20 febbraio 2011
In onore delle manifestazioni che hanno costretto Mubarak alle dimissioni una piccola egiziana si chiamerà come il social network più famoso
Il web, si sa, ha avuto un ruolo determinante nelle rivolte scoppiate nelle ultime settimane in nordafrica. In Algeria prima, e in Tunisia, Egitto, Iran poi, i manifestanti hanno avuto modo grazie ai social network di organizzarsi, tenersi informati, far espandere il focolaio delle proteste, tenersi aggiornati sull’evolversi della situazione.
UNA BAMBINA DI NOME “FACEBOOK” – Una rivoluzione mediatica, e democratica, così importante che qualcuno, nel paese che fu di Mubarak, ha deciso di dare a sua figlia il nome “Facebook”. Un ventenne egiziano ha deciso di rendere omaggio in questa originale maniera a quel ruolo determinante assunto dai nuovi media nell’ambito delle manifestazioni scoppiate in Egitto e che hanno avuto come epicentro piazza Tahrir, nel cuore del Cairo. A dare la notizia è stato uno dei quotidiani più popolari del paese, Al-Ahram. Facebook Jamal Ibrahim si chiamerà la ragazza. La piccola ha già ricevuto molti doni da tanti giovani entusiasti per la sua nascita.

BOOM DEI SOCIAL NETWORK – In Egitto ci sono circa 5 milioni di utenti del social network fondato da Mark Zuckerberg, più di ogni latro paese africano o del Medio Oriente. Il mese scorso, in conocmitanza con le proteste, il numero degli iscritti è aumentato più del previsto. Dopo il 25 gennaio sono sorti 32mila nuovi gruppi e 14mila nuove pagine. Paradossalmente YouTube, Twitter, Google, o anche “fotocamera cellulare”, sarebbero stati nomi altrettanto efficaci da dare alla bambina. Sono i tanti protagonisti tecnologici delle manifestazioni. Ma è Facebook ad essere diventato il vero emblema di come i social media possano trasmettere un messaggio di libertà.