assicurazione prima di partire, generalmente offerta da tutti i tour operator

Riporto un commento interessante: l’assicurazione e’ obbligatoria anche su tutte le auto nuove acquistate tramite finanziamento, ovvero almeno il 60% delle auto che girano a Sharm e anche una volta chiuso il finanziamento l’assicurazione deve essere mantenuta.. chi ti ha detto che solo i taxi hanno l’assicurazione?

Evidentemente le cose stanno cambiando! Resta che il 40% delle auto non è assicurato a quanto pare. Non è poco! Grazie della correzione!

L’EGITTO SI BUTTA SULLE FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE

L’Egitto continua a costruire un futuro a energia pulita. Dopo l’ annuncio del via libera ai lavori per la costruzione del primo impianto solare termodinamico della sua storia, ora la nazione punta sull’energia del vento. La Banca Mondiale ha infatti deciso di erogare un prestito di 220 milioni di dollari all’Egitto per sviluppare le infrastrutture necessarie e collegare gli impianti eolici alla rete nazionale e supportare il progetto del parco eolico di Gebel el Zeit.
Un’euforia, quella per l’energia del vento, che ha contagiato anche molti investitori, tanto che il governo è alla ricerca proprio di privati che possano finanziare lo sviluppo e di un parco eolico da 1 GW nel Golfo di Suez, che rappresenta uno dei passi più significativi che il Paese sta compiendo nel comparto della produzione di energia da fonti rinnovabili. Il ministro dell’energia elettrica Hassan Younes ha assicurato che il progetto verrà appaltato entro pochi giorni e porterà alla realizzazione di uno dei più grandi parchi eolici off shore del mondo, paragonabile per dimensioni e potenza a quelli istallati nel Mare del Nord.
Gli impianti eolici attualmente in funzione contribuiscono a meno dell’1% del mix energetico della nazione ma il governo spera di poter arrivare fino al 12% entro il 2020. L’impegno dell’Egitto a favore dell’ambiente prevede anche un programma per ridurre del 30% i gas serra e generare entro il 2020 il 20% della sua elettricità (escluso l’idroelettrico) da fonti rinnovabili.

Conto alla rovescia per l’inaugurazione del primo impianto solare termodinamico della storia Egiziana. In un report pubblicato sul sito web del suo ministero, il Ministro dell’elettricità e dell’energia egiziano, Hassan Yunis, ha annunciato ufficialmente che l’impianto verrà aperto entro la fine di quest’anno. Secondo quanto si è appreso dal report, l’impianto solare termodinamico sarà il quarto al mondo con una capacità di 140 MW.
Yunis aveva già annunciato nei mesi scorsi che l’impianto gestito dal Governo a sud della capitale sarà collegato alla rete elettrica nazionale in modo da consentire all’Egitto di raggiungere l’obiettivo del 20% di energia prodotta da fonti pulite entro la fine del 2020.
Le riserve di petrolio e gas del Paese potrebbero esaurirsi entro i prossimi trent’anni, e la produzione di energia da fonti rinnovabili potrebbe essere quindi la vera strategia energetica vincente per il futuro della nazione. Dopo l’annuncio da parte degli Emirati Arabi di dare vita all’impianto solare termodinamico più grande al mondo in collaborazione con la francese Totale e la spagnola Abengoa Solar, ora anche i cugini egiziani si preparano a vivere la loro prima “rivoluzione solare”.

CHE PERSONAGGIO ZAHI HAWASS!!!

Nei suoi jeans e camicia, con lo sfondo delle piramidi e di un mattino non ancora contaminato dal traffico si direbbe quasi un Indiana Jones egiziano. Ma dietro questa apparenza si nasconde un uomo che in Egitto è diventato quasi un’icona. Nonostante il suo ruolo non sia quel che si definisce “glamour”, Zahi Hawass ha al suo attivo numerose apparizioni nella tv egiziana. Innumerevoli volte lo si è visto mentre si calava con una corda in un’antica tomba egizia o mentre si sporgeva su un sarcofago alla luce di una fioca lanterna. Il mantra è sempre quello, le parole sono poche, ripetute ossessivamente, ma efficaci: «mummia, sabbia, segreto, eccezionale».

Quando parla di sé Zahi Hawass non usa mezzi termini e, soprattutto, non conosce modestia. Si definisce “conosciuto a livello mondiale” e non esita a raccontare ai giornalisti i lussi che si concede o a snocciolare liste di amici celebri. Racconta con nonchalance delle serata in smoking nella villa del presidente Hosni Mubarak e, senza che venga richiesto, mostra con orgoglio una foto che lo ritrae con il presidente Barack Obama di fronte alle piramidi di Cheope. I giornali, che hanno cominciato a conoscerlo grazie alla sua frenetica attività internazionale, lo descrivono con un misto di ironica derisione e di ammirazione. Qualcuno l’ha soprannominato l’ “elefante volante dell’Egittologia”.

Zahi Hawass è, difatti, un pezzo grosso dell’egittologia. Il suo ruolo di presidente del Concilio Supremo delle Antichità lo rende il più importante dignitario dell’Egitto in fatto di archeologia, di musei, di politiche culturali. A differenza di molti suoi predecessori, Hawass ha fatto uscire il suo ruolo dall’ombra della burocrazia araba per trasformarlo in quello di un attivista engagé e di un provocatore infaticabile. Der Spiegel lo ha chiamato “il vendicatore dei faraoni”.

Sì, perché Hawass non si limita a lanciare spacconate ai giornalisti. Da anni, il presidente del Concilio sta menando una lotta senza quartiere per riconsegnare all’Egitto alcuni capolavori dell’arte dei faraoni che, ritiene il dignitario, sono stati illegalmente trafugati. «La nostra eredità è stata rubata – dice – Durante i secoli scorsi i popoli hanno violentato il reame del Nilo». Questo lo rende determinato a perseguire il suo scopo: il ritorno in Egitto degli artefatti culturali. Hawass non si è limitato agli annunci. Qualche risultato l’ha già raggiunto. Negli scorsi anni sono tornati in Egitto 31.000 oggetti d’arte trafugati in scavi illegali e per lo più venduti da case d’asta come Sotheby’s e Christie’s ai musei negli Stati Uniti. In patria Hawass è stato recentemente festeggiato per essere riuscito a rintracciare il corpo imbalsamato di Ramses I nella lontana Atlanta. Racconta di essersi sporto sul volto mummificato del faraone e di averlo annusato. Poi ha detto: «Lo sento. E’ l’odore di Ramses». Le analisi in seguito gli hanno dato ragione.

Negli ultimi mesi Hawass ha alzato la posta, intavolando trattative, o per meglio dire facendo annunci bellicosi, con alcuni dei principali musei del mondo, colpevoli, a suo dire, di possedere illegalmente, oggetti d’arte del patrimonio egizio. Il Louvre ha già avuto un assaggio della sua furia. Quando il più grande museo del mondo ha respinto la sua richiesta– restituire degli splendidi affreschi acquistati illegalmente da un mercante d’arte – il dignitario egiziano ha terminato le numerose collaborazioni archeologiche con la Francia, espellendo tutti i ricercatori francesi. Poche settimane dopo, Nicola Sarkozy era al telefono con Mubarak e prometteva il ritorno dei capolavori trafugati.

Il sogno di Hawass è però forse irraggiungibile. Chiedere, come ha fatto, la restituzione della Stele di Rosetta al British Museum di Londra o il Busto di Nefertiti al Museo Egizio di Berlino sembra, agli occhi di molti, poco più che una provocazione o, nel migliore dei casi, un bluff da giocatore di carte. Molti dei numerosi oggetti che Hawass ha richiesto sono infatti arrivati in Occidente in un periodo in cui non esistevano trattati internazionali e vige per questi dunque il principio “nulla poena sine lege”.

Chiedere l’impossibile sembra però, malgrado tutto, convenire a questo personaggio insolito. Se pure Hawass non riuscire nei suoi piani grandiosi, qualcosa di buono l’avrà fatto comunque. La sua mentalità e la sua capacità di conversare con l’Occidente in posizione di equità ha liberato l’Egitto da una posizione di umiltà. Inoltre, Hawass sta restituendo agli egiziani, soprattutto alle classi più basse, un passato accantonato per secoli. Per questi il mondo ruota da sempre esclusivamente intorno a Maometto e al Corano. Adesso, piano piano, grazie a uomini come Hawass, si fa strada l’idea di un passato prestigioso, più antico, più complesso e stratificato.

IL MUSEO EGIZIO DI ROMA

Sara’ presto inaugurato a Roma il primo Museo egizio della capitale. L’iniziativa e’ dell’Accademia d’Egitto, un istituto che si occupa di divulgare la cultura egiziana ed araba in Italia. Come ha spiegato ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL il direttore dell’Accademia, Ashraf Reda, il progetto non prevede solo il museo, ma anche “nuove sale per le mostre di pittura dove gli artisti egiziani potranno esporre le loro opere al fianco di quelle dei colleghi italiani, una sala dedicata all’arte contemporanea egiziana, un teatro e un cinema”. Il tutto dotato delle piu’ moderne apparecchiature, ha precisato Reda, il quale ha ricordato che una sala sara’ destinata ad esporre le collezioni personali di re Farouq I, ultimo re d’Egitto.

Oltre agli spazi espositivi, saranno create una serie di strutture di servizio, come un ristorante, una foresteria e laboratori per giovani artisti.

Ma il fiore all’occhiello del progetto e’ senz’altro il Museo egizio, un’anteprima assoluta a Roma. Reda ha assicurato che lo spazio “sara’ pronto tra qualche settimana” in occasione dell’80mo anniversario dalla fondazione dell’Accademia.

Saranno piu’ di 120 i pezzi in esposizione, che copriranno la fase faraonica ma anche quella copta e greco-romana fino al periodo islamico. “La scelta dei reperti e’ stata fatta dal ministro della Cultura, Farouq Hosni, e dal segretario del Consiglio supremo delle antichita’ egizie, Zahi Hawass”, ha spiegato il direttore dell’Accademia, precisando che tra i pezzi vi sono anche “oggetti provenienti dalla collezione di Tutankhamon”, mentre altri sono “frutto di scoperte recenti”.

ASTRONAVI ALIENE IN UN PAPIRO DI 3500 ANNI FA

Dopo decenni di silenzio, viene per la prima volta diffusa al pubblico la notizia di un ritrovamento che ha dell’incredibile. Un papiro risalente al 1500 avanti Cristo in cui vengono descritte astronavi aliene!! Torna oggi in auge spinto forse anche dalle insistenti voci che parlano di un ritorno degli alieni nel dicembre del 2012

Ma vediamo nel dettaglio la storia di questo antichissimo papiro nel quale vengono descritte nei particolari delle astronavi (sicuramente aliene quindi) che sono state avvistate in Egitto durante il regno del faraone Thutmosis III.
Protagonisti del ritrovamento, avvenuto nel 1934, il prof. Alberto Tulli (direttore nientemeno che del Museo Egizio Vaticano) e il di lui fratello Monsignor Augusto Tulli. Nella bottega di un antiquario del Cairo scoprirono questo preziosissimo reperto, ma a causa del prezzo troppo elevato l’affare non fu concluso e il papiro scomparve. Fortunatamente i due copiarono il testo del prezioso documento e con l’aiuto dell’allora direttore del Museo del Cairo ne fecero una trascrizione il più possibile fedele.

Il papiro narrava di una serie di misteriosi avvistamenti fatti nel cielo: ne furono testimoni il faraone in prima persona e numerosi sudditi!
Di seguito riporto un’immagine della preziosa trascrizione a cui segue la traduzione in italiano.

Alla traduzione lavorarono vari esperti anche perchè il papiro non era integro: quello che emerge da quelle poche righe sepolte per più di 3000 anni oggi è sconvolgente!
Ecco la traduzione italiana del testo riga per riga:

1…il ventiduesimo giorno del terzo mese d’inverno, alla sesta ora del giorno
2 gli Scribi, gli Archivisti e gli Annalisti della Casa della Vita si accorsero che un cerchio di fuoco  … (lacuna).
3 Dalla bocca emetteva un soffio pestifero,
4 ma non aveva “testa”,
5 il suo corpo misurava una pertica per una pertica
6 ed era silenzioso.
7 Ed i cuori degli Scribi, degli Archivisti tutti furono
8 atterriti e confusi ed essi si gettarono nella polvere col ventre a terra…. (lacuna) essi riferirono allora la cosa al Faraone. Sua Maestà ordinò di. (lacuna)
9 è stato esaminato. (lacuna) ed egli stava meditando su ciò che era accaduto, che era registrato dai papiri della Casa della Vita.
10 Ora, dopo che fu trascorso qualche giorno, ecco che queste cose divennero sempre più numerose nei cieli d’Egitto.
11 Il loro splendore superava quello del sole
12 ed essi andavano e venivano liberamente per i quattro angoli del cielo. (lacuna).
13 Alta e sovrastante nel cielo era la stazione
14 da cui andavano e venivano questi cerchi di fuoco.
15 L’esercito del Faraone la osservò a lungo con lo stesso Re.
16 Ciò accadde dopo cena.
17 Di poi questi cerchi di fuoco salirono più che mai alti nel cielo e si diressero verso il Sud.
18 Pesci ed uccelli caddero allora dal cielo.
19 Grande fenomeno che mai a memoria d’uomo fu in questa terra osservato… (lacuna)
20 ed il Faraone fece portare dell’incenso per rimettersi in pace con la Terra
21 . (lacuna)
22 e quanto accadde il Faraone diede ordine di scriverlo e di conservarlo negli Annali della Casa della Vita, affinché fosse ricordato per sempre dai posteri”

Il papiro, o meglio, la sua trascrizione, a questo punto scomparve. Nessuno seppe mai che fine abbia fatto il documento originale. La teoria più accreditata è quella secondo la quale il Vaticano ha ritenuto opportuno, per motivi religiosi, di insabbiare la cosa impedendo che la notizia si diffondesse. Solo pochi studiosi erano al corrente della scoperta e ottenerne il silenzio evidentemente non fu particolarmente complicato. Probabilmente anche l’originale venne acquistato in un secondo momento e fatto scomparire ad arte.

Dal 1934, anno della scoperta del papiro, al 1963 tutto tacque.
Nel 1963 il Professor Boncompagni, studioso di egittologia, venne a conoscenza dell’esistenza del papiro, la cui traduzione era stata anche pubblicata nel 1956 da una rivista di ufologia inglese. La rivista Settimana Incom nel 1964 pubblicò la traduzione del papiro (la traduzione è quella sopra riportata)

Di nuovo (inspiegabilmente vista l’importanza delle rivelazioni contenute nel papiro) la notizia venne nuovamente insabbiata presumibilmente direttamente da parte di governi o addirittura da parte di importanti organismi sovranazionali.

Ora che la notizia si è nuovamente diffusa sarà più difficile far passare la cosa sotto silenzio, date anche le profezie Maya che riguardano il 2012.

L’ipotesi attualmente più accreditata è che sia stata fatta trapelare ad arte per permettere ai media di occuparsi finalmente della cosa e diffonderne la conoscenza.

Ma esiste una seconda ipotesi sul Papiro di Tulli di cui vi parlerò  nel post qui di seguito!

LA BUFALA DEL PAPIRO DI TULLI

Un ignoto autore, in vena di creare una BURLA COLOSSALE, ha inventato di sana pianta il papiro Tulli copiando dalla Grammatica del Gardiner le frasi che più convenivano al suo scopo! Un mattacchione, indubbiamente, che però aveva dimostrato acume e grande fantasia. Ma quale mattacchione! Un GENIO! Un genio vero e proprio che con la sua creazione ha condizionato nel mondo migliaia e migliaia di ingenui creduloni che hanno abboccato alla sua bufala come tanti candidi pesciolini! E dire che molti di questi semplicioni hanno fatto del sedicente ‘papiro Tulli’ una bandiera! Il cosiddetto ‘papiro Tulli’ ha fatto la sua comparsa nel 1934. Ebbene, Gardiner ha pubblicato la prima edizione della sua ‘Egyptian Grammar’ sette anni prima, nel 1927. Quindi il Nostro Autore (qui lo fregio delle lettere maiuscole: se lo merita) ha avuto tutto il tempo di escogitare la sua BURLA e di darla in pasto a quanti ci avrebbero creduto. Semplicemente copiando di sana pianta alcune delle frasi riportate sulla prima edizione della grammatica di Gardiner, ha creato un falso storico clamoroso! Tutto quadra: ora sappiamo per certo che il ‘papiro Tulli’ è una colossale BUFALA, paragonabile, direi, alla burla degli studenti livornesi con le teste di Modigliani e ad altre stupidaggini che circolano fra i cultori delle cosiddette ‘scienze alternative’.

NUOVA DATAZIONE DELL’EPOCA DEI FARAONI

La storia dell’antico Egitto è conosciuta piuttosto bene: non mancano infatti i documenti scritti né i manufatti archeologici da studiare. Grazie all’enorme messe di dati raccolti, è stato possibile costruire una cronologia delle dinastie dei Faraoni: prima questo, dopo quello, poi quell’altro ancora. Ma è una cronologia relativa: si sa chi veniva prima e chi dopo, ma non si sa esattamente quando questo accadeva. Non ci sono insomma date precise e sicure alle quali ancorarsi. Ci si può avvicinare alla datazione assoluta grazie ai riferimenti ad alcuni fenomeni astronomici, per i quali oggi si può risalire, se non al momento esatto, almeno a un intervallo di tempo non troppo ampio. Ma finora l’errore era di uno o due secoli: ancora troppo per le ambizioni degli archeologi. Adesso però un team internazionale guidato da un fisico inglese ha spinto oltre la precisione grazie al metodo del radiocarbonio.
Il radiocarbonio, o carbonio-14, è un isotopo radioattivo del carbonio che viene prodotto nell’alta atmosfera dai raggi cosmici e poi entra in ogni organismo vivente. La sua concentrazione è nota e rimane stabile finché l’organismo è vivo. Quando muore, l’organismo smette di scambiare carbonio con l’ambiente, il radiocarbonio comincia a decadere e la sua quantità diminuisce. Così, se noi oggi misuriamo il carbonio-14 presente in un tessuto o un osso o un frammento di legno, possiamo risalire al momento in cui è morto l’organismo dal quale è stato prelevato. E quindi a datare il manufatto. Perché non si è fatto questo anche con i manufatti egizi? In realtà, questo metodo è stato usato. Però in Egitto mancano le apparecchiature più sofisticate e precise. E gli Egiziani moderni sono molto restii a lasciar uscire dai confini nazionali i reperti archeologici dei loro antenati.
Perciò i ricercatori guidati da Christopher Bronk Ramsey, dell’Oxford Radiocarbon Accelerator Unit, in Inghilterra, hanno lavorato con 211 campioni prelevati da musei europei e statunitensi e rinvenuti in tombe facilmente associabili ai regni dei diversi Faraoni. Per assicurarsi che i campioni organici risalissero davvero alla stessa epoca dei manufatti studiati, i ricercatori hanno evitato il legno e l’osso e si sono concentrati invece sulle ceste, sui tessuti e sui cibi. Poi hanno applicato una tecnica chiamata “inferenza statistica bayesiana” per trovare la migliore correlazione possibile fra la datazione ricavata con il radiocarbonio e le epoche dei regni faraonici. In questo modo sono arrivati a una precisione di 76, 53 e 24 anni rispettivamente per l’Antico, il Medio e il Nuovo Regno, ossia i tre grandi periodi storici dell’antico Egitto fra il 2650 e il 1100 a.C., ciascuno con molte dinastie. Il risultato, pubblicato pochi giorni fa su “Science”, è una cronologia non solo internamente coerente, come quella relativa già nota, ma molto più vicina a quella assoluta.
Questo risultato consentirà di risolvere alcune dispute fra gli archeologi. Per esempio, quando iniziò il Nuovo Regno, che vide il dominio di Faraoni famosi come Akhenaton, Tutankhamen e Ramses II? Nel 1550 oppure nel 1539 a.C.? Ed ecco la risposta: fra il 1570 e il 1544. E l’Antico Regno? Fra il 2691 e il 2625 a.C. e non fra il 2667 e il 2592 a.C. Non sono correzioni grandissime: una prova che la cronologia tradizionale non era poi troppo lontana dalla verità. Però la maggiore precisione raggiunta consentirà di comprendere meglio le interazioni fra la civiltà egizia e le altre grandi culture del Mediterraneo orientale. Anche attraverso evento precisi e importanti per le loro conseguenze, come l’esplosione vulcanica dell’isola di Thera (oggi conosciuta come Santorini), che devastò l’area e influenzò la civiltà egizia. E, si scopre ora, avvenne prima dell’inizio del Nuovo Regno, non dopo.

UNA CANZONCINA EGIZIANA SU BERLUSCONI!

Questa non potevo non pubblicarla!!! Una canzona satirica fatta in Egitto su Berlusconi!
E come direbbe il fido Emilio Fede…… “Che fffigura di mmmmerda!!!

Si tratta di un videoclip che sta riscuotendo un certo successo in Egitto e diversi paesi arabi, ma che i media italiani hanno ignorato, almeno fino a questo momento. Si tratta di “Presidente italiano” di Yussam Abdel-Rahman, presenza costante della TV egiziana, che ha dedicato una canzoncina satirica a Silvio Berlusconi e alle sue ossessioni sessuali
Trattasi di satira all’acqua di rose, senza particolari affondi nè battute da ricordare; gli eccessi priapei del Cavaliere, raffigurato con l’immancabile bandana, vengono guardati con indulgenza. Si ignora chi voglia raffigurare il tizio che fa da contrappunto alle esternazioni del Presidente del Consiglio, mentre la biondina col bikini a righe è una sosia quasi perfetta di Noemi Letizia

CURIOSITA’: QUANTO RENDE IL CANALE DI SUEZ??

Exploit di ricavi per l’Autorita’ del Canale di Suez, l’ente che gestisce uno degli snodi marittimi piu’ strategici a livello mondiale e considerato un termometro infallibile per misurare l’andamento dell’economia internazionale.
Da li’, infatti, transitano gran parte di petroliere e porta-container sulle rotte euro-asiatitiche. I ricavi di maggio del Canale di Suez hanno sfiorato i 400 milioni di dollari, il valore piu’ alto dallo scorso novembre e in crescita del 15 per cento rispetto allo stesso mese del 2009. Il canale, inoltre, e’ una fonte fondamentale per l’ingresso in Egitto di valuta straniera, alla pari circa del settore turistico, delle rimesse dei lavoratori all’estero e delle esportazioni di prodotti petroliferi. Nel 2009, complice la crisi economica internazionale, i ricavi del Canale si erano contratti del 20 per cento rispetto all’anno precedente.

Ma ci rendiamo conto?? Un introito pari a quello del turismo??
Papà, me lo compri???