GLI AMANTI DEL NILO

1943, tunisia meridionale. gli eserciti dell’asse arretrano giorno dopo giorno sotto la pressione delle forze alleate. un giorno la giovane Anne Frendo, che vive a Bessariani insieme al padre, trova sulla spiaggia deserta il corpo di un aviatore francese. Con l’aiuto della zia archeologa, Anne intraprende un viaggio nel tempo per tentare di salvare il giovane soldato. Ritorna cosi’ a tre giorni prima, in un palazzo egiziano sulle rive del Nilo, dove gli ufficiali alleati stanno preparando l’offensiva in Tunisia. Tra loro riconosce l’uomo della spiaggia. Per cambiare il suo destino e salvarlo Anne ha una sola arma a disposizione: la seduzione.

Attori: EMMA DE CAUNES, BERNADETTE LAFONT, ERIC CARAVACA, JAQUES NOLOT
Registi: ERIC HEUMANN

Compralo online a 6 euro

UNA FOTO AL GIORNO: L’OCA DEL NILO

Uno splendido esemplare di Oca del Nilo fotografato in Olanda
dove sta minacciando la specie autoctona

Clicca più volte per ingrandire al massimo!

UN FUMETTO VIETATO: METRO DI MAGDY EL SHAFEE

Può una graphic novel essere stata ritirata dal mercato, semplicemente perchè accusata di fomentare la rivolta? Intervista a Chiarastella Campanelli della casa editrice il Sirente che ha portato in Italia la graphic novel “Metro”.

 

La copertina di METRO

Metro di Magdy El Shafee è una graphic novel che tratta l’essere disadattati in un mondo che non si riesce ad accettare. Ciò che salta agli occhi è soprattutto il tratto; ben distante da un un modello accademico, è a tratti brusco e/o addirittura violento. Pensate che sia stata una precisa scelta stilistica, oppure è intrinseco al modo di fare novel dell’autore?
Il tratto di Magdy è tagliente, deciso quasi ad incidere nella Cairo dei suoi giorni (2008) delle figure che vogliono con forza entrare nella vita della gente comune, svegliarle da quel torpore, da quell’essere “come anestetizzati” in un mondo che li schiaccia, non li fa sentire liberi eppure ci vivono ugualmente, (giustamente) sempre in cerca di portare a casa il pane giorno per giorno e non in cerca di una rivolta.
Lo stile di Magdy è entrambe le cose. Intrinseco al suo modo di disegnare e anche scelta stilistica: sentiva di imprimere un messaggio forte ai suoi concittadini.

Pur essendo un capace programmatore informatico di un certo successo, il personaggio principale – Mustafà – rimarrà consapevolmente o meno in Egitto. L’ultima carrozza della metropolitana non vede a bordo Shiab e Dina; rimasti sul marciapiede a guardarsi negli occhi.
Tragica fatalità del destino a cui non ci si può sottrarre o eventi necessari affinché venga a maturarsi una consapevolezza nei propri mezzi?
Non dimentichiamo che Metro è anche una storia d’amore, Shiab e Dina rimangono sul marciapiedi a guardarsi negli occhi finalmente consapevoli del loro amore e con un bagaglio di storie ed emozioni forti appena vissute tra le loro mani, troppo concentrati a scorgere nello sguardo dell’altro il loro amore per prendere quella metro.

Metro sembra essere un’opera in cui si cerca di dare una struttura organica di ciò che sarà, senza dimenticare ciò che è stato, tentando di dimenticare ciò che si è. Quale parte di questa affermazione pensate sia corretta e quale invece pensate non corrisponda alla verità?
Penso che la prima parte dell’affermazione non sia vera. Non si cerca di dare una struttura organica per il futuro, bensì si lanciano molti messaggi e stimoli. Le restanti due sono vere. Senza dimenticare ciò che è stato, tentando di dimenticare ciò che si è, oppure lo stato in cui si è.
Senza una lira (ci sono le lire anche in Egitto) e con un governo che costringe il miglior amico a fuggire con la refurtiva e in cui non si può andare al commissariato a denunciare l’assasinio del manager e il coinvolgimento nella corruzione di una importante figura di Stato, perché tanto non verrebbe niente, piuttosto incastrerebbe il povero Shiab.

Il caso Metro – intendendo il ritiro dalle edicole e la condanna del tribunale egiziano – risale al 2008. Possibile fomentare la rivolta, attraverso una graphic nobel?
Fomentare la rivolta forse no, ma invogliare i cittadini a rendersi conto delle ingiustizie, questo si. Ben rappresentativo è il personaggio di Wannas (il personaggio preferito di Magdy), un lustrascarpe che vive la sua vita elemosinando e arrangiandosi in mille piccoli lavoretti. Questo personaggio all’interno della graphic ha una escalation e alla fine morirà in una manifestazione.
L’invito di Magdy è alla dissidenza, vuole portare un esempio di come chiunque può reagire ad uno Stato malato.

Magdy el Shafee

Se la produzione artistica dell’Egitto stava producendo le avvisaglie del moto di rinnovamento, perchè noi occidentali abbiamo continuato ad inscatolare l’Egitto – e il nord Africa in generale – nel ritrito stereotipo nord Africano; sinonimo di miseria, bazar e deserto?
(domanda difficile) In Egitto lo spirito di rivolta non è nato nei primi mesi del 2011, non è stato un avvenimento inaspettato come il caso della Tunisia.
In Egitto le manifestazioni e il malcontento sono inziati nel 2006 dove già si vedevano manifestazioni e movimenti di piazza, sicuramente di carattere quasi privato; un centinaio di manifestanti accerchiati da 300 uomini della sicurezza.
Il movimento Kifayya (“Basta!”) è nato in quel periodo ma ne facevano parte solo persone dell’elite egiziana (intellettuali, letterati..ecc). Il 6 aprile 2008, anno della pubblicazione di Metro c’è stato il clamoroso sciopero del pane, dove chi era al Cairo in quel momento ha assistito ad una città deserta come neanche nei giorni di ramadan (mese santo del digiuno), uno sciopero bianco.
Perché noi occidentali non vogliamo mai accorgerci di quello che succede nel emisfero sud del mondo. Credo che sia un fatto di pigrizia, perché siamo anestezzati dai confort e dalle facilità della vita occidentali. Quello che penso è che la primavera araba che è scoppiata nei paesi arabi in questo periodo non può passare inosservata e forse farà capire e scoprire che il nord Africa non è solo bazar e deserto.

La collana “Altriarabi” della Editrice il Sirente nasce con l’intento di riuscire a scovare quel qualcosa d’altro che è sfuggito del mondo mediorientale. Allo stato attuale quanti encomi e quanti invece moniti avete ricevuto da parte del mondo editoriale e/o artistico istituzionale?
La collana Altriarabi sul panorama letterario italiano, ha un forte valore inedito: cerca di dare a chi già conosce il mondo arabo e ai curiosi un ventaglio di voci nuove, simili a noi più di quanto noi pensiamo, sebbene ricche di tutta la loro particolarità.
Ha ricevuto per il momento tanti encomi e apprezzamenti e nessun monito, ma purtroppo non bastano gli encomi a far funzionare le cose, il problema di tutti i piccoli editori è l’ultima parte della catena: la distribuzione ed essendo fuori dalla grande distribuzione i nostri libri non si trovano in tutte le librerie e sopratutto in quelle più grandi come Mondadori, Mel book e questo molte volte scoraggia gli acquirenti che dopo due tentativi desistono e non comprano il libro, i più tenaci alla fine ci chiamano disperati.

IL DRAMMA DEI MATRIMONI MISTI ARABO-ISRAELIANI

FONTE: LaStampa.it

Fareed, un uomo di 35 anni, mai avrebbe pensato, e con lui altri migliaia di egiziani, che un atto semplice come sposare la donna dei propri sogni, lo avrebbe trasformato in una sorta di eroe di una storia d’amore. Romeo e Giulietta è stato scritto alla fine del 1500, ma la recente decisione della Suprema Corte Amministrativa dell’Egitto di togliere la cittadinanza a coloro che hanno sposato donne israeliane, potrebbe costringere molte coppie ad impersonificare la versione moderna di questa tragedia.

Secondo la sentenza, non impugnabile, ogni caso deve essere considerato singolarmente prima di “prendere le misure necessarie per togliere loro la nazionalità”.

“Il matrimonio è amore e l’amore ha le sue regole, non conosce confini, nazionalità o politica. E’ un diritto umano che nessuna legge può negare”, spiega Fareed con amarezza. L’uomo racconta la storia del suo matrimonio con Nadia, una donna palestinese con passaporto israeliano. Vive in una piccola casa nel quartiere di Giza, al Cairo, con la moglie e i tre figli, Osama, 17, Noha, 14, e Noor, 8.

Pace tra Isreale e Arabi?
“Tutto ebbe inizio 20 anni fa. Mi sono laureato in tempi difficili, quando l’Egitto stava cominciando a ricostruire da zero la sua economia dopo la guerra. Trovare lavoro nella mia città natale, Tanta, non era facile in simili condizioni economiche e scarse opportunità.

La maggior parte dei miei colleghi hanno intravisto un futuro promettente a 610 km di distanza, in quella che è l’attuale penisola del Sinai – o ‘Terra di Fayrouz’, come piace chiamarla agli egiziani – nella città di Taba, l’ultimo territorio che l’Israele doveva restituire.” Nel 1988, una lunga controversia si concluse con la sentenza del collegio arbitrale internazionale a favore dell’Egitto. Fareed trovò un buon lavoro nel settore del turismo emergente nel Sinai, dove erano stati costruiti molti resort, hotel e villaggi di prima classe. Il governo egiziano ha istituito infrastrutture con ingenti investimenti e incoraggiato i giovani a lavorarci.

“Per me è stato un colpo di fortuna”, ha detto Fareed, “ho incontrato Nadia mentre lavorava per un’azienda internazionale di tour turistici. Indossava il velo e parlava il dialetto arabo-palestinese, sembrava una qualsiasi brava ragazza palestinese musulmana. Dopo averla conosciuta meglio, sono rimasto impressionato dalla sua natura laboriosa e ho deciso di sposarla e creare con lei una famiglia”.

Fareed non è stato l’unico a sorprendersi quando Nadia gli ha detto di essere cittadina arabo-palestinese di Israele, con passaporto israeliano. Anche i suoi genitori erano riluttanti ad approvare la sua decisione di sposarla. Nonostante considerassero Nadia e tutti gli arabi-israeliani come dei veri eroi, la futura sposa possedeva comunque il passaporto “nemico”.

“Il problema principale è che molti nel mondo arabo o non sanno nulla degli ‘arabi del 1948’ oppure hanno frainteso la situazione”, insiste Fareed. “Questi arabi si identificano come palestinesi, e Nadia proviene da una famiglia di commercianti di Abu Ghosh. Come la maggior parte degli arabi, si sono rifiutati di lasciare le loro terre dopo la guerra arabo-israeliana del 1948 e hanno preferito rimanere lì, resistendo alla tattica di Israele di trasferire le loro case in terre di proprietà statale. Hanno così ricevuto la cittadinanza israeliana,” ha raccontato.

Nel 2003 e dopo decenni di forzato spostamento che ha portato oltre l’80 per cento delle famiglie palestinesi ad andarsene, l’Ufficio centrale di statistica israeliano ha constatato che gli arabi residenti costituivano circa il 20% della popolazione di Israele.

Fareed ha dovuto affrontare enormi problemi e enorme stress psicologico prima e dopo il matrimonio con Nadia. “Avevamo deciso di vivere in Egitto, vicino a dove lavoro, visto che il trattato di pace firmato tra Egitto e Israele nel 1979, permetteva ai civili israeliani di attraversare il confine con l’Egitto come normali visitatori stranieri. Al contempo, gli egiziani potevano entrare e lavorare in Israele. Fino ad ora non ci sono dati ufficiali sui matrimoni tra uomini egiziani e donne israeliane. E visto che le autorità egiziane si rifiutano di fornire il numero esatto di simili, la speculazione dilaga.

I dati diffusi recentemente da un gruppo locale per i diritti umani stimano che ci sono almeno 17.000 uomini egiziani sposati con donne israeliane, in gran parte discendenti dagli “arabi del 1948”. Chi è contro la normalizzazione alza il numero a oltre 30.000, mentre l’Assemblea del Popolo riduce la cifra a 10.000. Il verdetto è basato su un articolo riguardante la cittadinanza, secondo il quale il governo deve revocare la cittadinanza a coloro che sono sposati con israeliane, o hanno effettuato il servizio militare, oppure abbracciato il sionismo.

La coppia ha cercato di scoprire la ragione di questo sfratto improvviso, ma la polizia ha rifiutato di fornire loro alcun dettaglio. Così Fareed ha contattato uno zio, ufficiale militare in pensione, e dai suoi contatti nella polizia si è scoperto che la presenza di Nadia era considerata una minaccia alla sicurezza nazionale.

Pace tra Isreale e Arabi?
“Finora a mia moglie è stato negato il visto per entrare in Egitto. Non capisco perché 37.000 turisti israeliani, che rappresentano circa il 2 per cento del totale del turismo in Egitto, sono stati autorizzati senza problemi a passare le loro vacanze sulle rive del Mar Rosso, mentre un migliaio di donne arabe israeliane sposate con uomini egiziani vengono espulse per motivi di sicurezza”, mi ha spiegato Fareed.

La maggior parte di queste coppie non ha molta scelta. Sono costrette o a rimanere in Egitto, a costo di destabilizzare la famiglia per l’assenza della madre, oppure a spostarsi in Paesi come Stati Uniti, Australia, Canada, o addirittura in Israele. La maggior parte delle coppie miste ha scelto proprio quest’ultimo come nuova residenza.

“La società ebraica ha elementi razzisti che non tollerano nè arabi nè musulmani. Hanno anche incoraggiato l’emigrazione dei cittadini arabi verso altri paesi. La discriminazione risulta risulta evidente dal fatto che arabi ed ebrei studiano in scuole separate, vengono curati in ospedali diversi, e i cittadini arabi ricevono meno risorse”.

Un sondaggio effettuato dal Centro israeliano contro il razzismo nel 2008, ha rivelato che il 75% degli israeliani non sarebbero d’accordo a vivere in un edificio dove alloggiano anche residenti arabi. Il 60% non accetterebbe visitatori arabi nelle proprie case e circa il 40% sostiene che agli arabi andrebbe tolto il diritto di voto. “Si tratta di una esecuzione morale per me”, ha affermato Fareed: “Non ho commesso alcun crimine che meriti una tale brutale punizione, persino alle spie non viene strappata la nazionalità.”

Sebbene la maggior parte degli egiziani pensi che sposare donne israeliane sia un fenomeno nuovo comparso con la fase finale del trattato di pace di Camp David del 1979 tra Egitto e Israele, gli ebrei egiziani erano considerati una parte essenziale della società e non dei nemici. La popolazione egiziana ebrea contava 88.000 individui nel 1952, in occasione dell’ultimo censimento poco prima della rivoluzione egiziana.

Prima del conflitto arabo-israeliano in Palestina, i matrimoni tra egiziani musulmani ed ebrei egiziani erano comuni, soprattutto nelle aree urbane, dove c’era un’alta concentrazione di ebrei. Dopo lo scoppio del conflitto arabo-israeliano, essendo stati accusati di spionaggio, gli ebrei sono fuggiti per li pressioni della società egiziana.

Nel 1995, dopo cinque anni di matrimonio, il governo egiziano aveva rifiutato di concedere il rinnovo del soggiorno a Nadia, imponendole di lasciare il Paese entro poche settimane.

UN LIBRO IN SPIAGGIA: POIROT SUL NILO

Sul lussuoso battello da crociera Karnak, in navigazione sul Nilo il destino ha riunito un eterogeneo gruppo di viaggaitori. Tra di essi la personalità dominante è senz’altro l’affascinante Linnet Ridgeway, la ragazza più ricca d’Inghilterra, abituata a essere sempre al centro dell’attenzione. attorno a lei gravitano un fidanzato respinto e diversi accaniti ammiratori che se ne contendono i favori. Ciascuno dei personaggi ha però una sua storia e un suo segreto da custodire, accuratamente nascosto sotto una inappuntabile facciata di rispettabilità e di perbenismo da mostrare in società. In mezzo ai turisti c’è Poirot, una volta tanto in vacanza, ma anche questa volta il suo ozio è destinato a durare poco. A bordo del Karnak infatti, nel giro di poche ore si consumano ben due delitti e la tranquilla crociera di trasforma in una disperata caccia ad un assassino diabolicamente astuto.

Autore: Agata Christie

Formato: Tascabile
Pagine: 252
Lingua: Italiano
Titolo originale: Death on the Nile
Lingua originale: Inglese
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione 2002
Codice EAN: 9788804510093

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LA PREGHIERA DEI MUSULMANI NELLE NOSTRE CITTA’

Samir Khalil Samir

Leggo su “Asia News” un notizia sorprendente (15 marzo). In Francia un’organizzazione islamica ha chiesto alla Chiesa francese di poter pregare nelle chiese non utilizzate. In Francia i musulmani sono circa quattro milioni (alcuni dicono cinque) e ormai da molti anni per la preghiera del venerdì occupano le strade di varie città bloccando il traffico. Occupazione illegale che il governo finora tollera, ma che suscita nei francesi un forte sentimento anti-islamico. La Chiesa francese non ha ancora risposto, ma Asia News ha chiesto il parere al padre Samir Khalil Samir, che è assolutamente negativo.

Anche in Italia i nostri musulmani (da un milione a uno e mezzo) hanno preso questa abitudine ed è interessante conoscere cosa ne pensa il gesuita egiziano (professore all’Università cattolica di Beirut). Sintetizzo per gli amici lettori il suo lungo articolo, che si sviluppa in tre punti:

1)  La causa della richiesta è la mancanza di spazio nelle moschee, che  a Parigi sono 75 e assolutamente non bastano. Ma anche col doppio di spazio non basterebbero. Sta alla comunità musulmana risolvere il problema. Lo Stato e la Chiesa non c’entrano. Se non si vogliono suscitare reazioni negative nei francesi, bisogna riconsiderare anche la pratica piuttosto generalizzata dei sindaci di concedere dei terreni in enfiteusi (il più sovente per un euro all’anno) per la costruzione delle moschee, che poi vengono costruite con aiuti dall’estero.

2)  Secondo problema: bloccare le strade (in genere vicino alle moschee) per la preghiera e deviare il traffico. In Francia, questa situazione è riconosciuta come totalmente inaccettabile da tutte le persone ragionevoli, indipendentemente dal principio di laicità. Lo diventa ancora di più se si tiene conto del fatto che questa eccezione non ha più nulla di eccezionale, dal momento che si ripete ogni venerdì.  E dal momento che non si applica che a una religione precisa, l’islam.

Ma se un gruppo di cristiani volesse pregare di fronte a una moschea?? Troverebbe tolleranza??

L’impressione di molti è che si tratti di una “invasione” di territorio, una specie di “conquista” del territorio nazionale da parte dei “musulmani”. Non ci sono motivi per giustificare queste occupazioni. I musulmani sono in parte responsabili dell’islamofobia che tende ad allargarsi in tutta l’Europa. E sta ai musulmani stessi risolvere il problema.

La stessa cosa avviene non solo in Francia, ma anche nei paesi islamici, il venerdì a mezzogiorno quando è l’ora della preghiera. Il problema non è solo dell’Occidente, ma dell’islam. Se i cristiani dovessero riunirsi tutti a mezzogiorno di domenica per pregare, le strade delle città sarebbero completamente bloccate. Nessuna chiesa potrebbe contenerli. Ma la Chiesa ha istituito anche la S. Messa del sabato sera, valida per la celebrazione della domenica, quando di S. Messe ce ne sono molte. E’ un problema interno alla comunità, che, se è viva, deve trovare delle soluzioni  per adattarsi al mondo, e non chiedere al mondo di adattarsi a lei!

3)  Mettere a disposizione le chiese vuote per le preghiere del venerdì. Proposta sorprendente. Le “chiese vuote” sono luoghi consacrati e non verrebbe in mente a un cristiano di utilizzarli per qualche cosa che non siano le funzioni sacre, o per la musica sacra – un’eccezione sempre possibile. Impensabile utilizzarle per celebrare un culto non cristiano. Inoltre, queste “chiese vuote” non sono destinate a restare vuote, ma al contrario a essere occupate non appena possibile da una comunità cristiana o da una comunità monastica, come accade sempre di più ovunque in Europa. Ora sembra difficile che un tale locale, una volta trasformato più o meno in moschea, possa essere “ripreso” e trasformato di nuovo in chiesa. Immaginiamo pr un attimo il contrario. Se in un Paese musulmano (l’Egitto o l’Algeria, per esempio) i cristiani autoctoni (in Egitto) o emigrati (in Algeria) chiedessero ai musulmani di cedere loro una moschea, dal momento che ne hanno tante, o di prestarla per la domenica, o solamente per le grandi feste cristiane: quale sarebbe la reazione dei musulmani?

La tolleranza deve essere reciproca! Accettare da una parte e non imporsi dall'altra.

Padre Samir conclude dicendo che in Europa deve stabilirsi fra cristiani e musulmani un rapporto basato sulla cooperazione, l’amicizia e la stima reciproca. Le due comunità religiose debbono fare dei passi in questa direzione. L’islam però, pone un problema all’Europa: non è vissuto semplicemente come una religione, ma anche come una cultura e una politica che penetrano in tutti i settori della vita quotidiana. Di conseguenza, ci può essere un conflitto di culture. L’Europa ha lavorato, per secoli, a separare religione e società, e tutto è segnato da una cultura cristiana secolarizzata. La comunità musulmana deve fare uno sforzo serio per accettare che il fenomeno religioso resti, per quanto è possibile, un affare privato. Più l’islam andrà in questa direzione, meno opposizioni troverà. Il che non significa affatto essere meno musulmani, ma esserlo in maniera diversa, più interiore. E poi aggiunge che il grosso sforzo da fare è nella formazione di imam francesi, che siano integrati nella cultura e nella mentalità francese, (o più largamente europea). Fino a che l’islam sarà culturalmente “arabo”, finché i musulmani pensano che per essere un vero musulmano bisogna riavvicinarsi alla cultura araba originaria, ci sarà malessere. Questa è la vocazione dei musulmani europei: creare un’interpretazione occidentale (francese, europea…) dell’islam, che armonizzi la fede e la spiritualità musulmane con la modernità occidentale, e cioè con la laicità e i diritti dell’uomo.

L’EGITTO NON GRADISCE LA DIGA SUL NILO VOLUTA DALL’ETIOPIA

Progetto da 6.000 mw, tre volte la potenza elettrica attuale

Roma, 21 mar. (TMNews) – ‘Etiopia ha annunciato che è prossimo l’avvio di un progetto per la costruzione di un grande impianto idroelettrico sul Nilo Azzurro nella regione occidentale del Benishangul, a circa 40 chilometri dal confine sudanese. Lo ha dichiarato il primo ministro, Meles Zenawi, specificando che l’impianto idroelettrico avrà una capacità di 6.000 MW, un valore tre volte superiore all’intera potenza elettrica in servizio nel Paese a fine 2010. L’Etiopia, infatti, con 76 milioni di abitanti, è dal punto di vista energetico tra i Paesi più poveri al mondo. La potenza elettrica installata a fine 2010 (quasi interamente idroelettrica) ammonta a 1.850 MW, e va considerato che la situazione ha subito un miglioramento, per quanto relativo, solo dall’inizio del 2010, quando sono entrate in servizio tre centrali idroelettriche per con potenza complessiva di 1.180 MW. L’annuncio del nuovo progetto di Benishangul ha provocato violente polemiche ed allarme in Egitto, che paventa il rischio di un impoverimento della risorsa idrica del Nilo, con grave danno per l’economia egiziana. Sulla base di trattati firmati negli anni Cinquanta, l’Egitto che, insieme al Sudan, controlla circa il 90% del corso del fiume, mantiene un potere di veto sulle decisioni prese in materia di acqua prelevata dal Nilo. Un accordo di cooperazione firmato nel maggio 2010 da Etiopia, Uganda, Ruwanda, Tanzania, Kenya e Burundi (e fortemente osteggiato da Sudan ed Egitto) mira però a superare questa situazione e a dar vita ad accordi regionali per consentire progetti da avviare anche senza il parere preventivo dell’Egitto. Secondo quanto è stato dichiarato dal primo ministro etiope, i timori espressi dai funzionari egiziani sono in ogni caso “privi di fondamento” perché “si tratta di un progetto energetico, dove l’acqua viene usata e poi ri-immessa nel fiume” e che quindi “non pregiudicherà la portata a valle del fiume”. I lavori della nuova diga sul Nilo dovrebbero essere avviati a metà di quest’anno e concludersi per la fine del 2016.

LA UE CONGELA I BENI DI MUBARAK

Bruxelles, 21 mar. – (Adnkronos) – Via libera alle sanzioni Ue contro l’ex presidente egiziano Hosny Mubarak. I ministri degli Esteri dell’Unione Europea riuniti a Bruxelles hanno deciso il congelamento di “tutti i fondi e delle risorse economiche di proprieta’ o controllate da persone identificate come responsabili dell’appropriazione indebita dei fondi pubblici egiziani”. La decisione, si legge in una nota del Consiglio affari esteri, riguarda “una lista di 19 persone, incluso l’ex presidente Hosny Mubarak”.

I CINGUETTII DELLA RIVOLUZIONE DIVENTANO UN LIBRO

Non sarà stato solo Twitter ad alimentare le rivoluzioni nordafricane ma di sicuro il sito di microblogging ha saputo raccontarle in presa diretta con un’immediatezza che i media tradizionali non sono in grado di eguagliare. Tanto che ora qualcuno ha deciso di fissare sulla carta quei cinguettii di rivolta e libertà, quanto meno per quel che riguarda l’Egitto. Uscirà infatti il 21 aprile, edito dalla OR Books, Tweets From Tahrir, il racconto delle manifestazioni che, dopo aver invaso la piazza centrale del Cairo, hanno portato alla cacciata del presidente Hosni Mubarak. Tutto rigorosamente a blocchi di 140 caratteri. 

Il volume infatti comprende esclusivamente i messaggi dei manifestanti postati tra gennaio e febbraio, ovvero nel pieno delle dimostrazioni. A curare la raccolta due attivisti, Nadia Idle e Alex Nunns, che hanno proposto l’idea del libro alla casa editrice. “All’inizio ero piuttosto scettico – commenta al New York Times Colin Robinson, responsabile della OR Books – perché pensavo che il materiale sarebbe stato molto frammentario. Invece alla fine dà una rappresentazione molto coerente di quello che stava accadendo”.

Un mosaico fatto dai tanti giornalisti-cittadini (o cittadini-gionalisti) che riferivano online quanto vedevano o provavano in tempo reale. Con frasi anche molto drammatiche. “Siamo a un momento critico. La controrivoluzione sta reagendo con tutta la sua potenza. Se non vinciamo raccoglierete i nostri corpi dalle pattumiere”, scriveva ad esempio @3arabawy, riferendosi alle forze governative mobilitate in piazza il 2 febbraio. O ancora, come pubblica il 25 gennaio TravellerWMohamed: “La polizia ci tira addosso le pietre mentre noi alziamo le braccia. Noi siamo indifesi, loro armati dalla testa ai piedi. Noi siamo forti, loro deboli”.

L’idea di fissare in un “instant book” il magma ancora rovente prodotto dalle rivoluzioni nordafricane sui social media l’aveva già avuta anche una piccola casa editrice italiana, Quintadicopertina, che insieme a Voci Globali recentemente ha pubblicato un libro elettronico sulla rivolta del Gelsomino in Tunisia. “Settanta chilometri dall’Italia” ripercorre gli eventi che hanno portato alla caduta di Ben Ali attraverso le testimonianze online dei tunisini.

Il libro uscirà al momento negli Stati Uniti, ma probabilmente verrà distribuito e tradotto anche in Europa

LA CHIESA COPTA ACCETTA DIALOGO CON I FRATELLI MUSULMANI

La Chiesa copta ortodossa d’Egitto accoglie favorevolmente l’iniziativa della guida suprema dei Fratelli musulmani, Mohamed Badie, per l’avvio di un dialogo diretto con i giovani cristiani. Ne ha dato l’annuncio il vescovo di al-Maasara e Helwan, Anba Basanti.

La comunicazione del vescovo arriva in contemporanea con quella dei responsabili del partito in costruzione dell’Unione del Partito della Gioventù Cristiana, per la convocazione di un nuovo sit in davanti al palazzo della televisione (noto anche come Palazzo Maspero), per venerdì 25 febbraio.

La manifestazione proseguirà fino a quando non saranno soddisfatte tutte le richieste del nascente partito riguardanti l’arresto e la condanna dei responsabili dell’attacco che portò all’incendio della chiesa della Vergine, di Atfih, nel villaggio di Soul, nel comune di Helwan, a sud del Cairo,il 5 febbraio. “Diamo il benvenuto a tutti gli sforzi per la pace e l’amore nel mondo – ha dichiarato all’agenzia MENA il vescovo Basanti – e soprattutto nella nostra amata nazione, l’Egitto.”

UNA FOTO AL GIORNO

3 gennaio 2004 Tragedia dell’aria nei cieli dell’Egitto: un charter con 148 persone a bordo è precipitato nelle acque del Mar Rosso. I passeggeri sono tutti morti. Le vittime sono 133 turisti francesi e tredici egiziani: sei membri dell’equipaggio e sette membri dell’equipaggio di riserva

Se vuoi leggere l’articolo inerente a questa tragedia, pubblicato su questo blog clicca qui.

Nelle foto il monumento in ricordo alle vittime, eretto al Fanhar.

AIUTACI A FINANZIARE IL CANILE DI SHARM!

Nei giorni scorsi ti ho parlato del canile di Sharm, un canile appena avviato da un gruppetto di italiani con l’intento di salvare tanti cani (molti cuccioli) dalla fame e dal randagismo.

Cosa puoi fare per darci una mano?? Una volta ogni 3 o 4 settimane organizziamo un’asta nella quale vengono battuti oggetti vari che anche tu puoi portarci per aiutarci a finanziare il canile! Un libro, un DVD, un CD, un regalo di Natale non gradito, qualsiasi cosa, possibilmente nuovo o comunque in ottime condizioni! Metti un oggetto in valigia e consegnalo a Egittiamo Caffè di Naama Bay o a Roma Antica al Delta Sharm.

E se sei in vacanza a Sharm nel giorno dell’asta partecipa, fai le tue offerte sapendo che quei soldi verranno spesi per finanziare il canile!

Se vuoi leggi qui sotto l’intero articolo con cui ho parlato di questa iniziativa!!

Leggi l’articolo sul canile di Sharm

SOLO IN ITALIA QUASI TRE ANNI PER UN RIMBORSO SACROSANTO!!

Il Giudice di Pace di Imperia ha condannato una agenzia di viaggi di Sanremo per ‘Danno da vacanza’.

L’agenzia, come scrive oggi La Stampa, non aveva comunicato a una coppia di clienti imperiesi il cambiamento di orario per la partenza dell’aereo da Malpensa.

I fatti risalgono al 2008. Quando la coppia era arrivata all’aeroporto della Malpensa, da dove doveva partire il loro aereo per Sharm El Sheik, il velivolo era già decollato e la vacanza è saltata. Per il Giudice la colpa è esclusivamente dell’agenzia, che dovrà restituire le somme versate dalla coppia ed a pagare i danni dovuti al contrattempo.

22 MARZO: GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ACQUA

Il mito delle guerre per l’acqua

Il mito delle guerre per l'acqua

Il 22 marzo è la Giornata Internazionale dell’Acqua. Una risorsa sempre più scarsa a causa dell’esplosione demografica, fino a rappresentare un “casus belli” in varie zone del mondo. Ma il futuro sarà davvero costellato di conflitti per l’acqua? Per i media sì, per gli esperti no. La cooperazione è la soluzione.

1. Nilo (Egitto ed Etiopia), Tigri ed Eufrate (Turchia, Siria ed Iraq), Danubio (Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia), Mekong (Cina e Paesi dell’Indocina), Indo (India e Pakistan), Colorado (Stati Uniti e Messico), Okawango (Namibia e Botswana), Canepa (Ecuador e Perù).

I fiumi, da sempre fonte di vita, nei suddetti casi sono anche fonte di discordia. Si stima che al mondo vi siano oltre 262 bacini fluviali condivisi tra più Stati e, salvo rare eccezioni, quasi ovunque la domanda è sempre la stessa: a chi appartiene l’acqua?

Non c’è una risposta univoca. L’acqua non rispetta i confini nazionali, anzi in molti casi li stabilisce. Quasi sempre le sorgenti di un grande fiume si trovano in un paese diverso rispetto alla foce, gli affluenti si diramano in altri stati ancora mentre lo sfruttamento idrico a monte condiziona enormemente la portata d’acqua a valle. Per cui ciascun Paese, a seconda che si trovi a monte o a valle di corso d’acqua, accorda la sua preferenza ad un criterio diverso per definire la questione. In compenso c’è una letteratura sempre più copiosa sugli episodi di velata o aperta ostilità che nel corso del tempo hanno visti protagonisti Stati rivieraschi. Non a caso nel 1995 il presidente della Banca Mondiale aveva dichiarato che le guerre del prossimo secolo saranno combattute per l’acqua, e il caso del Nilo (più volte l’Egitto ha minacciato azioni belliche contro gli Stati a monte) è forse l’esempio più emblematico delle tensioni che possono nascere in previsione di una crescente scarsità di tale risorsa

L’acqua appartiene alla natura e tocca all’umanità (fino a prova contraria fa anch’essa parte della natura e non ne è padrona) garantirne l’accesso e l’utilizzo razionale, nel rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani. Ma il diritto degli Stati sovrani non è dello stesso avviso. Attualmente, solo l’Ecuador ha affermato nella propria costituzione la tutela dell’ambiente come bene comune. Nessun altro Stato al mondo ha riconosciuto la tutela della natura come fine ultimo dell’azione generale, al pari, ad esempio, del diritto al lavoro o alla salute.

Al contrario, l’affermazione della sovranità sui corsi d’acqua rimane ancora oggi, nel mondo dell’economia globalizzata, l’espressione più forte e autorevole della sovranità statuale, intesa come controllo legittimo di un territorio e dello sfruttamento delle sue risorse. E nessuna risorsa come l’acqua è in grado di alimentare tensioni o di garantire uno sviluppo armonioso tra Paesi e tra comunità di uomini.

L’ecopolitica, ovvero la governance geopolitica e strategica delle risorse naturali, è sempre stata un dossier sensibile e vulnerabile per la gestione del potere degli Imperi. Anche nell’ultimo tra gli imperi territoriali in ordine cronologico, l’Unione Sovietica, si sono registrati numerosi casi di rivolta contro i Soviet locali per la cattiva gestione delle risorse naturali, in particolare quelle d’acqua.

Lo scenario temuto dagli esperti di “idropolitica”, nuova branca della geopolitica, prevede conflitti per il controllo dell’acqua (“idroconflitti”) che faranno impallidire quelli scatenati dalla ricerca spasmodica del petrolio, di cui, paradossalmente, la medesima area geografica possiede il 60% delle risorse mondiali. Non è un caso che si parli già di “acqua in cambio di pace”.
I principali fiumi contesi nell’area sono, e saranno sempre più, il Nilo, il cui bacino idrografico interessa dieci nazioni dell’Africa Orientale; il Giordano, che attraversa Libano, Siria, Israele, Territori palestinesi; il Tigri e l’Eufrate, che nascono entrambi in Turchia, attraversano il territorio siriano e si congiungono in Iraq prima di sfociare nel Golfo Persico con il nome di al-Shat el-Arab.Con 400 milioni di abitanti, pari al 6% della popolazione mondiale, e circa 200 miliardi di metri cubi di acqua l’anno, Nordafrica e Medio Oriente rappresentano la zona piu’ sensibile alla questione acqua a livello planetario: tenendo presente che in media un milione di persone necessita di due miliardi di metri cubi di acqua l’anno, il fabbisogno idrico della popolazione nordafricano-e’ soddisfatto solo per un quarto.

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LEGGI TUTTO L’ARTICOLO

QUANDO RIAPRIRA’ LA BORSA EGIZIANA??

Le autorita’ egiziane annunceranno in settimana la riapertura della Borsa Valori del Cairo, chiusa fin dalla fine di gennaio. Lo ha reso noto la televisione di Stato che citava il premier Essam Sharaf. Sono ormai trascorse oltre sette settimane da quando la Borsa egiziana ha sospeso le contrattazioni a seguito dei disordini scoppiati il 25 gennaio scorso e colminatri l’11 febbraio con la caduta del regime di Hosni Mubarak .

UNA FOTO AL GIORNO: VENDITORE DI SPEZIE A OLD MARKET

Fatta quasi per caso ieri a Sharm, questa foto mi piace parecchio!!

Eheheehh che vitaccia…….

Aspettando che tornino i turisti

Clicca per ingrandire!!

FLICKR SOTTO ACCUSA PER UN EPISODIO AVVENUTO IN EGITTO

Negli scorsi giorni, in Egitto è avvenuto un fatto insolito, che torna a far parlare della censura sul Web. Anche se ci sarebbe stata una smentita da parte di Flickr (il sito accusato di censura) il dubbio resta, anzi qualcosa in più di un semplice dubbio.

Infatti, sembrerebbe che un blogger egiziano sia venuto in possesso di contenuti multimediali di una certa rilevanza politica. Infatti in queste foto, sarebbero riportate testimonianze choc sui disumani trattamenti ordinati negli anni dal presidente egiziano Hosni Mubarak. Le foto avrebbero una notevole importanza, dato che sarebbero impossibili da smentire, visto che le prove proverrebbero dal quartier generale della polizia di stato a Nasr City. In un dischetto, sarebbero arrivate al blogger Hossam Arabawy, delle foto compromettenti per il governo egiziano.

Il blogger in questione avrebbe inserito le foto su Flickr che sarebbero state prontamente rimosse dallo staff del popolare sito di hosting.

Le motivazioni addotte da Flickr sono poco convincenti visto che secondo Arabawy, lo staff di Flickr avrebbe contattato l’utente per avvisarlo che le sue foto violavano le linee guida interne al sito.

Flickr censura

Per giustificare l’accaduto Flickr ha rilasciato un comunicato ufficiale: “Le immagini in questione sono state rimosse perché non sono frutto del lavoro dell’utente … come stabilito dalle linee guida della nostra community, gli utenti di Flickr devono condividere foto o video originali che siano stati creati da loro stessi. Flickr non è un luogo di archiviazione delle immagini, ma un posto dove sia possibile condividere contenuti originali”.

Motivazione veramente poco plausibile visto che Flickr è pieno di album fotografici con foto non originali, provenienti da Google Images!

IL CANADA AIUTA I GIOVANI EGIZIANI

Lawrence Cannon

(AGIAFRO) – Il Cairo, 18 mar, – L’Agenzia canadese per lo sviluppo internazionale ha avviato un progetto pilota da 11 milioni di dollari per favorire l’occupazione giovanile in Egitto. L’annuncio e’ stato dato dal ministro degli Esteri del Canada, Lawrence Cannon, di ritorno da una visita ufficiale nel Paese nord africano. Cannon ha spiegato che “con questo progetto i giovani egiziani acquisiranno le competenze necessarie per avviare imprese nel settore manifatturiero e commerciale”. Durante il suo viaggio, Cannon ha avuto l’occasione di incontrare membri del governo egiziano e della Lega araba per i quali, ha riferito il ministro, “l’occupazione giovanile e la lotta contro la disoccupazione sono due sfide fondamentali per realizzare il progresso economico, sociale e economico del Paese”.

SOSTIENI LA LIBERTA’ – VISITA L’EGITTO

A Giza davanti alle Piramidi siamo in quindici persone in tutto. Il piazzale antistante la biglietteria, normalmente strapieno e vociante di turisti come descritto nei romanzi di Nagib Mahfuz, è deserto. L’agenzia turistica locale che doveva organizzare il tour con partenza dal centro del Cairo ha rinunciato all’ultimo momento perché ero il solo richiedente. Tutti, come Sabri che vende riproduzioni di papiri e maschere funerarie, aspettano il ritorno dei turisti come si attende la pioggia dopo un periodo di siccità.
Il periodo di “vacche magre” per il turismo che vale l’11,5% del Pil egiziano e che nel 2010 ha portato 13 miliardi di dollari nelle casse dello stato, è iniziato il 25 gennaio, data d’inizio della protesta a Piazza Tahrir.
La situazione è grave anche sul fronte occupazionale perché un egiziano su sette lavora nel settore turistico e ogni anno arrivano in Egitto 14,2 milioni di visitatori. Una manna che oggi ha cessato di cadere, almeno per ora.
I dati parlano chiaro: nel mese di febbraio solo il 20% di 1,2 milioni di visitatori previsti è arrivato (cioè mancano all’appello 960mila turisti) anche se il neo ministro del Turismo, Mounir Abdel Nour, dà prova di ottimismo affermando che la «ripresa è in corso». Le camere degli hotel sono occupate appena al 18% del totale, una quota insufficiente a pagare i costi di gestione.
Molti camerieri, come Amr Ramadan, 28 anni, divorziato con una figlia a carico, hanno lasciato il posto negli hotel e ora fanno i tassisti improvvisati a cui bisogna indicare la strada.
Il Museo egizio del Cairo è aperto sotto sorveglianza dei militari. Un blindato all’ingresso fa capire che altri furti e saccheggi non verranno permessi, come quello clamoroso avvenuto nei giorni della protesta, sebbene l’Unesco abbia lanciato l’allarme sulla sicurezza dei musei e dei siti archeologici egiziani invitando il governo a fare di più.
Davanti alla sala che conserva gli ori funerari e la maschera di Tutankamon un ufficiale dell’esercito controlla la situazione con discrezione mentre militari armati di mitra pesante passeggiano nei corridoi. Gentile un soldato mi suggerisce di non perdermi la vista della biga del faraone, un gioiello militare dell’epoca, un carroarmato ante-litteram.
Un raro turista mi racconta che giunti al negozio del museo dove si vendono i souvenir la loro guida li ha consigliati di non acquistare niente lì perché gli introiti di quel business vanno a una società legata al precedente ministro del Turismo. Meglio andare a comprare nei piccoli negozietti vicini al museo dove si dà da mangiare alla gente che soffre. Piccoli episodi che danno l’idea di una società in fermento e in ribellione contro un sistema che bloccava qualsiasi inziativa privata senza appoggi politici.
La situazione economica in Egitto non è delle migliori anche perché le rimesse degli emigranti che pesano per il 5,8% del Pil sono in calo a causa dei rientri dalla Libia ed Europa. Senza questi due pilastri la crescita del Pil al 6% sarà solo un pallido ricordo.

Fonte Il Sole 24 Ore

Quindi facciamo nostro lo slogan che da tempo vi propongo: SUPPORT FREEDOM, VISIT EGYPT, ossia, sostieni la libertà, visita l’Egitto. In fondo noi europei con le attività in Egitto possiamo salire qando vogliamo su un aereo e tornare indietro, gli egiziani devono restare qui e sinceramente meritano di essere veramente aiutati dandogli la possibilità di lavorare, di progredire, di crescere, respirando il profumo di libertà che da troppo tempo non possono respirare,anzi, la maggioranza non ha mai potuto respirare il profumo della libertà!

UNA FOTO AL GIORNO

COLORI E SPEZIE

VOLI LOW COST DALL’ITALIA A SHARM?? FINALMENTE SI COMINCIA

La compagnia low cost Wind Jet ha annunciato che  dal prossimo 17 Aprile saranno operativi dall’aeroporto di Catania voli low cost per Sharm El Sheikh.

Wind Jet compagnia low cost italiana punta all’Egitto meta delle vacanze di molti italiani scegliendo Sharm El Sheikh come destinazione su cui puntare.

I voli low cost per Sharm rappresentano una nuova strategia di penetrazione del mercato per le compagnia Wind Jet, vendere un volo tipico di una vacanza con un volo low cost rispondendo a quelle che sono le esigenze di molti turisti che vedono i voli low cost come la miglior soluzione in termini di biglietti economici per raggiungere l’Egitto in particolare Sharm El Sheikh.

Questa strategia risponde alle nuove tendenze del mercato pacchetti vacanze dinamici in cui è il consumatore a crearsi il proprio pacchetto vacanza: scelta del volo low cost e prenotazione di un hotel in modo dinamico.

UN LIBRO IN SPIAGGIA : E DISSE

Erri De Luca è uno dei pochi scrittori italiani a raggiungere sistematicamente, con ogni libro, la cima delle classifiche. I risultati raggiunti in oltre vent’anni con una produzione vastissima che comprende romanzi, racconti, libri di poesie, opere di teatro e traduzioni, gli garantiscono l’incondizionata fiducia dei lettori. E questo vale anche per un’opera non facile, come il recentissimo «E disse» (Feltrinelli), arrivato questa settimana al secondo posto nella graduatoria dei best seller italiani. In un’ottantina di pagine De Luca riscrive la vicenda esistenziale di Mosè con una scrittura intensamente elegiaca che non cerca mai la complicità del lettore ma riesce a risvegliarne le emozioni.
Pur dichiarandosi non credente, non è la prima volta che l’autore napoletano sceglie come protagonisti dei suoi romanzi i personaggi dei testi sacri. Lo aveva già fatto ad esempio in «Penultime notizie circa Ieshu/Gesù» e «In nome della madre». In «E disse» Mosè è «il primo alpinista», colui che salì tre volte sul Monte Sinai. E al di là del significato religioso rappresentato dal Sinai, è evidente la passione quasi fisica di De Luca per la scalate: «Era allenato, rapido, il migliore a salire – scrive -. Il piede umano è una macchina che vuole spingere in su. Scalava leggero, il corpo rispondeva teso all’invito degli appigli, il fiato staccava sillabe di soffio seguendo il ritmo di una musica in testa. Il vento gli arruffava i capelli e sgomberava i pensieri. Con l’ultimo passo toccava l’estremità dove la terra smette e inizia il cielo». Ma nonostante questa abilità di rocciatore, quando viene ritrovato dai compagni Mosè è sfinito, «un corpo vuoto» incapace di ricordare. Ripete: «Chi sono?». Quella fatica, nelle parole di De Luca, assume il significato della sofferenza di un uomo che ha ricevuto il compito di guidare il suo popolo. E ubbidisce, consapevole della grandezza di chi gli impartisce i comandi. «E disse» è il verbo con il quale Dio detta il suo volere: fa, disfà, toglie e dà. Con la sua scrittura Erri De Luca riesce a rendere attuali avvenimenti persi nel tempo, e moderno il personaggio di Mosè, solo davanti alla grandezza di Dio.
E disse – Feltrinelli, pag. 89,  10,00

TUTELARE IL PATRIMONIO CULTURALE EGIZIANO

 

Irina Bokova

(AGI) – Bruxelles, 18 mar. – Il patrimonio culturale della Tunisia, dell’Egitto e della Libia deve essere tutelato. Il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha chiesto a tutti i partner dell’Organizzazione di intervenire in salvaguardia di musei, siti archeologici e biblioteche che “potrebbero essere vittime di approfittatori senza scrupoli” e bersaglio di vandali e ladri. Un team di esperti dell’Unesco andra’ in Egitto e Tunisia per valutare la necessita’ di assistenza, soprattutto nel settore della prevenzione del traffico illecito, e elaborera’ un piano d’azione per la protezione del patrimonio culturale a medio e lungo termine.
“Dobbiamo lavorare a stretto contatto soprattutto con i giovani per diffondere il messaggio che il patrimonio culturale della Tunisia, dell’Egitto e della Libia e’ intimamente legato alla loro identita’, e rappresenta anche un agente di comprensione interculturale e democrazia”, ha concluso Bokova.

CORAL BAY: UN SERVIZIO DI PIATTI STRAORDINARIO

Gli elaborati decori di un piatto (clicca x ingrandire)

Tiffani Boutique è un marchio esclusivamente italiano che crea e produce una vastissima gamma di articoli in ceramica, porcellana e maiolica per la tavola e la cucina, interno casa, per il giardino, il terrazzo e per ogni spazio aperto. La produzione Tiffani è classificabile in quattro macro categorie: servizi tavola, arredamento casa terrazza giardino, articoli regalo e liste nozze, profumi fragranze ed essenze. Il mondo Tiffani è adatto a persone che amano la propria casa, il proprio ambiente di vita, sensibili al gusto tipicamente italiano e amanti dell’artigianato italiano originale. I piatti in porcellana e maiolica, le pentole in acciaio porcellanato, gli accessori come posate e bicchieri della Tiffani, così i tavoli in ferro

La tazzina per il caffè

battuto e pietra vulcanica, i piani in porcellana decorata e smaltata, i vasi in ceramica, le colonne ornamentali, sono tutti oggetti d’arte che danno valore al luogo che vanno ad arredare: casa, giardino, terrazza, portico. La raffinatezza, l’eleganza, il buon gusto, il piacere dello stare insieme a tavola o in giardino, diventano motivo di fierezza e prestigio se l’ambiente è firmato Tiffani, il modo unico per imprimere allo spazio uno stile veramente mediterraneo e italico.

Un pratico vassoio

Decorare significa abbellire: pitture murali, bassorilievi e altorilievi, trompe d’oeil, carta decorata, legno decorato, seta decorata: un decoro trasforma un materiale o un oggetto, li rende vestiti, artisticamente decorosi, li sublima, dà loro un senso artistico compiuto, li fa vivere, li anima. La ceramica artistica decorata artigianale italiana di Tiffani è tutto questo: i vasellami in ceramica e porcellana vengono decorati a mano dagli artigiani decoratori e, dipinti a mano, questi anonimi oggetti prendono vita: i colori, le foglie autunnali, la lucentezza, il design delle forme, tutto rende l’oggetto unico, non copiabile, una delizia per gli occhi e per il cuore. Tiffani offre un’infinita possibilità di abbinare forme e decori dei suoi articoli in ceramica e porcellana e creare collezioni fantastiche, corredi da sogno, dare sfogo alla fantasia ricercando gli abbinamenti preferiti tra le numerose famiglie di decori

Olio&Aceto, Sale&Pepe

Si chiama Coral bay, e probabilmente il nome è stato dato a questo servizio traendo ispirazione dal famoso hotel di Sharm el Sheikh. Questo è il servizio che intendiamo proporvi oggi: piatti e sottopiatti, alzatine e vassoi. Ma non solo, orologi e lampadari, barattoli da cucina e cassettina per il pane! Tutti i pezzi sono decorati con una fascia azzurra sulla quale si alternano splendidi coralli rossi e una delicata trama che riproduce una rete da pesca. Il decoro di una corda corre tutto attorno al piatto e divide la parte bianca dalla parte decorata. Insomma, c’è da sbizzarrirsi per arredare con piatti e accessori una cucina o una tavola veramente elegante e intonata ad un’abitazione di Sharm!!

Nel sito trovate, oltre ovviamente una descrizione accurata di tutti i pezzi, una piantina dell’Italia nella quale vengono indicati, divisi per regione, i punti vendita dove acquistare questi oggetti. Eventualmente è disponibile anche l’acquisto online!

CIVITA PIU’ SRL
Via Civita Castellana snc
01030 Castel Sant’ Elia – Vt 

Centralino    0761/5931
Fax 0761/593238

E-mail: info@tiffani.it

Linkati al sito di Tiffani

Poco meno di 70 euro per l’orologio

HANNO VINTO DI GRAN LUNGA I “SI”


(Photomasi)

Elezioni a fine anno. Lo ha decretato il risultatato del referendum costituzionale che si è tenuto sabato in Egitto. Il 77,2% ha votato per il “sì”. Lo ha annunciato in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv di stato il capo della commissione elettorale. I “no” si sono fermati al 22,8%. Ai 45 milioni di aventi diritto si è chiesto di scegliere se approvare o meno il pacchetto di riforme costituzionali proposto da un Comitato di saggi insediato dal Consiglio militare supremo. La vittoria del “sì” consentirà ora l’organizzazione di elezioni parlamentari e presidenziali entro la fine dell’anno. Se avessero vinto i “no” la giunta militare sarebbe stata costretta a prolungare la scadenza dei sei mesi prevista a settembre, per il passaggio del potere nei mani di un governo civile. La riforma prevede la limitazione del numero di mandati presidenziali, l’allentamento delle restrizioni per candidarsi, il rafforzamento del controllo della magistratura sulle elezioni e l’abolizione del potere presidenziale di ordinare processi militari contro i civili.

LA PRIMA VOLTA – In coda talvolta per ore sotto il primo sole estivo, milioni di egiziani si sono recati ai seggi elettorali per votare sì o no al referendum sul pacchetto di dieci emendamenti alla Costituzione. Si tratta del primo voto del dopo Mubarak e del primo test per la transizione politica che dovrebbe portare ad un sistema democratico guidato da civili, passando per le legislative e le presidenziali. La giornata di ieri è stata segnata da tensioni, quando una folla inferocita ha impedito al leader del movimento del cambiamento Mohamed el Baradei di votare in uno dei quartieri più poveri del Cairo. L’affluenza, dopo decenni nei quali non raggiungeva mai il 40% dei votati, è stata massiccia, al punto che in alcuni governatorati i seggi continuano a rimanere aperti anche dopo l’orario di chiusura delle 19, (le 18 in Italia), per consentire a tutti gli elettori di esprimere il proprio voto. Il referendum sugli emendamenti riguardanti soprattutto la candidatura e il mandato del presidente della Repubblica hanno diviso il Paese fra i sostenitori del sì, di fatto i Fratelli musulmani e il partito dell’ex rais, il partito nazionale democratico, e i sostenitori della rivoluzione, giovani e partiti, e i copti, che invece preferiscono bocciare gli emendamenti per puntare a un testo costituzionale nuovo di zecca.

FRATELLI MUSULMANI – L’obiettivo della campagna per il sì è quello di assicurare stabilità al Paese, ma, dicono i suoi oppositori, anche quello di arrivare presto alle elezioni legislative, favorendo soprattutto i Fratelli musulmani, il partito del dopo Mubarak più forte e meglio organizzato sul territorio. Varie ong hanno denunciato un attivismo e una presenza martellante ai seggi di esponenti di Fratelli musulmani e anche nel seggio del quartiere di Moqattam, dove ha tentato di votare El Baradei la loro presenza era evidente. El Baradei, poco dopo l’aggressione, ha postato un messaggio su Twitter definendo i suoi aggressori teppisti. Secondo alcuni testimoni in strada, la banda di giovani scatenati era un misto di islamisti e di supporter del partito di Mubarak. L’atmosfera in altri seggi della capitale in mattinata era però molto diversa e festosa.

QUELLI DELLA PIAZZA – In file separate per uomini e donne, giovani si univano ad anziani nel confessare che votavano per la prima volta nella loro vita. «Certo che oggi voto, finora andare era inutile tanto il risultato già si sapeva», spiega Ahmed, studente di ingegneria all’università di Helwan, che ha votato in un seggio a Sayeda Zeinab, al Cairo, dove è tuttora forte la presenza dei sostenitori del Pdn. «Ho passato quinidici giorni a piazza Tahrir e sono decisamente per il no» spiega Ahmed. Dallo stesso seggio esce un gruppo di donne velate che spiegano di avere votato per il sì. «Vogliamo la stabilità e che l’esercito torni nelle caserme», dicono mentre passa una donna a bordo di un’auto, anche lei velata, che grida «votate no».

QUATTRO ANNI – Hanno partecipato al voto 18 milioni e 500mila votanti, i voti validi sono 18 milioni, di 14 milioni sono i “sì”». La novità più importante riguarda la durata del mandato presidenziale. Sotto Mubarak, il mandato durava sei anni ed era rinnovabile all’infinito. In base alle nuove norme si può essere eletti presidente per non più di due mandati di quattro anni ognuno. Il capo dello stato, in base al nuovo testo, è inoltre obbligato a nominare un vice, mossa che Mubarak, al potere per 31 anni, ha fatto solo a gennaio scorso, nominando il capo dell’Intelligence Omar Suleiman nel tentativo di sedare la rivolta. La riforma rende inoltre più semplice candidarsi alle elezioni presidenziali. Tre sono le possibilità indicate dal nuovo testo: il sostegno di 30 membri del parlamento, la raccolta di 30mila firme in almeno 15 governatorati rappresentativi di varie aree del paese, l’essere membro di un partito politico che ha almeno un rappresentante in parlamento. La commissione di esperti, per ora, non ha messo mano alle norme relative ai poteri del presidente, che per 31 anni hanno garantito, in pratica, l’onnipotenza a Mubarak. L’indicazione della commissione è che queste norme siano riscritte dopo le elezioni presidenziali e politiche, da parte del nuovo parlamento.

 

Fonte: Corriere della Sera

CERCO/OFFRO LAVORO – CERCO/OFFRO CASA

Da questa settimana, il mercoledì cerco e offro lavoro e il giovedì cerco e offro casa, due rubriche fisse nell’ambito del blog

Cerchi lavoro in Egitto?
Stai cercando nuovo personale italiano?

Da mercoledì, una volta a settimana pubblicheremo sul blog un post dedicato a chi cerca e offre lavoro

Importantissimo: noi della redazione del blog non facciamo da intermediari, non garantiamo ne assicuriamo nulla, pubblichiamo solo le vostre richieste!!

Se sei interessato a pubblicare un’inserzione scrivici a menevadoasharm@libero.it mettendo nell’OGGETTO della mail CERCO LAVORO oppure OFFRO LAVORO

Importante: Noi faremo semplicemente copia e incolla del testo della mail. Non elaboriamo il vostro testo, quindi non sperticatevi in ringraziamenti e richieste di consigli vari. Mettete il vostro curriculum, la vostra foto (se volete) la vostra mail o il vostro cellulare,  il vostro contatto FB, le vostre richieste….. insomma ripeto, noi facciamo solo copia/incolla della vostra mail!!!

Stessa cosa se avete da offrire lavoro. Elaborate voi il testo che volete vedere pubblicato!

Al giovedì invece CERCO OFFRO CASA
Anche qui, mail a menevadoasharm@libero.it OGGETTO Offro casa o Cerca casa e il testo dell’inserzione che volete far pubblicare

 

Riepilogo: scusate, ma per esperienza so benissimo che la gente non legge e poi mi ritrovo nei casini!!!

1) mail da inviare a menevadoasharm@libero.it
2) nel campo OGGETTO scrivere SOLAMENTE: CERCO LAVORO o OFFRO LAVORO oppure CERCO CASA o OFFRO CASA. In tal modo le mail non verranno cestinate per errore e ci agevolerai nell’impaginare il post!!!
3) Scrivi quello che ti pare, ma rivolgiti direttamente al tuo interlocutore! Noi non faremo altro che fare copia/incolla del testo della mail!!!! Non correggiamo, non suggeriamo, non modifichiamo. Se l’inserzione è idonea la pubblichiamo, altrimenti la cestiniamo. Molto semplice no??

Spero che l’iniziativa possa servire ad aiutare tanti lettori
a risolvere piccoli e grandi problemi!

SI O NO??? RISULTATO DEL REFERENDUM AL FOTOFINISH

«Ho votato “no” perché se si vuole cambiare bisogna farlo davvero e non bastano questi pochi emendamenti alla costituzione a cambiare la nostra vita politica dopo 30 anni di regime di Hosni Mubarak. Ho detto “no” anche per rispetto ai poveri ragazzi morti di piazza Tahrir che non hanno perso le loro vite per così poco» dice Hale che lavora in un albergo ed è in coda da questa mattina presto alla scuola elementare Fathaye Behiq in Via Ganad Hosny, una traversa di Akr sul Nil, per poter poi andare al lavoro.

Omar el Kayerm, 28 anni, musulmano, che vende carte telefoniche nel negozio poco lontano di Via Bustern, ha votato sì perché così hanno detto di fare i Fratelli musulmani. E lui si fida del loro giudizio visto che dal 1954 sono al bando, ma sono rimasti sempre con la povera gente, come lui che ha potuto istruirsi frequentando proprio una delle loro scuole, visto che quelle pubbliche sono un disastro. Heba, avvocato civilistico, 30 anni, invece ha votato no perché l’Egitto non si è messo in gioco per un po’ di cambiamento cosmetico della Costituzione: «La gente è scesa in piazza non per il pane ma per recuperare la dignità e ottenere la libertà e queste modifiche sono insufficienti». Anche Ramy, 42 anni ha votato no. «Sono tornato questa mattina da Berlino apposta per poter votare. Sono un imprenditore turistico, gestisco un resort a Marsalah sul Mar Rosso e ho la sede dell’ufficio qui al Cairo. Ho solo il 12% di presenze in albergo, due mesi buttati via per avere solo dei piccoli cambiamenti che non cambiano nulla? No, non ci sto proprio anche se venerdì ho ricevuto un sms sibillino da parte dell’esercito che diceva: “il referendum sugli emendamenti alla costituzione=democrazia”».

 

Ayah, 20 anni, studentessa musulmana di arte all’Università del Cairo, ma senza il velo, invece voterà sì perché è stanca di stare a casa e di non poter lavorare. «Ci vuole un po’ di stabilità e sicurezza in questo paese. I miei genitori hanno dovuto mettere le inferriate alle finestre, prima non c’era delinquenza. Io dico che è meglio qualcosa subito che niente domani».
Rafat, 27 anni, cristiano copto, lavora l’oro ma dal vestito usurato che indossa sembra proprio che non ci navighi nell’oro. Come tutti i suoi correligionari, voterà no per contrapposizione ai Fratelli musulmani che invece indicano di votare per il sì. Anche Mhamedd Nassrr, regista che sta pensando a un film sui moti di piazza Tahrir, voterà “no”. «E’ la prima volta che vengo al seggio perché le precedenti volte era solo tempo perso», per via dei brogli, fa capire. «Al Cairo i “no” sono la maggioranza ma fuori, nelle campagne i fratelli musulmani sono molti forti, condizionano la volontà delle persone e le forzano a votare sì». Anche Mohamud, 22 anni, che fa il pittore nella vita voterà “no” per il gusto di poter finalmente opporsi a qualcosa mentre Hussein, che fa il panettiere, voterà sì perché così tra sei mesi si va al voto legislativo o presidenziale dove vinceranno i Fratelli musulmani. Magdailene, invece, cattolica latina, («non siamo mosche bianche in Egitto, siamo molti anche se nessuno parla di noi») voterà “no” ma non nasconde la sua preoccupazione per il futuro dell’Egitto e dei suoi correligionari.

La fila per entrare al seggio è lunga duecento metri, cosa mai vista. Due poliziotti controllano l’ingresso, altri quattro con un militare sono di guardia all’interno del cortile della scuola elementare che ha dei murales che inneggiano all’amicizia dipinti alle pareti esterne. Si entra in un unico seggio che è un aula con la lavagna nera sullo sfondo di una parete. Tre banchi agli altri tre lati, ricevono a turno l’elettore che dopo aver mostrato il documento di riconoscimento dice il suo nome che viene scritto su un libro con accanto il numero della sua carta d’identità. Davanti a tutti (non ci sono cabine elettorali) prende una maxi scheda con un simbolo nero stampato sopra che vuol dire “non accetto”, e uno verde che vuol dire “accetto”. Così anche gli analfabeti, il 40% della popolazione, possono votare, applicando con una biro portata da casa un v di visto, non una x.
La scheda viene piegata e messa in urne di legno chiuse con il lucchetto e con una parete in vetro. Un dito della mano viene dipinto con l’inchiostro viola fosforescente per evitare il voto multiplo. In una confusione da stadio si esce. Questa sera i primi risultati per il primo storico referendum libero del nuovo Egitto.

UNA FOTO AL GIORNO

Buona giornata a tutti da Sharm

DERUBATA LA BANCA GENETICA EGIZIANA

Accelera la corsa a mettere in salvo tutti i semi del pianeta, custoditi nelle casseforti della biodiversità che sembrano essere in pericolo in diverse aree del mondo. Durante il recente sollevamento popolare contro il regime egiziano del dittatore Mubarak tuttavia c’è stato l’assalto alla Banca Genetica del Deserto Egiziano nel Sinai del nord, dove è conservata un’importante collezione di piante e frutta medicinale. I vandali hanno rubato equipaggiamento tecnico e danneggiato l’impianto di raffreddamento, distruggendo anche una gran mole di dati raccolti in più di dieci anni d’attività.

Le attrezzature sono sparite e il sistema di raffreddamento è stato distrutto. In Russia, la stazione sperimentale di Pavlovsk che conserva una delle collezioni più importanti d’Europa di frutti e bacche è a rischio chiusura per la lottizzazione del terreno. Per i depositi di semi del mondo, il cui compito è salvare l’agricoltura in caso di calamità naturale, ora c’è la necessità di “fare cassa” in luoghi sicuri, prima che episodi simili si ripetano. E la rete dei centri si è attivata.

In quella che è destinata a diventare la banca mondiale dei semi, lo Svalbard Global Seed Vault, situato nell’arcipelago norvegese è arrivato un carico di 50mila semi, trasferiti nelle tre camere di conservazione poste al termine di un tunnel lungo 100 metri, scavato in una montagna di roccia e ghiaccio. Il deposito sotterraneo delle Svalbard, inaugurato tre anni fa, custodisce già 600mila semi, ad una temperatura costante di -18 gradi.

Il nuovo carico ha integrato il suo patrimonio con alcuni rari fagioli di Lima e un cantalupo resistente alla ruggine, entrambi provenienti dall’International Center for Tropical Agriculture colombiano che finora ha inviato 3.600 varietà di semi. Dal Livestock Research Institute di Addis Abeba, in Etiopia sono arrivati semi per colture da foraggio e dall’Arizona sono stati spediti i semi di rare piante leguminose che una tribù di Navajo ha preventivamente sottoposto a benedizione in una cerimonia.

Il Dipartimento per l’agricoltura americano ha inviato semi di soia raccolti in Cina oltre un secolo fa e semi di Solanum chilense e Solanum galapagense, parenti selvatici del pomodoro, il cui materiale genetico è stato usato dal dipartimento e dall’università della California per creare pomodori ricchi di licopene e di beta-carotene. Il deposito sotterraneo delle Svalbard si avvia così a diventare “la rete di sicurezza per l’agricoltura mondiale”, come ha affermato Roland von Bothmer, genetista e responsabile della gestione dello Svalbard Global Seed Vault.

UN LIBRO IN SPIAGGIA: IL MANOSCRITTO DI SANTA CATERINA

Un mix di fantascienza e thriller esoterico nel romanzo del belga Willy Deweert, professore di retorica e scrittore per la prima volta tradotto in Italia.

Rizzoli propone un romanzo dello scrittore belga Willy Deweert dal titolo Il manoscritto di Santa Caterina (Le manuscrit de Sainte-Catherine, 2010), un thriller esoterico con forti venature di fantascienza. La storia si svolge in un futuro relativamente vicino e narra anche del rapporto uomo — Dio, un Dio che però può rivelarsi collerico e vendicativo.

Tutto inizia nel 2016 presso il monastero di Santa Caterina nel Sinai. Qui Hieronymus, monaco bibliotecario, riordinando una parte della vasta biblioteca trova, tra centinaia li volumi, carte, manoscritti e molto altro, un libro di una trentina di pagine. Rimane meravigliato e affascinato alla lettura del contenuto. Sembra sia stato scritto da Dio in persona. Non fidandosi degli altri confratelli decide di far leggere il manoscritto a un santo monaco copto che vive in un monastero sull’altra sponda del golfo di Suez. Ma durante il viaggio sarà ucciso e del manoscritto non si saprà più nulla. 

Successivamente l’azione si sposta nel tempo e nello spazio. Siamo nel 2018 a Cefalù, dove letteralmente vegeta il dottor Salvo D’Ambrosi. Un anno prima ha avuto un incidente d’auto nel quale è morta l’adorata figlia Flora. Quando però sul suo computer riceve un misterioso messaggio inviato proprio da Flora, si risveglia e, aiutato da una collega della figlia, decide di investigare sulle sue attività di giornalista. Poco prima di morire Flora doveva incontrarsi con un monaco. L’indagine si rivelerà molto pericolosa. I due dovranno affrontare un lungo viaggio alla ricerca della verità, un viaggio pieno di pericoli e di morte. Nel contempo l’umanità sarà terrorizzata da una serie di segni apocalittici, inviati da un Dio collerico e vendicatore…

Un brano dal testo. Dopo quattro giorni di cammino estenuante, nel cuore di un paesaggio frastagliato, la sera di lunedì 26 dicembre decise di passare la notte in una delle tante grotte scavate nella roccia. In tutto il giorno non aveva incontrato anima viva. Si sistemò il più confortevolmente possibile, aprì lo zaino e si rifocillò con un po’ di pane e formaggio. La riserva d’acqua cominciava a scarseggiare; l’indomani avrebbe raggiunto un pozzo dove avrebbe riempito l’otre. Stava per avvolgersi nella coperta quando percepì una presenza. Una sagoma si stagliò all’ingresso della grotta. La illuminò con la torcia: Maximos! Come aveva fatto a seguirlo? Non gli aveva mai visto un viso così astioso. «Allora ce la siamo squagliata!» La familiarità di quell’approccio non augurava nulla di buono. Hieronymos non provò nessuna inquietudine. Fissò il suo collaboratore.
«Cosa vuoi, Maximos?»
«Il tuo zaino.»
«E se rifiutassi?»
«In tal caso, peggio per te. Ne ho già viste abbastanza, provvederò da solo. Quello che hai nascosto sotto la tonaca quando cercavi il Panegirico di Efrem deve essere tanto prezioso, altrimenti non avresti rischiato la vita per portarlo Dio sa dove. Dammelo. Non costringermi a ucciderti.» Stupefatto, Maximos vide i tratti di Hieronymos trasformarsi, irradiare una luce sovrannaturale. Il vecchio bibliotecario sorrise e mormorò: «Sia fatta la tua volontà». Maximos raccolse da terra una pietra pesante e gli fracassò il cranio. Si impossessò del «Libro», afferrò il copricapo di Hieronymos, se lo calcò in testa e fuggì nella notte senza degnare di uno sguardo la sua vittima.

L’autore. Willy Deweert ha insegnato retorica nel collegio gesuita Saint-Michel di Bruxelles e vive in Belgio. Questo è il suo primo romanzo tradotto in italiano. Tra gli altri bestseller in Francia e in Belgio, ricordiamo Les allumettes de la sacristie, Mystalogia e Le prix Atlantis.

La quarta di copertina. Sinai, 2016: padre Hieronymos, il saggio bibliotecario del monastero di Santa Caterina, scopre per caso un antichissimo manoscritto di una trentina di pagine. Non corrisponde a nessuna opera conosciuta, e di lettura in lettura Hieronymos si convince della sua eccezionalità. Intende farlo esaminare a un santo monaco del monastero copto di Sant’Antonio, sull’altra sponda del golfo di Suez, ma non arriverà mai a destinazione. A Cefalù, Salvo D’Ambrosi, celebre chirurgo, vegeta in casa della sorella dopo aver perso la memoria nell’incidente d’auto in cui, un anno prima, è rimasta uccisa la figlia Flora, giornalista investigativa. Quando sul suo computer appare un messaggio lasciato da Flora, Salvo torna improvvisamente alla vita, e si interroga proprio sulla morte della figlia. Si è trattato di un attentato, legato alle inchieste di Flora? Tiziana, una collega giornalista, gli racconta che Flora avrebbe dovuto incontrare un sacerdote riguardo a un misterioso manoscritto. Per una strana coincidenza, anche quel sacerdote è morto. Salvo e Tiziana cominciano così un viaggio insanguinato alla ricerca della verità, tra l’Egitto e Washington, tra Panama e Heidelberg. Intanto, l’umanità è terrorizzata da una serie di segni apocalittici, inviati da un Dio collerico e vendicatore.

Willy Deweert, Il manoscritto di Santa Caterina (Le manuscrit de Sainte-Catherine, 2010)

Traduzione Stefania Ricciardi, Rizzoli, collana Rizzoli best, pagg. 363, euro 18,00

NON SOTTOVALUTIAMO I PROBLEMI CHE VERRANNO DAL NILO!

Il Burundi ha firmato l’accordo che cambierà l’assetto della spartizione delle acque del Nilo, ponendo un nuovo problema per il governo militare ad interim in Egitto. L’accordo, riporta l’agenzia Reuters, è stato rifiutato dal Cairo. Il ministro delle Risorse idriche, Hussein el Atfi, ha dichiarato che “il patto siglato non assolve gli stati firmatari dai loro impegni precedenti”. La spartizione delle acque de Nilo è stata oggetto di diatribe diplomatiche fin dal 1929, quando un accordo sponsorizzato dal governo inglese garantì all’Egitto il diritto annuale a 55,5 miliardi metri cubi sugli 85 miliardi che scorrono attraverso nel fiume più lungo del mondo.

Egitto e Sudan fanno la parte dei leoni nell’utilizzo delle acque del Nilo a discapito dei paesi limitrofi, dove però ci sono le sorgenti del fiume. Un incontro dei ministri delle Risorse idriche di Etiopia, Kenya, Uganda, Burundi, Tanzania, Repubblica democratica del Congo ed Eritrea nel maggio del 2010 si è concluso con la firma da parte di cinque ministri di un accordo sulla re-distribuzione delle acque del Nilo senza la firma di Egitto e Sudan. Per rendere operativo il patto, c’era bisogno di una sesta firma, giunta ieri dal ministro dell’Ambiente del Burundi, Jean-Marie Nibirantije, che in una conferenza stampa ha dichiarato che “ci sono molteplici progetti per aumentare la capacità idrica del Burundi e dei suoi vicini che saranno adesso implementati grazie alla firma dell’accordo”.

L’Egitto è quasi interamente dipendente dalle acque del Nilo. Il settore agricolo resta un asset fondamentale dell’economia del paese – vale il 13,5 per cento del pil. L’accordo dei paesi alla sorgente del Nilo aumenterebbe in modo rilevante i costi di approvvigionamento dell’acqua, innalzando i prezzi della produzione agricola e danneggiando la competitività dei prodotti egiziani sui mercati mondiali, un’ipotesi che nello scenario attuale fa tremare le autorità egiziane. In seguito alle rivolte la crescita per il 2011 è stata rivista al ribasso da 5.6 a 4 per cento.
La perdita di ulteriori posti di lavoro nel settore agricolo – che oggi occupa il 32 per cento della popolazione può indebolire ulteriormente il già fragile Egitto. Si aggrava anche il problema della disponibilità  pro capite di acqua: nel 2017 potrebbe non essere più sufficiente al fabbisogno egiziano, esponendo il paese a facili ricatti geopolitici.

QUESTA SERA DA EGITTIAMO CAFFE’!!!

Questa sera da Egittiamo Caffè:
TARTARE DI MANZO ALLE 10 SALSE
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Egittiamo Caffè, Naama Bay nella piazzetta dietro alla Carrefour


UNA FOTO AL GIORNO

Clicca per ingrandire questa splendida immagine dei monti del Sinai

RIAPRE ANCHE IL CLUB MED DI EL GOUNA

Con lo stabilizzarsi della situazione in Egitto e in Tunisia e sull’onda delle riaperture di entrambe le destinazioni da parte dei principali tour operator, anche Club Med si è rimesso in moto. Dopo aver riaperto il Villaggio a 3 Tridenti di Djerba La Douce, in Tunisia, e il Resort a 4 Tridenti di Sinai Bay, in Egitto, annuncia la prossima riapertura anche del Villaggio a 3 Tridenti di El Gouna, la seconda struttura egiziana dell’operatore.

Situato nel Golfo di Gabes, nel sud-est della Tunisia, il Villaggio La Douce, aveva chiuso i battenti lo scorso 16 gennaio e poco più di un mese dopo, il 26 febbraio, la sua riapertura è stata anche l’occasione per pubblicizzarne la recente ristrutturazione in versione più haut de gamme, ma sempre attenta alle esigenze di grandi e piccini con tutta una serie di servizi e attività di intrattenimento.

In Egitto, dopo la chiusura di entrambe le strutture Club Med il 1° febbraio, l’operatore ha disposto il 26 febbraio la riapertura del Villaggio a 4 Tridenti, con spazio a 5, di Sinai Bay, struttura da scegliere se, oltre alle acque del mar Rosso, si è interessati a più avventurose escursioni verso il deserto. La riapertura del Villaggio a 3 Tridenti di El Gouna, a nord di Hurghada, è prevista invece per il 19 marzo.

MA QUANTE ANALOGIE CON GESU’ !!!!

HORUS, IL DIO EGIZIO DELLA LUCE E DELLA BONTA’

  • fu annunciata la sua nascita alla madre dall’angelo Thot, che le comunicò anche che il figlio sarebbe stato concepito verginalmente

  • nacque in una grotta il 25 dicembre dalla vergine Iside, annunciato da una stella d’oriente

  • venne adorato nella grotta da pastori e da tre saggi che gli offrirono in dono oro, incenso e mirra

  • da bambino insegnò in un tempio

  • ebbe 12 discepoli

  • all’età di 30 anni fu battezzato nelle acque del NILO da una figura nota come Anup, che venne in seguito decapitato

  • combatté 40 giorni nel deserto contro Set

  • compì miracoli, come la resurrezione dei morti e la camminata sulle acque

  • fu chiamato il “Santo Bambino” ed era noto con molti nomi, tra cui: “La Verità”, “La Luce”, “La Vita”, “L’Unto Figlio di Dio” e il “Buon Pastore”, “L’Agnello”, “La Stella del Mattino”

  • Sapeva volare e cantare

  • Horus nacque a Annu, il “posto del pane”, come in lingua antica significava Bethleem, la “casa del pane”

  • fu crocifisso e dopo tre giorni risorse dai morti

  • viene rappresentato da una croce (ANHK)

  • assieme a Iside e Osiride, Horo costituisce un membro della trinità egizia.

DALLA RIVOLUZIONE IN PIAZZA A QUELLA IN LIBRERIA

Dopo la rivoluzione delle piazze quella nelle librerie? Se lo stanno chiedendo autori e osservatori attenti del panorama culturale egiziano, attraversato da una ventata di rinnovamento e fermento creativo.

“Bisogna che la letteratura e la società civile ritrovino quel contatto a lungo dimenticato, impoverito da anni di pubblicazioni sottoposte al rigido controllo della censura. Ma è un processo che si sta già verificando. Penso ai numerosi editoriali che Ala al Aswany, un autore di grande successo ma finora tenuto ai margini dal regime, scrive in questi giorni sul quotidiano indipendente ‘Al masry al youm” osserva Fadi, ex-responsabile della casa editrice ‘Al Shorouk’ e oggi “completamente dedicato alla causa della rivoluzione” come precisa alla MISNA.

“Prima, in Egitto, era difficile trovare i suoi libri, come anche quelli di molti altri autori messi all’indice perché non piacevano o erano dichiaratamente contro il governo. Adesso, come per magia, sugli scaffali delle librerie si vedono spuntare titoli prima introvabili e le case editrici hanno già disposto la ristampa di vecchi saggi e pubblicazioni che prima circolavano solo di contrabbando” afferma l’attivista, secondo cui “la massiccia partecipazione di intellettuali e scrittori alla rivoluzione ha finalmente segnato il momento, dell’uscita uscita dalle ‘torri d’avorio’ della letteratura e della condivisione di valori e ideali con la gente del popolo.

Torri d’avorio che non hanno impedito a Nawal el Saadawi, ottantenne scrittrice e attivista per i diritti umani di accamparsi nella piazza Tahrir assieme ai ‘giovani della rivoluzione o ad autori come Magdy el Shafee o lo stesso Al Aswany di pubblicare libri come ‘Metro’, la prima graphic novel egiziana (edita in Italia da ‘Il Sirente’) o ‘Il palazzo Yacoubian’; entrambe opere in cui si descrive con realismo la difficile condizione di vita nell’Egitto dell’era Mubarak.

“C’è tutta una nuova generazione di scrittori e artisti egiziani che non aspetta altro che di far conoscere il suo punto di vista su quello che sta accadendo. La rivoluzione ha portato una ventata d’aria fresca nella realtà finora asfittica della produzione culturale” osserva ancora Fadi. È in questo clima di ottimismo e fermento che nasce la possibilità di tenere la prossima fiera del libro del Cairo proprio in piazza Tahrir, alla fine di marzo. Un evento, a cui partecipano ogni anno migliaia di case editrici e autori con incontri e seminari, nel luogo simbolo del ‘nuovo Egitto’.

UNA FOTO AL GIORNO

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REFERENDUM SABATO 19 MARZO

Si terrà il 19 marzo in Egitto il referendum sulle modifiche alla Costituzione predisposte da un apposito comitato. Lo annuncia un comunicato del Consiglio supremo delle forze armate. Le proposte più significative messe a punto dal comitato di esperti guidati dal giudice Tareq el Bishri riguardano le modalità per la presentazione delle candidature alla carica di capo di stato e la durata del mandato. Secondo le indicazioni del Comitato, il mandato presidenziale si ridurrebbe a quattro anni rinnovabile una sola volta. Il Comitato di esperti ha anche proposto che il presidente designi uno o più vicepresidenti entro 60 giorni dall’assunzione del mandato. Per quanto riguarda lo stato di emergenza, una misura molto contestata dai manifestanti, il Comitato ha proposto che se a decretarlo è il presidente, la decisione debba poi essere esaminata dall’assemblea del popolo entro i successivi sette giorni. Comunque lo stato d’emergenza non può durare oltre sei mesi e un suo eventuale rinnovo richiederebbe un referendum popolare.

ALLARME PER I SITI ARCHEOLOGICI EGIZIANI

PARIGI – «I siti archeologici dell’Egitto sono in pericolo, salviamoli»: è l’appello lanciato oggi a Parigi dall’Unesco, che ha chiesto «la mobilitazione internazionale» perché gli oggetti rubati sui siti non entrino nel mercato dell’arte.

«Riceviamo informazioni allarmanti dall’Egitto sui diversi siti archeologici ed il museo del Cairo. Siamo molto preoccupati», ha detto Irina Bokova, direttrice generale dell’organizzazione delle Nazioni Unite che ha sede a Parigi, dove si è tenuta oggi una riunione sui 40 anni della Convenzione per la lotta contro il traffico illegale delle opere d’arte.

L’Unesco aveva già lanciato un appello di questo tipo all’inizio del mese di febbraio, dopo che alcuni furti erano stati registrati al museo del Cairo. Le nuove preoccupazioni dell’Unesco derivano dal rischio costante di saccheggi sui siti storici. «Abbiamo bisogno di una mobilitazione internazionale», ha detto la Bokova, per evitare che gli oggetti rubati entrino sul mercato dell’arte. La direttrice dell’Unesco ha anche annunciato di aver scritto alle autorità egiziane la settimana scorsa al fine di «prendere misure concrete per proteggere i siti».

APERTE LE ISCRIZIONI AL PHARAONS RALLY 2011

Il Rally dei Faraoni affonda le sue radici nel lontano 1982, anno nel quale tre grandi piloti, Jacky Ickx, Vincenzo Lancia e Daniele Cotto, si conoscono e stringono una forte amicizia. Da qui nasce la loro idea nel 1998 di rilevare l’organizzazione della gara, per creare una manifestazione che coniughi performance, natura allo stato puro e la creazione di stretti legami tra i piloti. Dal 2000 infatti la gara viene inserita nel Campionato del Mondo FIM dei Rallyes Tout Terrain. Dal 2005 invece, pur cambiando il proprio nome in Pharaons International Cross Country Rally, la gara viene inserita nella Coppa del Mondo FIA.
JVD, la società fondata appunto dai tre grandi piloti, è in realtà una grande famiglia appassionata di rally e deserto, e proprio per portare competenze specifiche sempre maggiori, si avvale ora di nuovi esperti di deserto, ingaggiati a livello internazionale proprio per permettere anche alla gara stessa di assumere contorni sempre più globali.
Con queste premesse, partono infatti le iscrizioni per il Rally del 2011 che si terrà nella settimana compresa fra il 1 ed il 9 ottobre. Da quest’anno JVD permette anche l’iscrizione online, una novità questa senza dubbio importante in un mondo oramai sempre più orientato alla tecnologia, il che permetterà all’organizzazione di snellire tutti quei processi burocratici che in passato richiedevano più tempo ed energie.
Si può ben dire quindi che la gara diventa ogni anno più coinvolgente, e non manca mai di offrire emozioni sempre uniche ed intense.

Dal sito della manifestazione: www.megamodo.com

Dopo tutti questi anni di lavoro in Egitto, noi in JVD ci sentiamo un po’ egiziani, non tanto nel senso della nazionalità, ma di certo nello spirito. Stiamo infatti vivendo in diretta un momento emozionante anche per noi della storia dell’Egitto moderno. Considerato il ritardo accumulato con il Pharaons ICC Rally 2011, abbiamo pensato che è ora di togliere ogni indugio e iniziare il lavoro che permette di offrire ai nostri partecipanti un rally spettacolare in Egitto, come abbiamo sempre fatto.
Abbiamo quindi aperto le iscrizioni e siamo contenti di confermare le date del Pharaons ICC Rally nella settimana dal 1 al 9 ottobre 2011. Nel frattempo abbiamo messo online la nuova versione del sito internet http://www.pharaonsrally.com che si arricchirà nelle prossime settimane con tutte le informazioni sul Pharaons 2011.La più importante novità è l’iscrizione online, che permetterà di snellire tutte le procedure di partecipazione al rally più atteso.

UNA BELLA MOSTRA FOTOGRAFICA A BARI

La libertà, lo sviluppo, la povertà e la tradizione. Alle aspirazioni dei popoli del nord Africa è dedicata la mostra “Egypt pixel society” del fotografo José Carlos Bellantuono che resterà aperta nel Palazzo Sagges  di Barifino al 31 marzo. “Il progetto – ha spiegato l’artista – è stato portato avanti dal 2009. Ricordo di aver percepito l’avanzarsi di un movimento molto evidente dilagante tra gli strati della borghesia e tra i ceti più colti. Ho pensato di riprodurre nelle immagini questa esigenza, traducendola in arte concettuale. Sono nati così questi frammenti che non rappresentano l’intera realtà, ma che presentano tuttavia dei segni che possono essere oggetto di interpretazione. Molte riprese fotografiche sono state realizzate nella città vecchia di El Quezer, in Egitto, sul Mar Rosso. Per i supporti delle foto ho scelto materiali riciclati e un formato che richiamasse l’idea dei manifesti”

 

UNA FOTO AL GIORNO: IL PESCE LEONE

SCIOLTO L’APPARATO DI SICUREZZA EGIZIANO

(ANSA) – IL CAIRO, 15 MAR – Il ministro dell’interno egiziano ha deciso di sciogliere l’apparato della Sicurezza dello Stato, fortemente avversato dai manifestanti e dai sostenitori della rivoluzione. Sara’ creato un nuovo servizio di sicurezza nazionale. Il ministro dell’Interno Mansur Essawi ha deciso di sostituirlo con una nuova struttura che si occupi di antiterrorismo, senza entrare nella vita quotidiana dei cittadini, nel rispetto dei diritti dell’uomo e delle sue liberta’.

LA SALSICCIA DA ZIO SEBA

Non ho ancora avuto il tempo di parlarti del nuovissimo locale che Zio Seba ha aperto a Delta Sharm

Per ora ti basti sapere che sabato 19 marzo, dalle 20:30 alle 23:30, da Zio Seba di Old Market (guardando la Metro sulla terrazza alla tua sinistra!)

BRACIOLATA + SALSICCIA + WURSTEL ALLA GRIGLIA…………….

PUOI MANGIARE FIN CHE VUOI SENZA LIMITI…..
+ 1 BIBITA COMPRESA O BIRRA….
+ DOLCETTO
+ CAFFE` 

LE 110………
SOLO SU PRENOTAZIONE allo +2 0107670462

Ripeto a scanso di equivoci, la grigliata non è al Delta Sharm, è a Old Market!!!

 

I CUCCIOLI DI SHARM HANNO BISOGNO DEL TUO AIUTO!

Il canile di Roisset preso in gestione dai volontari

Da qualche settimana Marika, la titolare di Roma Antica, insieme ad altri volontari, hanno deciso di cominciare a gestire un canile. I cani in Egitto non godono della considerazione di cui godono in Europa e in Occidente in generale. Innanzi tutto gli egiziani in generale hanno una paura maledetta dei cani sopra i 20 kili, in secondo luogo i musulmani considerano il cane un animale impuro da cui non essere neppure sfiorato. Credenze religiose a parte, il problema è che in Sinai la popolazione di cani randagi è in costante aumento e in qualche modo si deve pertanto intervenire per arginare il fenomeno.

L’idea che sta dietro all’associazione è semplice ma purtroppo necessita di fondi. Innanzi tutto provvedere a far sterilizzare quante più femmine randage possibile per evitare l’aumento sconsiderato di cuccioli che spesso purtroppo non riescono neppure a sopravvivere. In secondo luogo trovare residenti di Sharm che intendano prendersi cura di un cucciolo togliendolo per sempre dalla strada.

Per quanto un veterinario abbia fatto un prezzo molto scontato all’Associazione, si tratta sempre di soldini che qualcuno deve pur sborsare! E ovviamente, per quanto in queste prime fasi gli associati si sono tassati per avviare il progetto, non è possibile che le cose proseguano in tal modo.

Sono andato a visitare il canile e l’ho trovato pulito e confortevole per i cani. E’ composto da 4 grossi stanzoni dove in caso di bisogno i cani possono essere tenuti separati in modo da evitare zuffe. Tutto attorno alla casetta adibita a canile un cortile dove possono tranquillamente uscire al sole o a fare i bisogni. Un ragazzo egiziano si occupa di mantenere il tutto pulito e i volontari quotidianamente portano il cibo.

 

Una delle tre femminucce adottabili

Cosa puoi fare per aiutarci se vieni in vacanza a Sharm??

Porta oggetti (possibilmente nuovi) da mettere all’asta. Magliette, portafogli (pieni ehehhe) borse, articoli per cucina, regali di Natale non graditi, Libri, DVD, CD, o quanto ti suggerisce la fantasia. Piccoli oggetti che messi in valigia non ti creano problemi di ingombro e di peso. Mensilmente noi organizzeremo un’asta dove i residenti si ritrovano per acquistare quanto disponibile e in tal modo, con un piccolo gesto da parte di tutti si riesce a finanziare il canile. Puoi consegnare gli oggetti da Egittiamo Caffè a Naama Bay o da Roma Antica al Delta Sharm
Se sei in vacanza nella settimana in cui c’è l’asta ovviamente potrai partecipare e dare così il contributo. Ovviamente sul blog troverai di volta in volta le date dell’asta successiva (30 marzo presso Roma Antica al Delta Sharm)

Cosa puoi fare se sei un residente?? Adottare uno dei cuccioli disponibili e ovviamente intervenire all’asta.
Attualmente ci sono 3 femminucce adottabili e presto anche i cucciolini dell’altra foto saranno disponibili. E’ importante che questi cuccioli vengano affidati in quanto per poterne prendere altri e crescerli fino al momento dell’adozione, questi devono essere sistemati!!

Cosa puoi fare per aiutarci se non abiti a Sharm e non hai intenzione di venirci?? CONDIVIDI questo post nella tua bacheca (se non riesci a condividere copia e incolla questo link https://sharmegitto.wordpress.com/2011/03/16/i-cuccioli-di-sharm-hanno-bisogno-del-tuo-aiuto/) in modo che anche i tuoi amici di Facebook possano conoscere l’iniziativa!

La prossima asta si svolgerà
presso Roma Antica (Delta Sharm) alle 21:00 del 30 marzo!

CONDIVIDI!!!!!!

Adottabilli prossimamente!!!

IL FASCINO DELL’EGITTO AD ORVIETO

Una grande mostra sull’Egitto sarà allestita dal 12 marzo al 2 ottobre a Orvieto. La organizzano e propongono congiuntamente la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto nelle loro due sedi, una affacciata e l’altra in prossimità della piazza che accoglie il celebre Duomo della città umbra.
Va subito chiarito che non si tratta di una ulteriore tappa di una “mostra di giro”. Riunirà circa 250 reperti – molti davvero di grande importanza – concessi da una quindicina di musei e istituzioni culturali italiane.
Il sottotitolo evidenzia chiaramente il taglio che gli studiosi hanno voluto imprimere a questa ampia, importante rassegna: “Il ruolo dell’Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell’antico Egitto”, ovvero ciò che gli egittologi partiti dal nostro Paese hanno saputo fare intorno alle sponde del Nilo, lì attratti dallo spirito d’avventura, talvolta dalla sete di facili guadagni, molte altre dall’obiettivo di approfondire le conoscenze sull’antica Terra dei Faraoni.

“Il fascino dell’Egitto”, richiamato dal titolo della mostra, attraversa almeno tremila anni di storia dell’umanità. Dalla terra d’Egitto vennero tratte idee culturali, culti, divinità, usi e costumi; poi, quasi a voler catturare il senso di mistero e di eternità di quella magica civiltà, vennero asportate le testimonianze materiali: fossero i grandi obelischi che raggiunsero Roma, o ciò che veniva trafugato dalle tombe. Un fascino che dall’antichità contagiò il Medio Evo e incantò il Rinascimento quando principi e intellettuali si contendevano reperti considerati molto più che semplici curiosità archeologiche.
Ma è alla fine del Settecento e soprattutto durante l’Ottocento che oasi e sabbie d’Egitto vengono battute palmo a palmo da europei, e tra loro molti gli italiani, alla ricerca di quanto sopravviveva di una epoca trascurata dalla dominazione turca.
L’egittologia moderna ha una precisa data di nascita, l’anno 1822, quando Jean-François Champollion decifra, grazie alla stele di Rosetta, la scrittura geroglifica. Con lui, in una spedizione congiunta franco-toscana che percorse l’Egitto (1828-1829), c’era l’italiano Ippolito Rossellini.

Il catalogo della mostra

In realtà, come la mostra documenta, protagonisti di una “corsa all’Egitto” furono uomini che al fascino dei Faraoni univano spesso quello del commercio antiquario. Due di loro hanno creato le basi per altrettanti musei. Giovanni Battista Belzoni, padovano, il primo ad entrare nella piramide di Chefren e nel tempio rupestre di Ramesse II ad Abu Simbel, trovò l’ingresso di sontuose tombe nella Valle dei Re e mise insieme, per il suo committente Henry Salt, il nucleo fondante della collezione egizia del British Museum, senza dimenticare la sua città cui legò alcuni importanti reperti. Il secondo, Bernardino Drovetti, piemontese, console di Francia in Egitto, riunì una collezione non meno vasta che venduta ai Savoia, è oggi il nucleo fondante di un altro museo, l’Egizio di Torino.
Due storie tra tante di un’epoca che vide italiani protagonisti in Egitto. Il percorso espositivo di storie curiose ne presenta molte. Come quella di Luigi Vassalli, pittore e intellettuale milanese, che la passione politica e il ruolo di patriota risorgimentale portò in Egitto dove esule divenne un collaboratore di Auguste Mariette e un valente egittologo nell’ambito del Servizio di Antichità egiziano come ispettore agli scavi. A lui si devono numerose iniziative nel campo della nascente egittologia italiana e una breve direzione della collezione egizia del Museo Archeologico di Napoli.
Ma anche Carlo Vidua e Giuseppe Acerbi che dell’egittologia italiana rappresentano personaggi di rilievo. Ma è sulla figura di Ernesto Schiapparelli che “Il fascino dell’Egitto” si sofferma in modo più ampio. Schiapparelli scoprì la Tomba di Nefertari e la sepoltura di Kha, l’architetto reale, quest’ultima perfettamente conservata, prima di essere direttore del Museo Egizio di Firenze e poi di quello di Torino.
I numerosi spunti offerti dai materiali esposti permetteranno inoltre di affrontare in modo esaustivo alcuni aspetti della vita quotidiana nell’antico Egitto, di approfondire temi affascinanti come la conservazione di materiali delicati quali le stoffe, e di analizzare le informazioni che i ricercatori contemporanei possono trarre dalle analisi diagnostiche più all’avanguardia.

Ho già parlato della mostra di Orvieto in questo blog. Se ti fosse sfuggito l’articolo, clicca qui

Sevuoi visitare il sito ufficiale della mostra clicca qui: www.ilfascinodellegitto.it

L’egittologa Elvira D’Amicone, della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie di Torino. ci parla della mostra sull’Antico Egitto appena iniziata ad Orvieto

 

IL SETTORE FIERISTICO EGIZIANO

Molte manifestazioni fieristiche egiziane hanno modificato le date di programmazione. Per chi fosse interessato a visitare manifestazioni del calendario egiziano, ritengo utile fare un riepilogo

Nel clima di ripresa delle attività economiche dopo la Crisi scoppiata in Egitto il 25 gennaio 2011 che ha portato alle dimissioni del Presidente della Repubblica l’11 febbraio e all’insediamento di un Nuovo Governo il 9 marzo, il Programma delle Fiere internazionali ha subito delle variazioni con manifestazioni annullate, posticipate o rinviate a date da confermare.

In particolare l’attività fieristica del Paese e’ ripartita da questo inizio di marzo, ad eccezione della 44^ edizione della Fiera Campionaria del Cairo del 17-26 marzo che e’ stata annullata. Un’altra cancellazione ha riguardato perché troppo a ridosso degli eventi di Crisi la 43^ edizione della “Cairo International Fair for Books” fissata dal 26 gennaio al 6 febbraio e poi posticipata, senza successo, al 29 gennaio-8 febbraio. A febbraio il Sistema Fieristico egiziano rimane fermo e mentre la 27^ edizione del “Defilé Kids (Summer) International Kids Fashion Exhibition” prevista dal 12 al 14 febbraio viene posticipata al 4-6 marzo, 4 fiere sono addirittura rinviate a date da confermare ed in particolare la “Windorex Middle East” del settore infissi, del 12-14 febbraio; la “Host 2011” del settore forniture per alberghi e attrezzature per la ristorazione del 14-17 febbraio; la “The Metal and Steel 2011”, del settore prodotti in acciaio, tubi e semilavorati, macchine e tecnologie per l’industria moderna del 26-28 febbraio e la “Amex 2011” del settore alluminio del 26-28 febbraio. Diversamente si presenta la situazione in questo inizio del mese di marzo che proprio a conferma della vitalità di ripresa del sistema produttivo e commerciale del Paese, ha permesso di realizzare già due manifestazioni specializzate, quali la “Middle East Coating Show” dall’1 al 4 marzo ed il “Defilé d’Egypte (Summer) – 27° Cairo International Fashion Exhibition” dal 4 al 6 marzo che oltre alle previste Collezioni donna ed uomo ha incluso anche quelle dei bambini, pur se alla presenza di un numero ridotto sia di espositori che di visitatori. Rimane in Programma la “Cairo Fashion Textile International Exhibition (Summer)” dal 31 marzo al 3 aprile ma e’ posticipata al 14-17 luglio la fiera “Food Tech”, delle tecnologie dell’industria alimentare, originariamente prevista per il 31 marzo-3 aprile. Risultano, invece, rinviate a date da confermare le manifestazioni del mese di aprile, la “Fasteners and Machines Supplies” del settore ancoraggi e sistemi di chiusura e relativi macchinari, del 15-17 aprile; la “Tecnoprint Expo 2011” del settore del printing and packaging del 15-19 aprile; la “Inter Office Egypt” del settore mobili per Ufficio, del 19-22 aprile; la “Next Move” del settore immobiliare del 27-30 aprile e la “Egypt Vet” del settore medicina veterinaria e relativi prodotti del 28-30 aprile. L’operatività del Sistema Fieristico egiziano riprende “quasi totalmente” nel mese di maggio e non ci saranno variazioni per le manifestazioni riconfermate della “Acquatech” per il trattamento acqua e della “Egymedica” delle attrezzature per il settore medicale, ambedue del 4-6 maggio, della “Intergas” del settore petrolifero del 10-12 maggio, della “CASA” per l’arredamento abitativo del 17-20 maggio e della “Interclima Tech” per la climatizzazione del 25-27 maggio. Fanno eccezione alcune fiere posticipate quali “Wood World”, del settore attrezzature macchinari per la lavorazione del legno, rinviata dal 10-12 maggio al 14-17 luglio; “Host 2011” delle forniture alberghiere ed attrezzature per la ristorazione, rinviata dal 16-19 maggio a novembre e “Macchina 2011” delle macchine agricole, rinviata dal 24-27 maggio al 23-26 ottobre.

MSC CROCIERE EVITA ALESSANDRIA

Msc Crociere fa sapere che, a “causa dei recenti disordini verificatisi in Tunisia ed Egitto, ha cancellato gli scali previsti ad Alessandria e Tunisi. La decisione – precisa la compagnia – è stata presa per garantire ai passeggeri la possibilità di trascorrere le vacanze a bordo delle navi della compagnia in piena serenità. Nel dettaglio quindi, per tutte quelle crociere del 2011 di Msc Magnifica, Splendida, Musica, Orchestra e Melody che prevedevano uno scalo ad Alessandria, l’itinerario è stato modificato con mete ugualmente suggestive in Grecia e Turchia

Decisione assolutamente criticabile visto che tutti i tour operator hanno ripreso con regolarità la programmazione sull’Egitto!

 

L’EGITTO E’ PIU’ RICCO, MA GLI EGIZIANI PIU’ POVERI

Una interessante analisi della situazione economica in Egitto, tratto dal sito AGORAVOX

Sotto Mubarak il PIL egiziano ha registrato una crescita media del 5% annuo, ma il reddito pro capite della popolazione ha seguito una tendenza opposta. Colpa dell’esplosione demografica e delle scarse politiche di sostegno dell’ex presidente. Risultato? Gli egiziani sono più poveri oggi che nel 1911.

L'Egitto di oggi è più ricco di cento anni fa. E gli egiziani più poveri

1. È opinione comune che il mero scorrere lineare del tempo, pur tra alti e bassi, comporti necessariamente il progresso di una nazione. In altre parole, siamo convinti che a lungo andare la crescita di un Paese si traduca sia pur in minima parte in un miglioramento delle condizioni di vita della sua gente.

Al contrario, non sempre alla ricchezza di uno Stato si accompagna a quella del suo popolo, e al riguardo il caso dell’Egitto è emblematico.

La folla oceanica di Piazza Tahrir, esasperata dal senso di disagio per una situazione di vita non più sostenibile, è la punta dell’iceberg della precarietà socioeconomica che il Paese dei faraoni è costretto ad affrontare da decenni. Perché se da un lato l’Egitto di oggi è infinitamente più ricco rispetto ad un secolo fa, dall’altro gli egiziani di oggi sono più poveri di quelli di cento anni fa.

2. Esaminando i dati del Fondo monetario internazionale, si scopre che l’Egitto, alla faccia della crisi, ha avuto una crescita del 4,7% nel 2009, del 5,3% e del 5,5% prevista per il 2011. Scorrendo più indietro, notiamo che negli ultimi trent’anni, ossia durante la lunga presidenza-regno di Mubarak la crescita media del PIL si è sostanzialmente mantenuta sugli stessi livelli. Davvero niente male per un Paese considerato del Terzo mondo.

Ma allora perché la gente piange miseria?

La ricchezza di una nazione, cioè il suo PIL, più che in termini assoluti va considerata a livelli relativi, cioè pro capite. Se nel 1981 la popolazione egiziana ammontava a 44 milioni di abitanti, oggi è di fatto raddoppiata, attestandosi sugli 80. Un aumento medio del 2% annuo che ridimensiona la crescita del PIL al 3%. La stessa percentuale che misura la superficie abitabile del Paese. Sebbene si estenda per un milione di kmq, solo il 3% delle sue terre è realmente “calpestabile”. In pratica 80 milioni di persone vivono strette in 30.000 kmq, poco più della Sicilia. Una densità tra le più alte del pianeta.

Nel 1911, all’epoca del protettorato britannico, la popolazione sfiorava appena i 12 milioni. Il governatore Lord Cromer, che lo amministrò dal 1884 al 1907, lo descriveva nelle sue lettere come un paese moderno, industrializzato, collegato ai mercati esteri e con un settore agricolo in grado di assicurare il sostentamento di tutto il Paese. Il suo PIL pro capite si attestava al 19° posto nel mondo.

Il Re Farouk e la Regina Farida

Uno standard mantenuto più o meno fino al 1936, all’avvento di re Farouk. Sotto la monarchia l’Egitto mantenne un’amministrazione efficiente, ma l’aumento della popolazione contribuì a ridimensionare il tenore di vita degli egiziani, i quali alla morte del re, nel 1952, erano decisamente meno abbienti rispetto a quarant’anni prima.

Le cose peggiorarono sotto la presidenza di Gamal Abdel Nasser, il cui programma socialista sottrasse ingenti risorse a quello che noi oggi definiamo il welfare per destinarle all’industria pesante, tanto che nel 1970 il PIL pro capite si era dimezzato rispetto a diciotto anni prima. Le riforme economiche di Sadat, volte ad invertire la tendenza, hanno invece addirittura peggiorato la situazione.

L’avvento di Mubarak ha segnato la rinascita dell’economia egiziana. L’apertura al turismo ha consentito l’ingresso di una marea di denaro nel Paese, divenendo presto la prima voce di bilancio del Cairo. Sfortunatamente, la gente non ha beneficiato che delle briciole.

3. Oggi l’Egitto, con un reddito pro capite pari a circa 6200 dollari, è al 136° posto nel mondo. La diga di Assuan, salutata come l’opera che avrebbe traghettato l’Egitto dal Medioevo al Duemila, ha negli anni portato più danni che benefici. La progressiva salinizzazione delle acque del Nilo e la mancanza del prezioso limo e fertilizzare le terre hanno messo in ginocchio l’agricoltura. produzione di cereali è crollata. Al contrario di una popolazione che non ha mai smesso di incrementarsi.

Per tremila anni l’Egitto è stato il granaio del mondo; oggi invece è il secondo importatore di grano del pianeta. Il Paese importa oltre la metà dei suoi alimenti base e in parte questo spiega gli elevati rincari.

Laddove il deficit alimentare è più marcato, le importazioni possono raggiungere costi insostenibili, se rapportati al reddito pro capite. Sempre il rapporto del FMI del 2010 illustra che i prezzi al consumo in Egitto sono cresciuti del 16,2 nel 2009, dell’11,7% nel 2010 e si prevede un ulteriore aumento del 10% nel 2011. Sono stati soprattutto i generi di prima necessità a rincarare: stando ai dati della FAO, il grano è aumentato del 110%, il mais dell’87%, la soia del 59% e lo zucchero del 29%. In un Paese dove circa l’80 % del reddito familiare è riservato all’acquisto di generi alimentari tali aumenti hanno avuto effetti disastrosi.

In 60 anni (dal 1950 al 2010) la popolazione dell'egitto è quadruplicata passando da 20 a 80 milioni!!

La sfiducia degli investitori, dato l’alto rischio Paese, ha già portato ad una corsa alle vendite dei titoli: la Borsa del Cairo ne ha già pagato le conseguenze. Un Paese in cui la popolazione aumenta in misura incontrollata è instrinsecamente instabile, e perciò  comporta un rischio per chi decide di investirvi. Ponendo un ulteriore freno alle possibilità di ripresa a breve termine.

4. L’errore di Mubarak è stato quello di incentivare i settori orientati all’estero, in primis l’energetico e il turismo, trascurando le spese in infrastrutture, abitazioni o scuole, per mantenere l’efficienza del Paese al passo con la crescita delle bocche da sfamare. È questa la colpa che il popolo di Piazza Tahrir non gli ha perdonato. La pressione demografica, se non affrontata attraverso oculate politiche di controllo e sviluppo, può ridurre allo stremo qualsiasi Paese, nonostante le sue risorse.

“I governi [del Medio Oriente] devono concentrarsi molto di più sulla crescita interna e fornire un sostegno mirato alle famiglie più povere,” ha dichiarato Masood Ahmed, direttore del Dipartimento del FMI per il Medio Oriente e Asia Centrale, in una recente conferenza sul tema delle rivolte nel mondo arabo. “Per rispettare il vincolo di bilancio senza necessariamente ridurre le spese importanti (come per le infrastrutture), è importante migliorare e ammodernare le reti di sicurezza esistenti per renderle al tempo stesso ben stabili e durevoli. Così, le persone bisognose potrebbe ricevere benefici ma a costi fiscali ridotti”, ha aggiunto.

Belle parole, si dirà. L’Occidente non ha mai mostrato troppo interesse per la stabilità economica e sociale dell’altra sponda del Mediterraneo, dove si trova il 57 % delle risorse mondiali di idrocarburi. Eravamo troppo impegnati a soddisfare la nostra sete di petrolio per preoccuparci della fame di chi si trova sull’altra sponda del Mediterraneo.

Dal grafico si evince come mentre la produzione di petrolio sta calando, il consumo interno sta aumentando. A breve il petrolio non fornirà alcun introito all'Egitto

 

 

L’ESERCITO RICOSTRUIRA’ LA CHIESA DEI CRISTIANI COPTI

FONTE: ASIANEWS

Il Cairo (AsiaNews) – L’esercito egiziano inizia la ricostruzione della chiesa copta di S. Mina e San Giorgio di Soul, incendiata dai musulmani lo scorso 5 marzo. E’ quanto affermano, fonti di AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza. La fonte sottolinea che i lavori sono iniziati oggi e saranno a carico del governo.

“La chiesa – afferma la fonte – verrà costruita sullo stesso luogo e con le stesse dimensioni della precedente, nonostante l’opposizione dei radicali islamici”. La comunità copta ha accolto con favore la notizia, ma ha annunciato che continuerà a manifestare davanti alla sede della Tv egiziana per chiedere uguali diritti per i cristiani, a tutt’oggi negati dalla costituzione egiziana.

“La ricostruzione della chiesa è un segno di buona volontà da parte dei militari”, continua la fonte. “In questi giorni anche una delegazione dell’Università di al–Azhar ha incontrato i cristiani del villaggio di Soul per comunicare la propria vicinanza”.

Dopo l’incendio della chiesa copta di San Mina e San Giorgio a Soul (30 km a sud del Cairo), nella capitale sono avvenuti scontri tra copti e musulmani costati 13 morti e oltre 50 feriti. Lo scorso 11 marzo, centinaia di cristiani copti e musulmani  con in mano i simboli di croce e mezzaluna si sono radunati in piazza Tahrir per ribadire l’unità interconfessionale del popolo egiziano.

Secondo la fonte, al Cairo vi è un clima positivo e non vi sono notizie di nuovi scontri tra cristiani e musulmani, ma resta la paura dell’estremismo islamico. “I Fratelli musulmani – aggiunge –  sono l’unico gruppo organizzato e armato presente nel Paese. Nonostante le divisioni interne essi saranno uniti nel portare avanti le idee dell’islam radicale alle prossime elezioni parlamentari”. (S.C.)