IMMERSIONI A SHARM??

Dal sito Scubaportal

Sharm el Sheikh, destinazione balneare del Mar Rosso situata nel Sinai meridionale, vanta alcune delle più belle immersioni sub al mondo.

Il famoso Parco Nazionale di Ras Mohammed si trova sulla punta della penisola del Sinai dove la risalita delle acque dalla profondità genera un’incredibile crescita di coralli, in particolar modo a Shark e Yolanda Reef, i suoi siti sub più noti.
Durante la stagione estiva il parco diventa anche zona di “raduno” per branchi di cernie, barracuda, pesci pipistrello e unicorno. In questi siti sub ricchi di vita, i subacquei hanno inoltre la possibilità di imbattersi in squali balena, mante e delfini.

Da Ras Mohammed, dirigendosi verso nord, si arriva allo Stretto di Tiran dove si trova un giardino di coralli descritto dal pioniere della subacquea Jacques Cousteau come uno dei siti più spettacolari al mondo. Sulle pareti scoscese di Jackson Reef si trovano alcune delle formazioni coralline più belle dell’intera regione del Sinai, oltre al famoso e raro anemone rosso. Forti correnti, soprattutto al margine della barriera, attirano un’abbondanza di pesci pelagici, specialmente durante i mesi estivi.
Nella stagione estiva, quando il mare è piu calmo e il vento meno forte, è possibile immergersi nel blu nella parte settentrionale della barriera e, con un pò di fortuna, imbattersi nei branchi di squali martello festonati che vivono in queste acque.

I relitti sono un’altra delle maggiori attrazioni per i subacquei. In molti si recano nella zona di Sharm el Sheikh per immergersi al Thistlegorm, uno dei relitti più famosi al mondo, situato a poche ore di navigazione da Sharm.
Per chi non vuole andare lontano per immergersi o preferisce un’escursione di mezza giornata, esiste l’opzione dei siti sub “local” (barriere coralline sottocosta), perfetti per l’addestramento e la fotografia. Tra i mesi di maggio e settembre in queste zone aspettatevi delle vere e proprie sorprese, infatti non è inusuale imbattersi nell’occasionale manta o in uno squalo balena di passaggio.

I tipi di sistemazioni a Sharm sono numerosi e adatti ad ogni tipo di budget. I subacquei possono optare per un pacchetto che includa alloggio e immersioni, anche se tutti i centri sub offrono comunque un servizio di transfer da qualsiasi hotel della zona di Sharm.

Consigli utili

Ristoranti: Sharm vanta un incredibile mix di ristoranti in grado di soddisfare tutti i palati, con piatti che vanno dalla cucina internazionale a quella locale. Agli amanti del pesce consigliamo di recarsi a Sharm Vecchia, dove il pesce fresco a prezzi ragionevoli viene servito in numerosi ristoranti, tra cui menzioniamo Fares e Sinai Star.
A chi è alla ricerca di ottimo sushi consigliamo il Little Buddha a Naama Bay. Per un autentico curry indiano vi suggeriamo il ristorante indiano Tandoori al Camel Dive Club. Se siete alla ricerca di ricette preparate da chef tailandesi, il Siam al Maritim Hotel vicino al centro conferenze internazionale e il ristorante Sala Thai all’Hyatt, faranno al caso vostro.
Se invece siete degli affezionati della pizza, consigliamo il ristorante Maria, nella zona del Ritz Carlton ad Hadaba, molto popolare tra i residenti stranieri di Sharm.

UNA FOTO AL GIORNO: PESCE LEOPARDO

Due pesci leopardo nascosti tra i coralli!
Il loro mimetismo è perfetto

IN MAR ROSSO NON CI SONO I TURISTI???

Si, in Mar Rosso mancano i turisti!
Ma….
Non manca il sole!

Non manca il mare!
Non manca la barriera corallina!
Non mancano i pesci!

Mancano i russi!
Mancano gli squali!

Un ringraziamento a Paola Lamacchia che seleziona e segnala questi bellissimi filmati!

Nel filmato qui sotto notate un paio di cose
Il filmato è diviso in due parti
Nella prima parte, colori stupendi, musica azzeccatissima, qualità ottima!
Ma c’è un ma! Notate la tecnica di ripresa. La maggior parte degli spezzoni sono realizzati piazzando probabilmente su un cavalletto la videocamera. Un effetto bellissimo. Basta scegliere un bel corallo colorato che faccia da elemento fisso e lasciare che i pesci facciano il resto. Probabilmente il sub si è anche allontanato per non disturbare troppo i pesci! Bellissimo e originalissimo!

Nella seconda parte gli attacchi ripetuti di un Balestra Titano. Ne ho già parlato in questo blog qui e anche qui.
E’ uno dei pesci più aggressivi e territoriali che possiate incontrare. Memorizzatelo e se vi capita di vederlo non scappate, ma non infastiditelo e se vedete che vi punta allontanatevi. Con un morso trancia una pinna, immaginatevi un dito! E poi ha la pessima abitudine di puntare volto e maschera, meglio lasciarlo tranquillo!

UNA FOTO AL GIORNO: MISTER DUGONGO

COMINCIAMO BENE LA GIORNATA!!

A volte basta alcune belle fotografie e un po’ di buon gusto nel mettere il tutto insieme per creare dei video toccanti e piacevoli da guardare!
In questo caso ad esempio, musica, scritte e fotografie creano un video semplice ma a mio parere molto carino, che fa venire voglia di tuffarsi!! Spero piaccia anche a voi!

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IL RELITTO DEL THISTLEGORM

Tempo fa ho fatto due post che ritengo molto carini sul più famoso relitto del Mar Rosso e su quello che è considerato forse il più bel relitto al mondo, il Thistlegorm!

Vi metto qui sotto i link per rileggere quella storia o per leggerla se vi fosse sfuggita.

THISTLEGORM parte prima

THISTLEGORM parte seconda

Nel frattempo godetevi l’ennesima prodezza di Denis Zorzin!

UNA MURENA IN VACANZA AL DOMINA CORAL BAY

Più di un mese! E’ più di un mese che nessuno fa il bagno in mare al Domina Coral Bay!
Gironi fa ho avuto la fortuna di vedere un bellissimo pesce Napoleone nuotare indisturbato prorpiro sotto la floating (la piattaforma galleggiante) situata di fronte al diving center

Ieri una murena sguazzava pigramente sotto il pontile delle barche, sempre al diving. Tutti i turisti presenti (non più di una decina) si sono accalcati sul pontile ad ammirare quello splendido esemplare lungo circa 170 cm

La murena si è avvicianata alla spiaggia fino quasi ad uscire dall’acqua. Qualcuno si è anche preoccupato per la sua salute dato che sembrava quasi agonizzante. Poi di colpo, con un colpo di coda, si è girata ed è scomparsa nuotando in direzione della floating!

Non tutto il male viene per nuocere e questo prolungato blocco della balneazione, ci fa capire che il mare non muore per la presenza dell’uomo. Semplicemente i pesci, infastiditi da quel bipede lento e rumoroso, si spostano più in la!

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UN FILMATO STRAORDINARIO DI DENIS ZORZIN

Denis ama il mare!
Denis sott’acqua padroneggia la videocamera come un 15enne padroneggia il joistick della playstation!
Denis è capace di fare filmati come questo

Denis è su Facebook

 

 

UNA FOTO AL GIORNO

LA MERAVIGLIA DELLA NATURA

UNA FOTO AL GIORNO: IL RICCIO MATITA

Visto il successo che ha riscosso
la foto del riccio matita l’altro giorno,
ecco una bella variante!

Clicca più volte per ingrandire al massimo!!!

Riccio Matita: particolare

 

UNA FOTO AL GIORNO: IL PESCE BALESTRA PICASSO

Un difficile scatto fatto stando fuori dall’acqua!
Mi piace il mimetismo apparente di un pesce che è tutto tranne che mimetizzato!!!

 

UNA FOTO AL GIORNO

Il meraviglioso spettacolo della natura:
scattata ieri nel Blue Hole!!!

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IL RELITTO E LA STORIA DEL DUNRAVEN

Il relitto del Dunraven non era presente sulle carte dell’Ammiragliato Britannico quando gli israeliani, dopo l’occupazione del Sinai, iniziarono a esplorare questa parte del Mar Rosso. Su molte guide è possibile leggere che questo relitto fu scoperto durante un rilievo geologico e fu identificato alcuni anni dopo. In realtà le cose sembrerebbero (il condizionale è d’obbligo), molto più complesse.
Nei primi anni Settanta Howard Rosenstein aveva fondato Red Sea Divers, utilizzando come base Na’ama Bay (oggi inclusa in Sharm El Sheik). Nel 1977 decise che doveva trovare un modo per lanciare il Sinai rispetto alle allora più frequentate coste di Hurghada.

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Imparando dal film “The Deep”, appena uscito, egli pensò che doveva trovare, come richiamo per i subacquei, un relitto da abbinare a un evento storico importante per l’area. Prima si occupò della storia e sparse la voce che nell’area fosse naufragata una delle navi usate da Lawrence d’Arabia per il trasporto di valori destinati a finanziare la rivolta araba contro i turchi. Ora che aveva la storia e il fascino del carico prezioso doveva solo trovare un relitto poco conosciuto e adatto alla “parte”. Grazie all’indicazione di alcuni pescatori indigeni trovò il Dunraven e si accorse che era perfetto per il suo scopo: le sue forme ricordavano le quattro – e più recenti – navi usate da Lawrence d’Arabia (nessuna delle quali risulta per altro perduta). Con il tempo qualcuno capì che la storia di Lawrence d’Arabia non poteva essere vera, quindi suggerì che il relitto fosse un classe “Q”, cioè … una nave spia inglese della prima guerra mondiale! Come per il Kingston si mettevano sulla cattiva strada gli storici.
Nel novembre del 1979 furono trovate delle porcellane e delle bottiglie che portarono all’identificazione (stessa vicenda del Carnatic), confermata anche in una popolare serie televisiva della Bbc dalla ripresa dell’operazione di pulizia delle lettere sulla poppa del relitto. La nave, varata nel 1873, è più moderna delle altre e la conferma viene anche dalla bella elica, con quattro pale (una si trova sul fondo) dall’elegante forma a sciabola. La prua è bella dritta e molto lontana dalle forme slanciate di quella del Carnatic. La struttura dello scafo è invece analoga a quelle delle altre navi presentate. L’apparato propulsore è simile a quello del Kingston. Al centro dello scafo sono ben visibili le caldaie, i tubi della distribuzione del vapore e gli espansori. Continuando a procedere verso poppa nello scafo capovolto si ammira in alto il lunghissimo albero di trasmissione, che collegava il propulsore all’elica

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Vicino al fianco sinistro della nave, sempre all’interno dello scafo, sono visibili resti del carico: cotone, canapi e mussola, anche se le fibre si sfaldano facilmente per via della lunga permanenza in acqua. La sezione di prua è in parte collassata.
Entrando, però, vicino all’occhio di cubia si possono ammirare le grandi catene delle ancore. Il Dunraven lasciò Bombay per Liverpool il 6 aprile 1876. Risalì il Mar Rosso e la notte del 24 aprile, navigando solo a motore, giunse alla biforcazione fra il Golfo di Suez e il Golfo di Aqaba. Il Comandante Edward Richards Care andò a riposare verso le 2 di notte e fu svegliato dopo circa un’ora e mezza, perché sul ponte si erano confusi per via di alcune luci non identificate. Probabilmente su indicazione dei suoi ufficiali, che ritenevano l’isola di Shadwan vicina, Care alterò la rotta verso nord e dopo nemmeno dieci minuti il Dunraven impattò sui reef di Sha’ab Mahmud! L’intero equipaggio fu salvato dalla nave a vapore italiana Arabia. Al Comandante Care fu sospesa la licenza per un anno.

Nel naufragio ci furono morti? Dai verbali non risulterebbero. Tuttavia alcuni subacquei trovarono delle ossa nelle stive, che sembravano poter appartenere a un bambino. In realtà erano ossa di maiale e si trovavano esattamente nel punto in cui dovevano essere le stalle. Queste navi infatti non avevano frigoriferi e gli animali da macellazione erano conservati vivi.

Le visite dei subacquei favoriscano il collasso delle strutture? Lo scafo del Dunraven è capovolto. Poiché negli ultimi decenni le sue condizioni sono peggiorate, si è legata questa vicenda alle visite dei subacquei. Chiaramente l’aria rilasciata all’interno dello scafo può ristagnare, favorendo la formazione della ruggine (soprattutto se i subacquei utilizzano nitrox). Tuttavia appena l’aria trova una via di fuga, perché si forma un buco per corrosione, scappa in superficie senza più ristagnare all’interno e senza produrre ulteriori peggioramenti delle strutture.

Quando è che queste navi persero le vele? Le navi a vapore come il Dunraven avevano basse velocità e le vele, soprattutto quelle quadre, servivano a ridurre il consumo di carbone quando si navigava spinti dal vento. Erano insomma un propulsore ausiliario. Quando, nel 1873, si realizzarono i primi apparati propulsori a tripla espansione (lo stesso vapore viene fatto espandere successivamente in cilindri) le navi guadagnarono almeno un 10% di velocità, con una riduzione di consumo del carbone pari a quasi il 30%. Inoltre, dalla singola elica si passò alla doppia, con maggiore sicurezza in caso di guasti. A quel punto le vele non servirono più.

Il relitto del Dunraven: clicca per ingrandire l'immagine

IMMERGERSI SUL DUNRAVEN

L’immersione sul relitto del Dunraven non è particolarmente impegnativa considerando la massima profondità di 32 metri su cui giace la nave.  La visibilità in questo tratto di mare è spesso ridotta con una presenza quasi costante di corrente che spinge verso nord. Il relitto, spezzato in due tronconi, si trova adagiato sul fondale in posizione rovesciata con la chiglia rivolta verso l’alto. Cominciamo la nostra perlustrazione dalla zona di poppa che è sicuramente la più suggestiva con l’enorme timone e l’elica a tre pale che si stagliano verso la superficie. La fiancata di sinistra si presenta in buono stato, mentre l’ingresso all’interno dello scafo avviene attraverso le tre grosse falle presenti sulla fiancata di dritta causate dall’urto contro il reef, da queste filtra la luce che illumina l’interno dello scafo. Prima di entrare io e Angela, che chiudiamo il secondo gruppo di sub, vediamo un grosso squalo grigio che nuota nel blu. Entriamo nelle stive, all’interno delle quali sono ancora presenti i resti del carico. Si vedono ancora alcune vecchie cime in canapa e i pochi resti delle balle di cotone, mentre è ormai praticamente impossibile trovare le bottiglie di vino che facevano parte del carico. Cernie e diversi pesci tropicali, in prevalenza pesci coccodrillo, vivono stanziali all’interno inoltre, una eccezionale concentrazione di Glassfish fluttua attraverso le lamiere della nave. La parte più interessante è la zona centrale del relitto dove si trova la sala macchine, qui tra un ammasso di lamiere si trova ancora il grosso fumaiolo e alcune maniche a vento e si vede la grande caldaia a vapore. Proseguendo la perlustrazione interna in direzione della prua, incontriamo molte aperture attraverso le quali si può uscire per riportarsi all’esterno. La zona di prua, a circa 18 metri di profondità, è particolarmente danneggiata e quindi di poco interesse, la raggiungiamo rimanendo all’interno della nave e osserviamo le fitte concentrazioni di Glassfish che si aprono al nostro passaggio. Adagiati sul fondale si vedono i due grandi alberi tutti rivestiti di alcionari.


IL MAR ROSSO FORSE NON C’ENTRA, MA SE AMI IL MARE………..

BUONA VISIONE, NON C’E’ MOLTO ALTRO DA DIRE!!

 

IL MAR ROSSO FORSE NON C’ENTRA, MA SE AMI IL MARE….

Buona visione, non c’è molto altro da dire!!

 

SECONDA FASE DEL PROGETTO STE NEL MAR ROSSO

BOLOGNA – E’ appena partita la seconda fase del progetto STE.Dopo l’enorme successo ottenuto nei primi 4 anni (oltre 17500 schede registrate, e oltre 80 milioni di contatti mediatici prodotti), il progetto andrà avanti, con l’obiettivo di monitorare l’intero Mar Rosso.

Le grandi novità del nuovo STE non riguardano solo i tempi ma anche i luoghi: oltre ai siti già consueti del Mar Rosso anche chi si spingerà fino a mete meno turistiche come Berenice, nell’Egitto meridionale,  Sudan, fino a Yanbù Al-Bahr e Rabigh nella penisola Araba potrà partecipare facendo diventare così il progetto il più grande monitoraggio delle barriere coralline mai realizzato in Mar Rosso!

Durante Eudi Show (Salone delle Attività Subacquee, Bologna 11-14 Febbraio) e BIT (Borsa Internazionale del Turismo, Milano 17-20 Febbraio) saranno presentate e distribuite le nuove schede per partecipare al progetto.

La semplicità del sistema di raccolta dati è il punto di forza di STE; per compilare le schede infatti non è necessario essere ricercatori, biologi o scienziati ma solo prestare attenzione agli organismi che si vedono sotto il pelo dell’acqua o nelle profondità raggiungibili con le bombole. Tornati all’asciutto basta compilare un questionario.

Da oltre dieci anni il gruppo di ricerca MSG (www.marinesciencegroup.org) si occupa di “citizen science”. La scienza dei cittadini coinvolge volontari, a cui piace immergersi e fare snorkeling, nella salvaguardia di quel mare che tanto amano. STE: Scuba Tourism for the Environment è solo l’ultimo tra i progetti di turismo sostenibile di MSG: i precursori sono stati i due progetti sviluppati per il Mar Mediterraneo: “Missione Hippocampus Mediterraneo” e “Sub per l’Ambiente”. Articoli scientifici riguardanti questi progetti sono stati pubblicati su prestigiose riviste internazionali e questo ha permesso che il metodo di raccolta e di elaborazione dei dati fosse validato dalla comunità scientifica internazionale e fosse messo a disposizione di tutte le università del mondo con la relativa banca dati.

Sostenitori dell’Università in questo progetto sono diversi enti pubblici e privati:

Ministero del Turismo Egiziano – Ufficio Turistico Egiziano, che sostiene economicamente il  progetto fin dalla sua creazione;< o:p>

Settemari S.p.A. Tour Operator, che collabora attivamente al progetto soprattutto nell’area di Marsa Alam;

Scuba Nitrox Safety International (SNSI), l’agenzia di didattica subacquea che coinvolge migliaia di subacquei nel progetto;

ASTOI – Associazione dei Tour Operator Italiani, rappresenta i principali Tour Operator Italiani e collabora con l’Univeristà di Bologna dal 2002;

Neos S.p.A.,la compagnia aerea che fornisce il supporto logistico per il trasporto delle schede dall’Egitto all’Italia

Un importante contributo alla ricerca arriva anche dai Diving Center Viaggio nel Blu e Holiday Service, entrambi a Sharm el Sheikh.

Marine Science Group

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

Via Selmi 3 – 40126 Bologna

Tel: 0512094244

Web: www.marinesciencegroup.org

E-mail: info@marinesciencegroup.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Skype: Marine Science Group – University of Bologna

NAPOLEONE AVVISTATO AL CORAL BAY!!!

Dopo anni in cui un Napoleone non veniva avvistato davanti al Domina Coral Bay, questa mattina un bellissimo esemplare di questo elegante pesce si è presentato direttamente sotto alla floating del Diving del Coral!

Evidentemente dopo settimane di tranquillità, senza persone schiamazzanti e cosparse di olio solare, anche la natura si riprende i suoi spazi!!

E’ un chiarissimo segnale a tutti e soprattutto a coloro che sostengono che la presenza umana in Mar Rosso abbia irrimediabilmente compromesso la vita della barriera! Evidentemente la natura è molto più veloce di quello che possiamo immaginare!!


UNA FOTO AL GIORNO: IL PESCE PICASSO

I bellissimi colori e le incredibili geometrie del pesce Picasso.
Un pesce particolarmente difficile da fotografare a causa della sua diffidenza e velocità.
Uno scatto come questo è abbastanza raro, in quanto il pesce è ripreso di fronte e sullo stesso piano verticale della camera.
Solitamente questo pesce si riesce a fotografare solo dall’alto e da dietro!!

IMMERSIONE A ELPHINSTONE

Pubblicato da divemania su divemania.it guarda il bel video sul sito divemania.it (consigliata la visione a pieno schermo!!)

l reef di Elphinstone è come un sigaro appuntito lungo oltre 300 metri, ubicato nella regione del Mar Rosso Meridionale e conosciuto come uno dei migliori punti d’immersione d’Egitto.

L’ormeggio notturno delle barche da crociera, il reef di Elphinstone si presenta come un atollo corallino di forma allungata esposto in direzione Nord-Sud per oltre un miglio. La piccola e stretta punta posta a Sud è anche l’unico ridosso disponibile per le imbarcazioni che raggiungono straordinario sito per fare immersioni.

Capita in alcune giornate di trovare numerose imbarcazioni concentrate in questo piccolo spazio ma purtroppo è anche l’unico ridosso disponibile per fronteggiare il vento proveniente da Nord. Sono molte le barche che mollano gli ormeggi da Marsa Abu Dabbab ancora prima che sorga il sole per raggiungere Elphistone per primi ed ormeggiare a ridosso del Reef, quella dell’ormeggio è diventata una vera e propria gara col tempo nel quale il primo che arriva usufruisce dei privilegi di avere la propria imbarcazione in prima fila.
Quella di Elphinstone Sud, è un’immersione unica nel suo genere per le sue caratteristiche morfologiche e per la presenza di un enorme arco naturale dalle dimensioni eccezionali che s’innalza per diversi metri dal fondo.

SQUALI NEL MAR ROSSO?? MA VA’??

Un bellissimo filmato che ci deve far riflettere sulla bellezza di questo animale!!

IMMERSIONE A RAS MOHAMMED

Ras MohammedUn’immersione al Parco Marino di Ras Mohammed vale da sola la fatica del viaggio! Ras Mohammed è situato all’estremità meridionale della penisola del Sinai dove si incontrano le correnti provenienti dal golfo di Suez e dal golfo di Aqaba. Si deve a questa circostanza l’abbondanza di vita che vi si può ammirare. Qui ogni tipo di incontro è possibile, grandi pelagici come Squali Pinna Bianca, Pinna Nera, Grigi, Mante. Enormi branchi di Barracuda, Platax, Carangidi e Azzannatori che stazionano in acqua libera. Non mi stancherò mai di immergermi in questo paradiso! Ma immergersi a Ras Mohammed vuol dire anche enormi ventagli di gorgonie, Pesci Napoleone, Cernie giganti, Murene tropicali, Pesci coccodrillo, Trigoni maculati ed altro ancora. Non mancano gli episodi curiosi, l’ultima volta che ci siamo immersi abbiamo potuto osservare in pochi metri di acqua una Murena tropicale ed un giovane Napoleone che “flirtavano” sotto gli occhi di tre Cernie giganti che li attorniavano, il tutto nella più totale indifferenza per la presenza di noi subacquei.

Provenendo in barca da Sharm El Sheikh si incontra per primo Shark Reef e subito dopo Jolanda Reef, due pinnacoli distanti poche decine di metri dalla costa che si innalzano dalle profondità abissali (-200 mt il primo scalino) fino a pochi centimetri dal pelo dell’acqua. Normalmente le barche dei diving fanno scendere i subacquei leggermente sotto costa, in prossimità di Shark reef, da dove comincia la nostra immersione. Appena scendiamo veniamo colpiti dallo spettacolo di una parete mozzafiato sulla nostra destra che sprofonda nel blu cupo dell’abisso. Non ci soffermiamo ad ammirare gli alcionari e le formazioni madreporiche che la formano, non siamo qui per questo.

Scendiamo ancora un pochino e guardiamo nel blu, qui quasi sempre stazionano enormi branchi di pesce, ma non scordiamo di buttare un’occhiata anche un po’ più in basso, non è raro avvistare qualche squalo nuotare tranquillo e noncurante della nostra presenza, ma non esageriamo con la profondità, la limpidezza dell’acqua non deve farci dimenticare che siamo subacquei ricreativi, e comunque sia in tutta la zona sono severamente proibite immersioni più profonde di 30 metri.
Risaliamo un poco, sempre procedendo verso ovest, tenendo la parete alla nostra destra, dovremmo trovarci ora sulla “sella” che separa i due pinnacoli, qui possiamo ammirare diverse murene tropicali nelle loro tane tra gli alcionari gonfi dalla corrente, Pesci pagliaccio, Cernie tropicali, Balestra (occhio a questi, i loro dentini sono fin troppo robusti). Giunti a Jolanda reef, restiamo ancora un poco in acqua libera, leggermente distanti dal reef, anche qui normalmente stazionano grossi branchi di pesce, godiamoci lo spettacolo e dirigiamoci verso il reef.

Ras MohammedJolanda nella sua parte più ad ovest, a differenza del vicino Shark Reef presenta un fondale degradante, con profondità che varia dai -7 ai -15 metri, prima di sprofondare nell’abisso, e sul quale si trovano i resti del carico di un relitto trasportante containers carichi di sanitari destinati al mercato locale.
E’ proprio a questo relitto che Jolanda deve il suo nome. Terminiamo la nostra immersione e l’aria della nostra bombola, “passeggiando” tra lo scheletro di un container e i resti del suo contenuto, qui si incontrano sempre cernie tropicali multicolori, grossi Balestra Titano, Pesci Palla e, adagiati sul fondale splendidi esemplari di trigoni maculati, in compagnia di buffi Pesci Coccodrillo e grossi scorpenidi.
Terminiamo qui la nostra immersione risaliamo tristi, con ancora in mente lo spettacolo appena visto, e l’unica parola che riusciamo a pronunciare è… ancora!

QUESTI SONO ANIMALI PERICOLOSI??

Ammetto che il comportamento di questo sub è un filo eccessivo!
Tuttavia guardate con attenzione. Sicuramente insegna più questo filmato che decine di servizi giornalistici messi insieme da gente che probabilmente non ha neppure il brevetto sub!!


A GATTINARA LE FOTO DI FRANCO GUALA

Nell’ambito dell’iniziativa “ALLA SCOPERTA DEI PARADISI TERRESTRI”, venerdì 12 novembre, alle ore 21.00, presso la sala conferenze dell’Istituto Alberghiero “Mario Soldati” di Gattinara, saranno proiettate straordinarie immagini su “WEST PAPUA E I DELFINI DEL MAR ROSSO” a cura di Franco Guala, campione mondiale di fotografia subacquea.

«Queste immagini – commenta l’Assessore all’Ambiente Mario Mantovani, promotore dell’iniziativa – permettono di scoprire l’affascinante mondo sottomarino. Sarà un viaggio fotografico attraverso luoghi e persone
Franco Guala, vincitore Festival internazionali come quello di Antibes e di Strasburgo di fotografia subacquea, regalerà attimi emozionanti dove i presenti avranno la possibilità di scoprire le meraviglie del mondo sommerso.
Guala è capace di esprimere attraverso le sue fotografie, che sono vere e proprie opere d’arte, sensazioni ed emozioni di un particolare momento, trasmettendo nel pubblico un insolito coinvolgimento.
Si potranno, quindi, apprezzare le immagini, anche nei dettagli, grazie al commento dell’autore, che accompagnerà i presenti attraverso questo percorso figurativo, sottolineando le peculiarità di ogni foto e dando quindi particolare risalto alla bellezza dell’immagine.
Gi altri appuntamenti dell’iniziativa “ALLA SCOPERTA DEI PARADISI TERRESTRI” sono programmati per venerdì 26 novembre con “Viaggio in Alaska – storie di un ambiente incontaminato” e venerdì 3 dicembre con “Sotto il sole del Capricorno – viaggio alla ricerca dei grandi mammiferi”.



UN APPLAUSO PER LA VOSTRA VOGLIA DI VIVERE!!!!!!

Le Talpe subacquee meritano un grosso applauso perchè insegnate a noi la gioia di vivere! Un applauso enorme a questi ragazzi e ai loro accompagnatori!!
In mezzo a tante notizie di cronaca che quotidianamente ci fanno accapponare la pelle, raccontare delle talpe subacquee mi ridà un po’ di fiducia nel genere umano!
GRAZIE TALPE SUB!

Con le pinne in una mano e il bastone bianco nell’altra, i subacquei del Gruppo sportivo dell’Associazione Disabili Visivi (ADV) – già simpaticamente ribattezzati “Talpe subacquee” – sono rientrati in Italia, dopo un soggiorno di una settimana a Wadi Gimal, splendida località del Mar Rosso, nell’omonima riserva marina protetta. E sono stati in tanti a poter godere della riposante sensazione di essere circondati e protetti dal mare amico e di potersi muovere nelle tre dimensioni senza l’ostacolo della forza di gravità, nel meraviglioso scenario della barriera corallina

Si è conclusa il 10 ottobre scorso la seconda “Settimana blu” all’estero dei subacquei non vedenti dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), che ha avuto questa volta come meta la località egiziana di Wadi Gimal, nell’omonima riserva marina protetta . Quest’anno la comitiva si è accresciuta, fino a comprendere ben trentatré persone.
Più di un terzo dei non vedenti – già regolarmente muniti di brevetto di sommozzatore – hanno eseguito le dieci immersioni prenotate sulla meravigliosa barriera corallina e alcuni di essi, entusiasti per la scoperta di questo ambiente marino, del tutto differente rispetto a quello mediterraneo, non si sono accontentati e hanno voluto godere di alcune immersioni supplementari. Essi hanno potuto così toccare coralli duri e molli, spugne di varie forme e consistenze e persino nuotare insieme a delle simpaticissime testuggini, ciò che è stato possibile in virtù di una speciale dispensa che è stata sempre ottenuta in tutti i mari tropicali del mondo, dopo avere dimostrato ottime capacità di stabilità e di acquaticità, oltre che la conoscenza delle modalità di contatto con gli organismi marini necessarie per non danneggiarli e per non farsi male.
Va ricordato che – per coloro i quali non hanno mai avuto il senso della vista – questo è l’unico modo per poter godere dell’incredibile spettacolo della vita sottomarina e delle svariate forme che popolano la barriera corallina, a differenza di chi può farlo semplicemente guardando i meravigliosi documentari proiettati sul piccolo schermo.

Un altro terzo dei non vedenti ha preso per la prima volta confidenza con le bombole e con la riposante sensazione di essere circondati e protetti dal mare amico e di potersi muovere nelle tre dimensioni senza l’ostacolo della forza di gravità. I rimanenti, più pigri o meno avventurosi, si sono limitati a nuotare nelle caldissime acque tropicali e a prendere il sole su una lunga spiaggia di sabbia bianca. Gli istruttori che hanno accompagnato le persone nelle profondità del mare – in parte italiani e in parte locali – erano tutti preparati alla guida dei non vedenti per avere seguito specifici corsi tecnici.

Da ricordare anche che la scherzosa denominazione di “Talpe subacquee”, molto ben accolta dai partecipanti, è comparsa per la prima volta sulle t-shirt azzurre donate lo scorso anno dal Centro di Immersioni di Makadi Bay e si è ripetuta sulle magliette arancione predisposte quest’anno dall’Associazione.

Qualcuno potrebbe chiedersi come mai un cieco – il cui contatto con l’ambiente esterno è fatto soprattutto di indicazioni sonore e olfattive – possa trovarsi a suo agio in un ambiente in cui domina il silenzio rotto soltanto dal rumore delle bolle che escono dall’erogatore e nel quale gli odori sono del tutto banditi. In realtà,come spiega nel libro SOTT’ACQUA CON UN CIECO il presidente dell’ADV Giulio Nardone, «anche chi non vede avverte la bellezza quasi ipnotica del silenzio profondo ed è portato a concentrare la sua attenzione sulle sensazioni tattili, sullo scorrere dell’acqua sulle parti scoperte del proprio corpo, sul variare della temperatura, sull’infinita varietà di sensazioni trasmesse al cervello dai polpastrelli che accarezzano la flora e la fauna subacquea»
Durante il volo di ritorno, un intervistatore improvvisato ha registrato in audio le impressioni a caldo dei non vedenti e dei loro accompagnatori: fra i primi, le espressioni più ricorrenti sono state «un’esperienza arricchente», «sentirsi immersi nella natura», «sensazioni emozionanti», «la vacanza più bella della mia vita». E il commento di una guida subacquea che per la prima volta metteva in pratica con i non vedenti le teorie apprese: «Un’esperienza che mi ha spalancato un mondo».
C’è stato poi anche chi ha approfittato della giornata di stop dalle immersioni per la gita archeologica a Luxor e alla Valle dei Templi o per la “cammellata nel deserto” («impressionante il silenzio nella sua forma assoluta»). E ancora, alcuni non vedenti hanno sperimentato il senso di libertà che dà il poter guidare la “quod”, la moto da deserto su e giù per le dune. Alla fine tutti si sono detti ansiosi di poter ripetere questa bella esperienza. 

La seconda “Settimana blu” viene ad aggiungersi alle nove “Settimane verdi” già organizzate dall’ADV sulle Dolomiti e alle ventotto “Settimane bianche” che hanno portato nel corso degli anni parecchie centinaia di soci non vedenti a sciare sulle piste di discesa e di fondo del massiccio del Civetta.

Di Mirella Carlesi su Superando.it

IL MAR ROSSO SUGGERITO DA IL SOLE 24 ORE

Snorkeling sulla barriera corallina di Abu Qifan, nei pressi di Safaga.

Dal Blue Hole allo Stretto di Gobal, i migliori fondali al largo delle coste egiziane, tra canyon, mante e delfini. Perché non c’è solo Sharm El Sheikh

Se un esercito di cinque milioni di sub dà ogni anno del tu a pesci napoleone, pesci pipistrello e amene giganti, un motivo ci sarà, eccome. E’ il fascino dei fondali del Mar Rosso – che gli arabi chiamano l’Acquario di Allah – duemila chilometri di barriera corallina impossibile da dimenticare. Basta scegliere il punto giusto, il diving più attrezzato. Per questo abbiamo selezionato i siti delle immersioni più belle, da Sharm El Sheikh a Marsa Alam, seguendo il corso delle correnti lungo la costa orientale dell’Egitto. 

CANYON E BLUE HOLE
Solo quindici chilometri separano l’aeroporto di Sharm dall’Oriental Hotel Rivoli, a due passi dall’isola di Tiran, luogo esclusivo. Qui, il centro immersioni Diving Ocean, all’interno del Sea Club Resort, offre un’alternativa: la possibilità di immergersi all’interno di un canyon, 22 metri di profondità, dove poter scoprire un giardino di coralli, o un Blue Hole con un arco grandioso che comunica con la parete esterna.
Si resta dalle parti di Sharm, per tuffarsi a ridosso di Ras Umm Sid dove le immersioni parlano benissimo italiano dal momento che Hesham el Deeba, responsabile del Ras Umm Sid, conosce alla perfezione la nostra lingua.

LO STRETTO DI GOBAL
Hurgada o la comodità di farvi scalo – è uno degli aeroporti di Sharm – prima di tuffarsi dal Diving World Hurgada, tra i primissimi centri di immersione sul Mar Rosso egiziano. Nei pressi di Hurgada, c’è lo stretto di Gobal dove è possibile avvistare i relitti Rosalie Moller e la nave inglese Thistlegorm, entrambi affondati nel 1941. Il Thistlegorm venne scoperto e documentato dal regista ed esploratore Jacques Cousteau durante le riprese del suo film Il mondo del silenzio (1955). Da Hurgada si raggiungono, oltre al Carnatic (un piroscafo a propulsione mista affondato nell’Ottocento) alcuni mercantili più moderni ma molto interessanti per i sub, e il sito noto come Giftun. Nella vicina baia di Makadi, invece, ci si imbarca direttamente dal pontile del Crab Fort Arabesque Makady Bay.

DIREZIONE MARSA ALAM
Proseguendo in direzione di Marsa Alam si arriva a Safaga. Chi conosce bene il Mar Rosso, sostiene che le immersioni al largo del reef siano tra le migliori al mondo: qui si possono incontrare gli affascinanti protagonisti degli abissi, come mante, trigoni e murene multicolori.
Superati i fondali di El Quiseir, finalmente Marsa Alam. Impossibile non rimanere affascinati della naturale bellezza dell’Elphinstone Reef: una struttura corallina che emerge dal mare per centinaia di metri. Le sue pareti sono ricche di coralli e gorgonie, ma gli abitanti più celebri sono i delfini della specie Stenella longirostratis. Due sono i centri diving consigliati per godersi lo spettacolo: il Diving Ocean Marsa Alam e il Red Sea Diving Safari Shagara. Nel primo, che fa parte di una Ong per la tutela dei delfini, è possibile incontrare il dugongo, tra gli animali più rari del Mar Rosso: mentre il Saafari Shagara è il posto giusto per conoscere i grandi pesci.

IL BUSINESS DEI PERMESSI DI LAVORO NEI DIVING CENTER

Tratto dal sito Sinaicity

Come ormai tutti sanno, da quest’anno è obbligatorio che tutti gli operatori nel settore dei diving centers – divemaster e istruttori subacquei – , siano in possesso del permesso di lavoro.Purtroppo dobbiamo constatare che questa nuova procedura ha creato un nuovo “mercato”. Molti staff, affidandosi agli uffici amministrativi del proprio diving center, non si sono fatti molte domande, confidando nella correttezza del proprio “datore di lavoro”. Ma qui arrivano le prime sorprese.

Quanto costa, realmente, un permesso di lavoro?

Abbiamo fatto alcune ricerche, tra diving centers, studi di commercialisti e ufficio del lavoro, e ne è venuta fuori una realtà che avremmo voluto ben diversa. Innanzi tutto è bene cominciare da un dato di fatto: il permesso di lavoro, nella quasi totalità dei casi, viene fatto pagare al dipendente. Ci sono diving centers che rimettono i costi allo staff solo in percentuale (mai inferiore al 50%), altri che ne addebitano l’intera cifra.

Ma nel marasma disorganizzato di fogli, foglietti e ricevute scritte a mano su carta di quaderno, quanti sanno veramente quale sia il costo di questa operazione?

Andiamo subito al nocciolo della questione: un permesso di lavoro, chiavi in mano, al diving costa una cifra di poco inferiore ai 2.500 egp. In questa cifra sono comprese tutte le tasse, le spese di cancelleria, i bolli, ecc. che il nostro “datore di lavoro” va a sborsare per il rilascio del documento.

E allora perchè ci sono diving centers che arrivano a chiedere anche 5.000 egp al proprio staff, per un permesso di lavoro?

La risposta l’abbiamo trovata facilmente, facendo quattro chiacchiere con il responsabile risorse umane di un importante diving center di Sharm: se vuoi lavorare devi pagare!

Si, questa è la realtà: il mercato degli istruttori subacquei è così saturo di richieste di lavoro, che gli imprenditori del settore hanno ben pensato di farne un loro proprio business. “Vuoi lavorare per me? Allora ti paghi il tuo permesso di lavoro”.

Purtroppo la questione non finisce qui. No, perchè molti diving center se ne approfittano proprio, non contenti di regolarizzare uno staff a costo zero, ricaricando sul povero dipendente tutta una serie di “spese” ingiustificate (e ingiustificabili!) che fanno lievitare il prezzo del permesso di lavoro fino a cifre stratosferiche.

Lo stesso addetto alle risorse umane col quale abbiamo parlato, ci ha detto, senza troppi giri di parole, che nel loro caso, una cifra di circa 1.000 egp viene sborsata per “pagamenti sotto il tavolo” e altre spese di cui non si possono produrre certificazioni.

Uno studio di Transparency International, organo impegnato nel controllo del livello di trasparenza e corruzione dei Paesi del mondo, ha posizionato l’Egitto tra quelli a più alto tasso di corruzione. Ci viene da pensare se di questa situazione non ne siano responsabili anche tanti imprenditori stranieri, che ormai da questo stato di cose hanno creato un loro proprio business, fatto di conoscenze, favoritismi, e lassismo generalizzato.

Tornando a dare un’occhiata nelle povere tasche di uno staff (leggi “dipendente di diving center”), ci sorge un altro dubbio: ma questi “dipendenti” lo sono realmente?

In realtà no, perchè, pur figurando come “assunti”, non ricevono alcuna tutela: stipendi che si aggirano sui 30 euro al giorno, malattie non pagate, infortuni non pagati, ferie non pagate e, ben che vada, 1 giorno libero la settimana (ovviamente non pagato).

Il pianeta degli staff messi in regola, non è altro che un mondo fatto di freelance lasciati alla loro sorte, di persone che hanno fatto di una passione la loro vita, e di imprenditori senza scrupoli.

E in tutto questo, la CDWS (Chamber of Diving and Water Sports) come si pone?

Abbiamo avuto modo di prendere informazioni in merito, e la risposta che ci è stata fornita è stata che “la questione non è di loro competenza”, visto peraltro che loro si limitano a tutelare gli interessi dei diving centers.

E’ un atteggiamento molto strano, visto che ogni istruttore o divemaster che vuole lavorare qui in Egitto è tenuto a pagare annualmente una tassa proprio alla CDWS stessa…

Insomma, per lavorare, oltre a dover pagare il proprio permesso di lavoro, un istruttore subacqueo deve anche versare una somma all’ufficio che tutela gli interessi del proprio datore di lavoro. Però ti rilasciano regolare ricevuta.

PESCI DEL MAR ROSSO: LO SQUALO BALENA

Nel corso di quest’estate più volte Pierpaolo, uno dei collaboratori di questo blog, ha avuto la fortuna di incrociare uno squalo balena nel reef del Golfo di Aqaba.

L’incontro con questo pesce è una delle emozioni più forti che si possono fare nei mari di tutto il mondo. La sua immensa mole, unita alla sua placida navigazione, lo rendono un soggetto perfetto per le foto e le riprese subacquee se si ha la fortuna di essere abbastanza vicini.

Oggi voglio imparare insieme a voi qualcosa di più su questo meraviglioso animale!

Su wikipedia si trova la seguente scheda:
Lo Squalo Balena unico rappresentante della famiglia dei Rincodontidi è il più grande squalo e pesce esistente. Classificato nel 1828, quando fu localizzato lungo le coste del Sudafrica, venne inserito come unico rappresentante dei Rincodontidi solamente nel 1984, dopo lungo dibattito scientifico.

L’aspetto è quello tipico da squalo, tuttavia presenta un corpo maggiormente largo e appiattito sul dorso, con testa smussata e grande bocca larga, ma soprattutto per le enormi dimensioni. Lungo mediamente 12-14 metri, con un peso medio di 18 tonnellate, si stima che possa raggiungere anche i 20 metri di lunghezza e pesare fino 34 tonnellate. Le due pinne dorsali non sono molto grosse e sono inserite assai indietro, la pelle presenta piccole sporgenze a scacchiera evidenziate dalla livrea a punti bianchi su fondo blu-verdastro. Il ventre è biancastro. La coda ha i lobi simili (quantunque il superiore sia un po’ più lungo). La prospettiva di vita va oltre i 60 anni di età e si suppone possa arrivare fino a 100 o più anni.

Malgrado la sua bocca sia munita di 310 file di minutissimi denti, questo animale è inoffensivo per l’uomo. Lo squalo balena si nutre di plancton e di piccoli pesci (pesce azzurro principalmente), gamberetti e calamari. Quando si alimenta, questo squalo si avvicina alla superficie e apre la bocca, muovendo la testa ritmicamente da destra a sinistra per far defluire l’acqua e il nutrimento alle branchie, dove degli apparati filtranti simili a setacci fermano le prede. A questo punto l’animale compie dei singulti (da 7 a 28 al minuto), necessari per convogliare le prede all’esofago. Si stima che per nutrirsi filtri 2 milioni di litri d’acqua all’ora

Questi pesci hanno carattere solitario, tuttavia migrano annualmente nei luoghi di riproduzione, gli stessi che hanno visto gli esemplari adulti venire alla luce. Dopo l’accoppiamento le femmine covano le uova nell’utero e partoriscono avannotti vivi di 48-60 cm: sono quindi animali ovovivipari. In entrambi i sessi la maturità sessuale non viene raggiunta fino a quando non superano i 9 metri di lunghezza, anche se non ci sono studi accertati, si pensa ciò corrisponda ad un’età di 30 anni.

Lo squalo balena è un pesce che ancora oggi viene pescato da alcuni paesi dove è consumato sia crudo che cotto, a scopi alimentari (pinne, carni), industriali (olio di fegato) e popolari (è un ingrediente della medicina tradizionale cinese).
Nel 1982 la commissione ONU sul mare lo classifica come specie migratoria bisognosa di studi scientifici per capirne il rischio estinzione. Nel 1999 la Convenzione di Bonn sulle specie migratorie la considera specie con una condizione sfavorevole di conservazione e dal 2003 si cerca di proibirne diplomaticamente il commercio nei paesi che cacciano e consumano squali balena.

Dal 2005 tre esemplari sono ospitati in cattività nell’Acquario Churami di Okinawa (Giappone) mentre una coppia è ospitata nel Georgia Aquarium ad Atlanta.

PROGETTO DI RICERCA DEI DELFINI NEL MAR ROSSO

Ti piacerebbe partecipare ad un progetto di ricerca sulla vita dei delfini?
Leggi questo articolo!

Un progetto di ricerca sui delfini del Mar Rosso che si prefigge di contribuire ad ampliare le conoscenze sui cetacei e raccogliere informazioni e dati sulla fauna associata alle barriere coralline per l’adozione di misure di gestione a lungo termine e strategie di conservazione per promuovere lo sviluppo sostenibile del turismo nella regione. Il progetto di ricerca si svolge su una imbarcazione di 37 metri e comprende lavoro su campo e lezioni teoriche in collaborazione con uno studio di monitoraggio del corallo, uno sulla mappatura delle alghe e uno sul censimento visivo dei pesci che comprenderà la costa egiziana di Marsa Alam fino al confine con il Sudan.

Tutti i ricercatori coinvolti nel progetto hanno precedentemente lavorato con volontari provenienti da varie formazioni e culture. Come parte integrante del team di ricerca, i partecipanti saranno coinvolti in tutti gli aspetti del progetto; avranno l’opportunità di approfondire le loro conoscenze sulla biodiversità marina (delfini, pesci, tartarughe, squali, coralli ma non solo) attraverso un’esperienza diretta sul campo. Lavorando gomito a gomito con i ricercatori, i partecipanti scopriranno i diversi aspetti della ricerca su campo, acquisendo capacità e competenze sui moderni metodi di ricerca, a partire dall’uso dell’equipaggiamento fino alla raccolta dei dati. 

Durante lo studio dedicato ai mammiferi marini, si alterneranno tra turni di osservazione e di lavoro al computer. In caso di avvistamento di cetacei, aiuteranno nella raccolta di dati contando gli animali, facendo particolare attenzione alla composizione e alla struttura del gruppo (ad esempio, il numero di neonati, di piccoli, di giovani ed adulti), osservando i comportamenti, determinando la posizione geografica dell’avvistamento e scattando fotografie. I volontari aiuteranno anche nella raccolta di campioni utili per indagini genetiche, ogni volta che questo tipo di procedura sarà possibile. Inoltre, poiché l’imbarcazione è equipaggiata con un idrofono, potranno ascoltare i suoni dei cetacei captati e registrati in tempo reale durante la navigazione, sia diurna che notturna.

Potranno inoltre familiarizzare ed esercitarsi con specifici programmi informatici che consentiranno un’analisi preliminare dei dati raccolti, in modo da capire come dati scientifici possano essere utilizzati ai fini della conservazione.

Negli ultimi due decenni le risorse naturali del Mar Rosso sono state esposte ad un ampio ventaglio di impatti dovuti alle attività umane, tra cui l’utilizzo sconsiderato del territorio e l’intensissimo sviluppo costiero, oltre a pesca intensiva, inquinamento e commercio di souvenir. Come se non bastasse, il Mar Rosso è inoltre considerato a grande rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici globali.

Purtroppo, a causa della scarsità di studi scientifici attualmente disponibili, l’effetto delle attività umane sulle risorse marine non può essere previsto con esattezza. Il valore dei tesori naturali del Mar Rosso è oggigiorno riconosciuto sia da un punto di vista ecologico che economico, ciononostante gli sforzi per comprenderlo anche da un punto di vista scientifico sono stati fino ad ora molto ridotti. Manca una solida base scientifica sulla quale organizzare programmi di conservazione e gestione sostenibile di tali tesori.

Il Mar Rosso egiziano a sud di Marsa Alam, una regione dove il turismo è ancora agli albori, sembra rappresentare un raro esempio di natura ancora incontaminata. Alcuni progetti di ricerca realizzati negli ultimi anni indicano che in questa vasta area vergine è ancora possibile trovare alcune tra le più belle e ricche barriere coralline, oltre a delfini, dugonghi, tartarughe, squali, mante ed altri grandi animali, riunibili sotto il termine “megafauna carismatica”.

Quota di partecipazione:
Euro 1150 a persona volo escluso
Sconto per gli studenti sotto i 26 anni Euro 650,00 volo escluso
Sconto per lunghi soggiorni (min 2 crociere) o per i locali Euro 950,00 volo escluso

Partenze
il 04/12/2010 durata 9 giorni
il 13/12/2010 durata 9 giorni

Affascinante vero??
Se stai già pensando come fare a partecipare clicca qui e leggi tutti i dettagli

UNA FOTO AL GIORNO: PESCI FARFALLA

LA CAMERA IPERBARICA DI SHARM

Tratto dal portale Sinaicity

Durante la notte dell’8 marzo 1993 un convoglio, composto da quattro camion portacontainer, varcò le porte di Sharm el Sheikh, dirigendosi lentamente verso la baia di Sharm el Mina. Quello era il posto designato per ospitare la prima camera iperbarica della nuova capitale della subacquea.

Quattro enormi container bianchi stavano per dare una forma al progetto del Dr. Adel Taher, uno dei massimi esperti mondiali in medicina subacquea e iperbarica.

Il lavoro di quattro tecnici specialisti, in quaranta ore, permise all’Hyperbaric Medical Center (HMC) di Sharm el Sheikh di vedere la luce il 10 marzo 1993, pronto ed operativo.

La struttura, realizzata negli Stati Uniti, fu donata dalla United States Agency for International Development (USAID) al Ministero del Turismo Egiziano, completamente accessoriata per una piena operatività sin da subito: compressori, bombole, computers, scrivanie, sedie. Una camera iperbarica “chiavi in mano”, del valore di oltre un milione di dollari.

Il progetto originario, sviluppato dal Dr. Adel stesso, in collaborazione con architetti americani specializzati in ambienti iperbarici, doveva tener conto di vari fattori, quali la localizzazione in un’area sperduta della penisola del Sinai, e la possibilità di gestire in tempi brevi eventuali interventi di manutenzione in loco.

A seguito di queste valutazioni, fu presa la decisione di realizzare una camera iperbarica con un livello di automazione minimo, privilegiando una gestione manuale-meccanica, sicuramente di più facile intervento in caso di guasti, nell’area geografica designata.

L’HMC fu da subito dotato di sistemi di ridondanza multipli in grado di far funzionare la struttura e renderla autosufficiente in ogni condizione: doppi generatori elettrici d’emergenza, doppie linee d’aria, doppi compressori, bombole di stoccaggio, doppi pannelli di miscelazione, per finire con la camera iperbarica vera e propria, che è una struttura modulare divisibile, progettata con un ampio accesso per il personale medico e di assistenza.

Dopo oltre 17 anni da quel lontano 8 marzo, l’Hyperbaric Medical Center di Sharm el Sheikh è ancora lì, con i suoi quattro container bianchi incorniciati tra le montagne e il mare, grazie all’opera instancabile del Dr. Adel che lo dirige, coadiuvato dal Dr. Ahmed Sakr.

Moltissimi medici provenienti da tutto il mondo collaborano con l’HMC di Sharm, e l’assistenza h24 fornita in caso di trattamenti iperbarici, viene garantita da un numeroso gruppo di tender (assistenti) volontari della comunità di istruttori e divemaster che lavorano in Sinai.

Una gran parte dei costi dell’HMC deriva infatti dai continui corsi di preparazione e aggiornamento svolti dai medici iperbarici del Centro, al fine di preparare validi assistenti da impiegare durante le sedute di ricompressione. Tutto il personale è altamente qualificato a lavorare in ambienti iperbarici e in situazioni d’emergenza.

Dalla sua inaugurazione l’HMC ha trattato oltre 1.600 casi gravi di malattia da decompressione (MDD), oltre a varie altre patologie correlate all’attività subacquea (otiti, barotraumi, blocchi inversi, punture di organismi velenosi, ecc.) per un totale superiore ai 45.000 casi.

L’Hyperbarical Medical Center è anche la sede del DAN Egypt.

Tra le tante cose che sono cambiate a Sharm, in questi anni, l’HMC è rimasto un punto di riferimento importantissimo, sia per la gestione delle emergenze mediche, sia per il suo valore scientifico, come centro di ricerca nel campo della medicina iperbarica a livello mondiale.

UNA FOTO AL GIORNO: I PAGLIACCI DI MARCO

Beh certo, le mie fotografie non saranno all’altezza di quelle dei professionisti tipo Silvia, PL, Denis eccetera!
Ma lasciatemi la soddisfazione di pubblicarle lo stesso, non sono poi così male anche se un occhio esperto troverebbe decine di cose che non vanno! Ma si sa, ogni scarrafone è bello a mamma sua!!!

I DELFINI DI DENIS

Un altro breve filmato realizzato da Denis!

Quanta bellezza, che meraviglia, che senso di pace ammirando questi favolosi animali che assolutamente innocui e gioiosi danzano intorno a un fortunato gruppo di sub!

Grazie Denis!!!

GUARDA IL FILMATO

UNA FOTO AL GIORNO: I COLORI DEL MAR ROSSO

UNA FOTO AL GIORNO: IL PAGLIACCIO DI SILVIA

GRAZIE MADRE NATURA! GRAZIE DENIS

E la Madre Natura cui mi riferisco non è quella pur rispettabilissima del buon Paolo Bonolis, ma quella ringraziata dall’amico del Blog Denis Zorzin alla fine del suo intervento di ieri su Facebook! Buona giornata a tutti con queste bellissime immagini! Grazie Denis di averle condivise

..quando meno te l’aspetti…sosta di decompressione alla fine della prima immersione al THG (3 minuti), poca aria in bombola (15 bar) e visibilità così così (come sempre)…Ahmed mi guarda con occhi sbarratii e mi fa cenno di voltarmi..mi giro ed eccoli..eleganti,sontuosi,fluidi e fottutamente vicini.. 7 delfini. 7, n…on uno…7 enormi delfini si mettono a voltaggiarci attorno quasi si beffassero dei subacquei vergognosamente aggrappati alla cima in attesa di finire i 3 minuti di sosta…Non ci penso un attimo,fanculo se non ho aria,fanculo se c’è corrente…accendo la videocamera,sfodero il filtro e via in mezzo a loro con i lacrimoni agli occhi che quasi mi impedivano di mettere bene a fuoco cosa stavo inquadrando..non se ne vanno,restano lì…mi guardano..allungo una mano e uno di loro si volta,mi si avvicina e mi da la pancia..ma “guardare e non toccare” è la parola d’ordine! e mantiene giusto quei 3-4 cm di distanza dalla mia mano.. ma l’emozione è forte,unica,ineguagliabile!Va bene così!E’ un sogno e ben presto l’ultima difficile e amara boccata d’aria mi riporta alla triste realtà…è tempo di svegliarsi…la bombola è vuota e io sono nel blu…fanculo, ho pensato…quale morte migliore?Ma il GAV mi da l’ultimo respiro utile.. e triste e felice al tempo stesso, raggiungo la superficie..Grazie Madre Natura!

DI DENIS ZORZIN

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CLICCA PER VEDERE  IL BELLISSIMO FILMATO DEI DELFINI

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Alla fine di questo meraviglioso spettacolo, non posso non pensare che 4 di questi magnifici animali sono tenuti prigionieri in una piscina di una villa di Hurgada, e che centinaia di delfini sono tenuti in cattività nei delfinari di mezzo mondo, in particolare a Sharm e a Riccione! E’ ora che la nostra voce si faccia sentire e che questi lager per delfini vengano chiusi per sempre! Se ami il mare, se sei amico di questo blog, non andare ad assistere a spettacoli che non rispettano la natura e i suoi splendidi animali! GRAZIE!

Se non hai ancora letto gli articoli che ho dedicato ai delfini, clicca qui sotto:

Il massacro dei delfini

4 delfini in piscina

Liberate quei delfini!!

UNA FOTO AL GIORNO: INCONTRO CON L’AQUILA DI MARE

Debitamente stuzzicato su FB, Mister Pierluigi Baldazzi, universalmente noto come PL, ha deciso di regalare una bellissima foto al nostro blog!

Conoscendo la paranoia che ha PL per i credits e la citazione delle fonti, mi tocca dilungarmi un attimo!

La fotografia è stata scattata da Helen Cowie, al tempo della foto istruttrice allo Sharm Scuba Diving
Potete chiedere la sua amicizia su Facebook a questo indirizzo:
http://www.facebook.com/profile.php?id=521435195&ref=ts

Il soggetto che ha il fortunato incontro con l’aquila di mare è Andrea Basilio, Manager del Diving, pure lui contattabile su FB al seguente indirizzo: http://www.facebook.com/andrea.basilio?ref=ts

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Come detto prima la foto è stata gentilmente offerta da PL Pierluigi Baldazzi, che aspetta con ansia migliaia di richieste di amicizia sulla sua pagina di Facebook:
http://www.facebook.com/andrea.basilio?ref=ts#!/profile.php?id=696194594
Non è certo una bellezza, ma è simpatico, anche se un pochino paranoico su certe cose!!!! E’ l’ideatore e protagonista del matrimonio bufala di cui vi ho parlato in questo blog qualche settimana fa!

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Fortunatamente l’Aquila di mare non è stata meglio identificata! Di lei sappiamo solo che:

La forma del disco è rombica col diametro orizzontale molto più largo di quello verticale. Al disco segue una coda a frustino lunga almeno il doppio e munita di una spina nel suo lato dorsale. La pelle è liscia e ricoperta di muco scivoloso. La testa, sporgente sul piano del dorso, sporge anche col muso, che ha il bordo anteriore semicircolare, sull’asse centrale del disco. Gli occhi sono in posizione laterale e sono seguiti dagli spiracoli. Il disco formato dalle pinne cefalico-pettorali è largo quasi il doppio dell’altezza e ha margini anteriori convessi mentre quelli posteriori sono concavi cosicché le pinne assumono un aspetto di ali falcate. Le aperture nasali sono in posizione ventrale e collegate alla bocca da due solchi laterali. Nelle mascelle esistono delle piastre dentarie formate da denti poligonali appiattiti e disposti in serie. Le pinne pelviche sono quadrangolari col margine posteriore rettilineo. Esiste una sola pinna dorsale che è inserita sulla coda, assai indietro alle pettorali e poco prima dell’aculeo, che è robusto e coi margini seghettati.

Per tutti quelli che con pazienza e dedizione son arrivati a leggere fino a qui, è doveroso a questo punto pubblicare la fotografia!

GRAZIE A PL PER AVERLA MANDATA,
A HELEN PER AVERLA SCATTATA,
A ANDREA PER AVERLA RESA UNICA!
E SOPRATTUTTO GRAZIE A VOI LETTORI CHE MI SOPPORTATE!

UNA FOTO AL GIORNO: TRIGONE

IMMERSIONE SUL RELITTO: SALEM EXPRESS

Varato con il nome di Fred Scamaroni nel 1976, la nave traghetto è stata costruita nei cantieri Navales et Industrielles de la Mediterranee a La Seyne in Francia. Successivamente gli venne cambiato nome in Nuits San Gorge. Soltanto nel 1988 le venne affibbiato il nome definitivo di Salem Express. Lunga 100 metri per 18 metri di larghezza con una stazza lorda di 4.771 tonnellate, disponeva di 4 motori a 8 cilindri costruiti dalla  L’Atlantique di La Seyne erogavano una potenza di 14.880 cavalli ed operavano sulle due eliche principali e sulle eliche direzionali.

La notte del 16 dicembre 1991, il traghetto del Salem Express salpato dal porto di Jeddah in Arabia Saudita e diretto a Port Safaga, concludeva la sua navigazione a poco meno di 10 miglia dal porto di destinazione a causa di un imperdonabile errore da parte del suo capitano, andando ad urtare contro una piccola torre madreporica situata a poca distanza dalla barriera corallina di Hyndeman reef. Di base a Safaga, il Salem Express ha da sempre fornito un servizio di traghettaggio fra l’Egitto e l’Arabia Saudita per i pellegrini diretti alla Mecca.

Il suo capitano Hassan Moro che disponeva di una notevole esperienza di navigazione in Mar Rosso, cominciò ad operare sulla rotta di Safaga per conto della Samatour Shipping Company prima come capitano in seconda e poi, dal 1988 come primo capitano del natante. Il 16 dicembre 1991, l’espresso del Salem Express cominciava il suo viaggio finale, un viaggio di quasi 450 miglia dal porto di partenza. Dopo il tramonto, il tempo si era notevolmente deteriorato con venti da nord che soffiavano fortissimo: era circa mezzanotte quando la nave si avvicinava ai reefs di Hyndeman ma in tali circostanze atmosferiche era praticamente impossibile distinguere il reef dal mare e quella maledetta notte Hassan Moro per rientrare al porto di Safaga aveva deciso di seguire una rotta diversa navigando ad est del suo itinerario normale, costeggiando l’Hyndeman reef. Questo gli avrebbe permesso di guadagnare oltre un’ora di navigazione sulla normale rotta ma invece gli fu fatale. Lo scafo andò a sbattere a tutta velocità sul lato di dritta contro il reef. L’impatto fu talmente violento da determinare anche la contemporanea apertura del portellone di prua nel quale erano parcheggiate tutte le automobili con il conseguente accesso di una impressionante massa d’acqua che ne ha decretato l’immediato affondamento. Con la tempesta che non accennava a diminuire e la nave che cominciava ad inabissarsi, fra i passeggeri si era generato il panico totale. Trascorsero solo venti minuti prima che il Salem Express venisse inghiottito dal mare andando ad adagiarsi in profondità. Nonostante la nave avesse una stazza superiore alle 1.000 tonnellate, s’inabissò troppo velocemente, lasciando pochissimo tempo ai numerosi passeggeri di salvarsi. Dei quasi mille pellegrini imbarcati, oltre seicento perirono in questa tragica sciagura. Troppe vite erano state perse nel corso dell’affondamento ma per alcuni, tuttavia, la prova più ardua doveva ancora venire; nuotare disperatamente per salvarsi. La rapidità con la quale avvenne l’incidente e la poca dimestichezza dell’equipaggio, non diedero modo di calare in acqua tutte le scialuppe di salvataggio. I sopravissuti si trovarono da soli ad affrontare un mare in burrasca. 180 di loro riuscirono a salvarsi grazie alla intensa corrente che per loro fortuna spingeva in direzione del reef di Hyndeman sul quale andarono a cercare riparo. Ufficialmente alla partenza la nave registrava 650 persone di cui 578 passeggeri e 72 marinai ma purtroppo come spesso accade in questi casi, il numero di persone presenti a bordo era notevolmente superiore. Il capitano Hassan Moro seguì tragicamente la sorte della sua nave.

Il relitto giace adagiato sul lato di tribordo, ai piedi della parete del reef. Il punto piu’ profondo si trova a circa 30 metri e il lato di babordo arriva a 10 metri dalla superficie. Le sue dimensioni sono grandi, ma essendo adagiato su un fondale poco profondo ed essendo chiuso alle penetrazioni, e’ visitabile esternamente in una unica immersione. L’immersione sul relitto richiede un profondo rispetto per la memoria delle tante persone morte nel naufragio. L’immersione inizia dalla parte piu’ profonda,  la murata di tribordo, ed essendo il relitto molto grande, gia’ dalla discesa si rende visibile nella sua interezza. Sotto la murata, la parte piu’ in penombra, si possono vedere tanti alcionari multicolore, proseguiamo verso poppa, dove, adagiati sulla sabbia troviamo i resti della copertura in lamiera e alcuni bagagli dei passeggeri. proseguendo verso la poppa, possiamo vedere una delle due eliche, molto grande, mentre la seconda elica si trova in parte insabbiata. L’immersione lungo lo scafo non rivela particolari interessanti, tranne la possibilita’ di guardare attraverso gli oblo nelle cabine, dove gli arredi e le suppellettili (letti, bagagli, etc.) si muovono in corrente. L’interno lascia l’osservatore attonito sia dalla confusione che dagli oggetti di uso comune osservabili, e sara’ portato a rivisitare mentalmente i momenti tragici dell’affondamento. Le condizioni di luce migliori si trovano al mattino, continuando lungo il traghetto si incontrano i due comignoli uniti da una passerella, con ancora visibile il logo della nave con una grande “S” raccolta in una corona d’alloro. Lungo il ponte superiore sono ancora ben visibili le bitte con i cavi, le condutture di ventilazione ed un argano. Lungo il tragitto osserviamo le sovrastrutture in lamiera e due gru a braccio. Le scialuppe sono oramai adagiate sul fondo sabbioso, ma ancora assicurate dalla funi alla nave, testimonianza del mancato utilizzo fattone durante il naufragio. A questo punto dell’immersione ci troviamo all’altezza del castello di prua, dove il portellone ormai chiuso, sbatte mosso dalla corrente, dando al tutto una atmosfera veramente spettrale; una grossa ancora è ancora ferma nella sua sede, la guardiamo da vicino, e’ molto grande, ma purtroppo il tempo a nostra disposizione e’ ormai finito.



Scheda Tecnica:

Tipo Relitto: Traghetto passeggeri;

Nazionalita’: Egiziana

Varo: 1966

Stazza Lorda: 1.105 Tonnellate

Data Naufragio: 16/12/1991;

Causa Affondamento: Collisione contro il reef;

Localizzazione: Sud di Hyndman Reef, di fronte a Safaga;

Latitudine: 26°30’025” Nord

Longitudine: 34°03’041” Est di G.

Posizione: Ridossato al reef;

Profondita’ Min: 10 m.

Profondita’ Max: 30 m.

UNA FOTO AL GIORNO: LA MURENA

I PESCI DI SILVIA

Ho già parlato altre volte del negozio che Silvia gestisce al diving Del Coral Bay
Oltre a trovare abiti e magliette, felpe e calzature perfette per il mare, da Silvia potete anche acquistre libri nuovi italiani a prezzi da bancarella dell’usato (2 libri 5 euro!)

Ma oggi vi voglio parlare di un’altra opportunità per i vostri acquisti:
con solo 10 euro potete portare a casa 4 stampe fotografiche che misurano circa 50×70. Una volta incorniciate arrederanno con gusto un appartamento al mare o una cameretta per ragazzi.

Nelle foto che seguono, i 4 diversi soggetti in vendita, incorniciati in una semplice cornice rossa reperibile a pochi euro in ogni ipermercato!!! Un’idea originale anche per i vostri regali, al posto dello scontato papiro delle belle foto dei pesci del Mar Rosso, foto fatte da Silvia ovviamente!!!

PS nn fare caso a riflessi e angolazioni strane per evitare il riflesso! Ero di corsa e una delle cose più difficili da fotografare è un quadro con vetro soprattutto se devi usare il flash!!!


UNA FOTO AL GIORNO: GUARDARE E NON TOCCARE

In 15 giorni sono riuscito a fare solo 3 beach dive! 😦

Ma mentre ero sotto non ho dimenticato il nostro blog e ho fatto qualche scatto che spero possa piacerti!
Ovvio, non sono un professionista, ma dai, per essere un pivello qualcosa di carino mi è venuto!!

Il Pesce Leone della foto non va toccato! Sugli aculei della schiena è contenuto un pericoloso veleno!

La foto è in alta risoluzione, cliccaci due volte per ingrandirla quanto credi!

RESPIRERESTI ARIA FRITTA??

Caratterizzata dal possedere una delle più belle barriere coralline del mondo, dalla vicinanza all’Italia, dalla possibilità di trovare pacchetti per tutte le tasche e dalla vivacissima vita notturna, in poco più di un decennio Sharm si è trasformata da borgo di pescatori a location vacanziera prediletta da molti giovani!

Tutti sappiamo che per i giovani la possibilità di risparmiare e determinante. Prenotare le escursioni al di fuori dagli hotel consente di risparmiare qualcosa anche se a ben vedere ci si espone al rischio che non si è coperti da nessuna assicurazione! Rischio valutabile, accettabile forse!

Ma quando c’è in ballo la salute nessun rischio è accettabile!
Vi propongo oggi un pezzo tratto da un sito molto bello che parla di Sinai!
Normalmente non faccio copia incolla da questo sito, ma questa volta faccio eccezione dato che un tema del genere riguarda la salute di tutti!

Ovviamente come sempre in fondo all’articolo troverete il link che vi riporta al sito in questione!

Purtroppo anche quest’anno, sul versante della sicurezza, non possiamo dare a tutti i diving centers di Sharm la bandiera d’eccellenza: a causa forse della crisi economica che ancora si trascina, alcuni centri subacquei si sono distinti per la pessima abitudine di guardare più agli incassi giornalieri che alla manutenzione dei compressori.

Non si tratta di un fenomeno allargato, ma purtroppo, anche se ben circoscritto, è pur sempre un serio rischio per la salute dei subacquei, siano essi istruttori o clienti.

Uno dei casi registrati riguarda un centro subacqueo tedesco (e un po’ spagnolo), situato a Naama Bay, che è noto per lavorare con un intero staff di freelance, e con solo un paio di permanent (alla faccia delle nuove disposizioni in materia di permessi di lavoro!). Il centro è internazionale, e la clientela può contare sempre sulla presenza di istruttori e guide madrelingua.

Purtroppo questo centro, oltre a fornire un discutibile servizio logistico (a detta dei clienti), quest’anno ha vinto la palma d’oro della “Sharm el Sheikh Bad Breatheable Air 2010”. Si, perchè il suddetto diving ha fornito, per diverse settimane, aria arricchita all’olio di compressore. Forse una nuova miscela da loro testata, ma non credo che possa essere annoverata tra gli standard richiesti dalla CDWS per il rilascio della certificazione ISO, necessaria a tutti i diving center di queste parti.

Questa nuova miscela brevettata, di cui peraltro faremmo tutti volentieri a meno, ha portato vari problemi, compreso il ricorso ad analisi cliniche da parte di un istruttore freelance, che ha avuto la sfortuna di lavorare per loro. Il risultato è stato che il povero pro diver adesso si ritrova i polmoni con delle belle macchie d’olio, pronti per una frittura di paranza. Il problema, a detta del dott. Adel della Camera Iperbarica di Sharm, dovrebbe risolversi senza postumi (si spera..), ma la vicenda è alquanto grave.

Il consiglio che posso dare a tutti i subacquei, è quello di controllare sempre l’aria delle bombole, e se qualche dubbio dovesse venire per un cattivo odore della miscela, basterà un semplice controllo con un fazzoletto (o carta igienica) da appoggiare alla rubinetteria, per verificare la presenza di particelle contaminanti. Certamente non si tratta di un’analisi precisa, ma potrà dare senza dubbio l’idea di cosa andremo a respirare.
Non ci dimentichiamo che, respirando aria contaminata, bene che ci vada ci intossichiamo, ma le conseguenze possono anche essere letali.

E’ giusto risparmiare, ma nessun risparmio può giustificare una compromissione della propria salute!!!

LINK

UNA SETTIMA FULL IMMERSION A SHARM!!! 870€ incluse 10 immersioni!!!

Full immersion nel senso di immersioni subacquee!!!

Corderia Nazionale è felice di invitarvi a partecipare ad un fantastico viaggio a Sharm in compagnia dei membri dello staff!!!!
Qui di seguito potete trovare il preventivo e il listino prezzi.
Vi ricordo che l’acconto per confermare la vostra partecipazione è da versare entro il 10/9 e che per qualunque informazione o per prenotare potete rivolgervi a Simona Arata a questo indirizzo email: simonarata66@yahoo.it.

PREVENTIVO VIAGGIO dal 31 ottobre al 7 novembre presso DOMINA CORAL BAY (OASIS) ALL INCLUSIVE

VOLO + HOTEL € 650
SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA € 130
PACCHETTO 10 IMMERSIONI € 220
NITROX FOR FREE

VISTO INGRESSO € 12 (DA FARE IN AEROPORTO)
ASSICURAZIONE FACOLTATIVA (DA FARE SUL SITO EUROPASSISTANCE AUTONOMAMENTE)

MODALITA’ DI PAGAMENTO: 50% ENTRO 10/09/2010 – SALDO 1 SETTIMANA PRIMA DELLA PARTENZA

DOCUMENTI NECESSARI: CARTA IDENTITA’ + 1 FOTOCOPIA + 2 FOTOTESSERA

Sheikh Coast – Oasis Diving – Grand Oasis Hotel – Egypt – tel +20121115501
e-mail: info@sheikhcoastoasis.com – homepage: www. sheikhcoast.com

Vi aspettiamo numerosi!!!!

PESCI DEL MAR ROSSO: LO SQUALO MARTELLO

Un impressionante essere marino che potreste incrociare a Sharm è lo squalo martello: questa famiglia è notoriamente caratterizzata proprio dalla particolare forma a “martello” della testa, che è il risultato di un ampliamento dei vertici laterali del cranio dove alloggiano i bulbi oculari. Anche lo squalo martello è purtroppo sotto osservazione per la riduzione di molti esemplari in diverse zone del mondo, ed è stato infatti dichiarato oggetto di minaccia globale d’estinzione dal World Conservation Union (IUCN). Le specie di squalo martello sono nove. Tra Maggio e Settembre a Sharm, e tra Maggio a Luglio a Hurgada, potreste avere fortuna ed incontrare nel corso della vostra immersione un gruppo di squali martello festonati (Sphyrna lewini). Questa specie vive in branchi di più di quaranta individui, in acque generalmente profonde, ed ha una lunghezza di 2-4 m. A detta dei sub, uno degli spettacoli più emozionanti da vivere in immersione è rappresentato proprio dall’avvistamento di queste insolite aggregazioni…

PESCI DEL MAR ROSSO: IL GRAMPO

Ieri abbiamo visto un bel filmato su un pesce denominato GRAMPO: impariamone di più!!!

Il grampo o delfino di Risso (Grampus griseus Cuvier, 1812) è un cetaceo della famiglia dei Delphinidae, unica specie del genere Grampus.

I Cetacei (Cetacea, Brisson 1762) sono un ordine di mammiferi euplacentati, completamente adattatisi alla vita acquatica. Il nome cetaceo deriva dal greco κῆτος (kētos), che significa balena o mostro marino e fu introdotto da Aristotele per designare gli animali acquatici dotati di respirazione polmonare.

Il Grampo può avere una lunghezza da 2,5 a 4 m, ed un peso di 600-700 kg.

Il capo è senza rostro; la fronte bombata, ma non globosa, presenta un caratteristico solco a forma di V nel mezzo, con l’apice rivolto verso il basso. La mascella superiore sporge leggermente. Pinna dorsale a circa a metà del corpo, molto alta, appuntita e falcata. Pinne pettorali lunghe e appuntite.

La livrea è molto caratteristica: i neonati sono grigio chiarissimo uniforme, crescendo diventano prima di color brunastro e poi del grigio ardesia dell’adulto. Con il passare degli anni il corpo viene ricoperto da numerosissime ed estese graffiature chiare, che finiscono col fargli assumere una colorazione quasi bianca, soprattutto nella parte anteriore. Si ritiene che tali graffiature siano un effetto di interazioni sociali, ma l’eventuale ftinzione adattativa di questa particolarissima depigmentazione rimane un mistero. In alcuni esemplari è visibile una gualdrappa sottile e appena accennata. Sul lato ventrale è presente una macchia biancastra a forma di ancora, simile per forma e posizione a quella del globicefalo.

Anche se è capace di notevole agilità (può raggiungere i 25 km/h.), il grampo ha di solito movimenti lenti e rilassati. A differenza dei delfino comune e del tursiope, le barche non sembrano attrarre questo cetaceo, ma non è difficile avvicinarlo. Si ritiene che sia in grado di compiere buone immersioni, ma dati oggettivi al riguardo non esistono. Il grampo tira la coda fuori dall’acqua e rimane immobile per parecchi secondi, in verticale a testa in giù.

È una specie pelagica e di mare profondo, ma non è raro incontrarlo vicino a costa. È frequente nei mari tropicali e temperati caldi di tutto il mondo (Oceano Atlantico, Oceano Pacifico e Oceano Indiano), in estate si spinge anche in acque più fresche.

Nel Mar Mediterraneo è piuttosto comune, soprattutto in Mar Ligure, nell’Arcipelago Toscano e a nord della Sicilia. (FONTE WIKIPEDIA)

MA I PESCI SALUTANO?? DA NON CREDERE

Posto questo filmato solo perchè possiate vedere un curioso comportamento di un gruppo di delfini che, prima di tornare al loro mare, sembra salutino il gruppo di turisti.

Ho anche dubbi siano delfini, ma la ripresa non consente di capire bene

** I pesci in questione sono stati identificati da Denis Zorzin, appassionato conoscitore di biodiversità marine!
Si tratta di GRAMPI. Grazie Denis!

IL CORALLO DI FUOCO: UN PERICOLO SPESSO SOTTOVALUTATO

Maria Vittoria Savini – OK La salute prima di tutto
Se sei interessato al tema, leggi l’articolo in originale
dove hai numerosi link di approfondimento

Il corallo di fuoco (Millepora dichotoma), specie molto comune nell’Oceano Indiano, nel Pacifico occidentale e nel Mar Rosso, contiene un veleno tossico anche per l’uomo.

Sintomi. «La persona che si ferisce con un corallo di fuoco avverte forte bruciore e dolore», spiega Maria De Giacomo , tossicologa al centro antiveleni del Policlinico Agostino Gemelli di Roma. «Subito dopo si formano piccole ustioni e talvolta un rash orticarioide. In qualche caso si può andare incontro anche ad astenia, agitazione, difficoltà a respirare, nausea, vomito. Tali sintomi possono essere complicati da ferite provocate da incrostazioni calcaree che possono causare sovra-infezioni con febbre anche molto alta e linfangite. L’ intossicazione, se non curata, può portare alla morte ».

Terapia. «Se si viene colpiti dalla sostanza irritante di un corallo di fuoco bisogna subito cercare un medico», spiega De Giacomo. «L’intervento immediato dovrebbe mirare ad asportare, possibilmente con un coltello dalla parte non tagliente, sia gli eventuali tentacoli del corallo attaccati alla cute e i frammenti calcarei, sia i filamenti velenosi (in realtà invisibili a occhio nudo). Subito dopo si deve lavare la ferita con acqua di mare, non dolce, e ricoprirla con pomate cortisoniche, antistaminiche e antibiotiche. In caso di lesioni molto estese si consiglia la somministrazione di antibiotici per via generale. Se subentrano difficoltà respiratoria e ipotensione, si passa ad antistaminici e corticosteroidi per via parenterale. In rarissimi casi di shock anafilattico sarà necessaria un’assistenza cardiorespiratoria».

Guarigione. La prognosi è estremamente variabile e va da qualche giorno a mesi in relazione alla gravità delle lesioni, all’entità della reazione individuale e all’ instaurarsi di sovra-infezioni.

Precauzioni. Nei mari in cui vive il corallo di fuoco, i sub dovrebbero sempre immergersi con pinne e guanti anche durante lo snorkeling e prestare estrema attenzione nei movimenti sott’acqua.

In Mar Rosso è assolutamente vietato immergersi con i guanti, proprio per evitare che ognuno  si porti a casa un pezzo di corallo!! Quindi girateci al largo e non rischiate nulla

DEDICATO AGLI SNORKELISTI

Molti non avendo brevetti sub, si dedicano allo snorkeling.

Ecco un bel filmato che illustra molto bene quello che è possibile vedere facendo del semplice snorkel

Il filmato si dilunga troppo nelle parti precedenti e seguenti la snorkelata, ma la parte interessante è di ottima qualità e merita senza dubbio!

Buona visione!

PESCI DEL MAR ROSSO: IL PESCE PAPPAGALLO

Ogni inverno migliaia di turisti abbandonano la fredda Europa per rifugiarsi a più miti latitudini. Alcune delle mete preferite sono le coste del mar Rosso, Capo verde, Malindi e Zanzibar. Ci si sdraia sulle spiagge a prendere il sole, mentre i bambini costruiscono castelli di sabbia. Una delle attrazioni principali è proprio la sabbia: bianca, finissima, simile a farina. Molti pensano che sia portata verso il mare dai fiumi, ma non è così. Questa sabbia è di origine corallina e viene prodotta dal pesce pappagallo.

Questo strano pesce possiede un becco, formato dalla fusione dei denti anteriori, con il quale raschia le rocce del fondo marino. Si ciba di alghe e di piccoli molluschi, come quelli che formano il corallo. Con i denti tritura il tutto che poi viene ingerito. Qualche ora e quel che viene espulso è una sabbiolina fine che galleggia nell’acqua e viene trasportata dalle onde fino a riva.

Il processo è molto lento. Un esemplare di pesce pappagallo può produrre un chilo di sabbia all’anno. Il suo lavoro inarrestabile e i secoli hanno fatto il resto.

Durante la notte il pesce pappagallo si ricopre di uno strato di muco per non essere fiutato dai predatori

Un’altra caratteristica bizzarra di questo pesce è che durante la notte, per schermare il suo odore ai predatori, si avvolge con uno strato di muco. Questa barrierea viene prodotta da alcune ghiandole poste sotto le branchie. Sostanza che al mattino galleggia in superficie, verso riva.

Meglio non far sapere ai turisti l’origine delle meravigliose spiagge tropicali, potrebbero preferire i freddi inverni europei.

Tommaso Cinquemani

UNA FOTO AL GIORNO: IL PESCE NAPOLEONE